ROM uccide islamico in moschea a Parigi: necrofilo
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AGGIORNAMENTO:
Il giovane, nato a Lione in una numerosa famiglia di cultura rom bosniaca, viveva da due anni nella regione di Alès. Descritto da una fonte vicina alle indagini come piuttosto isolato socialmente, disoccupato e dipendente dai videogiochi, ai quali dedicava la maggior parte del suo tempo, fino ad allora aveva vissuto grazie alla RSA. Secondo una fonte vicina al caso, l’uomo avrebbe lasciato messaggi inquietanti sui social media, in cui esprimeva il suo desiderio di violentare o scarificare i cadaveri. Ma finora gli inquirenti non hanno trovato pubblicazioni razziali o contro i musulmani.
Secondo le dichiarazioni rilasciate dal suo avvocato italiano, Giovanni Salvietti, citate dall’AFP, l’aggressore, interrogato domenica sera dagli agenti di polizia italiani, è apparso “molto silenzioso, taciturno, riservato”. Secondo quanto riferito, il sospettato ha affermato di essere stato spinto da un impulso morboso e di aver “ucciso la prima persona che ha trovato” questa mattina. Una versione che lascia ancora molti elementi oscuri, a partire dalle motivazioni per cui l’aggressore, non musulmano, si è introdotto in questa piccola moschea, isolata da tutto e lontana dal centro cittadino, nelle prime ore di venerdì mattina, in possesso di un coltello a lama lunga.
Dopo decine di stragi islamiste, una delle prime reazioni. Le società multiculturali non possono sopravvivere a se stesse. https://voxnews.org/2025/04/27/uccide-islamico-in-moschea-a-parigi-per-vendetta-contro-stragi-islamiche/
PARIGI – Omicidio in moschea rivela il fallimento del multiculturalismo: Mélenchon taceva sulle stragi islamiche
A nudo le insanabili divisioni di una società multiculturale al collasso. Venerdì mattina, nella moschea Khadidja di Grand-Combe, a 50 km da Nîmes, Olivier, un immigrato cristiano di origine bosniaca, ha massacrato a coltellate Aboubakar, un fedele musulmano di 24 anni originario del Mali. Ripreso dalle telecamere, l’assassino ha inflitto 40-50 colpi con glaciale determinazione, insultando Allah e filmando l’agonia della vittima, prima di dichiarare: «Mi arresteranno, questo è certo».

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L’attacco, avvenuto alle 8:30, sembra premeditato. Aboubakar, integrato in Francia sin dall’infanzia, stava preparando la moschea per la preghiera del venerdì. Olivier, 20 anni, disoccupato, nato a Lione in una famiglia cristiana bosniaca, non conosceva la vittima. Le telecamere mostrano i due parlare prima che l’assassino, con freddezza, estraesse il coltello, colpendo Aboubakar durante la preghiera. «L’ho fatto… il tuo Allah di m…», ha detto, in un gesto che il procuratore Abdelkrim Grini definisce un possibile «atto razzista o islamofobico».
Hanno anche i procuratori islamici che decidono se uno è o meno islamofobo.
Questo omicidio, che inverte la dinamica di tante stragi islamiche contro cristiani, evidenzia l’ipocrisia di certa politica. Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra radicale, ha subito chiamato a manifestare contro l’islamofobia in place de la République, denunciando l’omicidio come frutto di «incitamento all’odio». Eppure, dopo le decine di attacchi islamisti contro cristiani – dalle decapitazioni nelle chiese agli attentati in luoghi pubblici – Mélenchon non ha mai chiesto cortei contro l’islam, preferendo il silenzio o appelli generici alla pace. Questa doppia morale sottolinea come il multiculturalismo, lungi dall’unire, alimenti tensioni e intolleranze reciproche.
La società multiculturale, celebrata come ideale, si rivela un campo minato di rancori e violenze. Mentre il premier François Bayrou promette giustizia e la caccia all’uomo continua, resta una domanda: può una società così divisa sopravvivere a se stessa? No.
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