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“Se Parli, Ti Sotterro Come Saman Abbas”: Stiamo Importando la Sharia, Azzeriamo l’Immigrazione Islamica

“Se parli, ti sotterro come Saman Abbas.” Queste parole agghiaccianti, pronunciate da un marito pakistano alla moglie segregata e picchiata, sono un pugno nello stomaco per chiunque creda nella libertà e nella dignità umana. La vicenda, emersa grazie alla disperata richiesta di aiuto di una conoscente, squarcia il velo su una realtà che non possiamo più ignorare: l’Italia sta importando la sharia, un sistema di oppressione incompatibile con i nostri valori. La vittima, una donna pakistana, ha vissuto un inferno di violenze fisiche e psicologiche, rinchiusa in casa, umiliata, minacciata di morte con il riferimento a Saman Abbas, la 18enne uccisa e sepolta a Novellara nel 2021 dalla sua stessa famiglia per aver rifiutato un matrimonio combinato e scelto una vita libera.

La storia di questa donna non è un caso isolato, ma il riflesso di un fenomeno che si ripete con allarmante frequenza. Saman, il cui nome è diventato un simbolo di resistenza e tragedia, è stata “condannata” dai suoi familiari per aver osato ribellarsi a tradizioni patriarcali e oscurantiste. La donna pakistana di oggi, come Saman, è vittima di una cultura che considera le donne proprietà, oggetti da controllare e punire. Le percosse, le minacce, la segregazione non sono “errori” di individui, ma il frutto di un’ideologia che giustifica la violenza in nome dell’onore e della religione. E noi, con un’immigrazione islamica fuori controllo, stiamo permettendo che questa mentalità si radichi nelle nostre città.

La risposta della giustizia è un insulto: per il marito violento, nonostante la richiesta di arresto, è stato disposto solo l’allontanamento. Un uomo che minaccia di “sotterrare” la moglie come Saman Abbas dovrebbe essere in carcere, o meglio ancora espulso immediatamente. Ma il problema va oltre il singolo caso. Ogni volta che accogliamo persone che rifiutano i nostri principi di uguaglianza e libertà, stiamo piantando i semi della sharia. Moschee abusive, matrimoni forzati, donne velate e segregate, proclami anti-occidentali: non sono “folklore”, sono segnali di una colonizzazione culturale che rischia di travolgerci.

Non possiamo più nasconderci dietro il buonismo. L’Italia non è un laboratorio per esperimenti multiculturali falliti. La sharia, con le sue regole oppressive, non ha posto in una società che crede nei diritti umani. Per questo, serve una misura radicale: l’azzeramento totale dell’immigrazione islamica regolare. Non si tratta di chiudere le porte a chi cerca rifugio, ma di fermare l’ingresso di chi porta con sé valori che giustificano segregazione, violenza e sottomissione. Chiunque arrivi deve accettare, senza compromessi, la nostra Costituzione e i nostri principi. Chi li viola, come il marito di questa donna o la famiglia di Saman, deve essere espulso senza esitazione.

La vicenda di questa donna pakistana è un grido d’allarme. Ogni giorno che passa senza un’azione decisa, rischiamo di perdere un pezzo della nostra identità. Saman Abbas è morta per la libertà, ma il suo sacrificio non può essere vano. Fermiamo l’importazione della sharia, chiudiamo i rubinetti dell’immigrazione islamica, proteggiamo le nostre donne e il nostro futuro. Non c’è più tempo per l’ingenuità: o reagiamo ora, o l’Italia diventerà un luogo dove “ti sotterro come Saman” sarà la norma, non l’eccezione.