Assassino in permesso premio accoltella collega in hotel, donna sparita

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By V maggio 10, 2025 19:09

Assassino in permesso premio accoltella collega in hotel, donna sparita

Un assassino condannato che lavora in un hotel. Lo Stato italiano è completamente controllato da folli patentati.

L’accoltellamento, l’evasione e il giallo della collega scomparsa: cosa è successo a Milano

Milano, 10 maggio 2025 – Un episodio di cronaca nera ha trasformato una normale giornata di lavoro in un incubo, scuotendo la città. Emanuele De Maria, 35 anni, detenuto del carcere di Bollate e condannato per l’omicidio di una prostituta nel 2016 a Castel Volturno, ha accoltellato un collega fuori dall’Hotel Berna, in via Napo Torriani, vicino alla stazione Centrale. Non solo: dopo il gesto, l’uomo è fuggito, violando l’obbligo di rientro in carcere, ed è ora ricercato. A rendere il caso ancora più inquietante, una dipendente dell’hotel, una donna di 51 anni, è scomparsa da ieri pomeriggio, alimentando timori su un possibile collegamento con il fuggitivo.

L’aggressione è avvenuta intorno alle 16:30 di ieri. De Maria, impiegato come receptionist grazie ai permessi giornalieri concessi da Bollate, ha avuto un alterco con un barman di 50 anni, suo collega. La discussione è degenerata in pochi istanti: De Maria ha estratto un coltello e ha colpito l’uomo al collo e al torace con estrema violenza. La vittima, trasportata d’urgenza all’ospedale Niguarda, è in condizioni gravissime. Subito dopo, De Maria è scappato, sfruttando la vicinanza della stazione Centrale per dileguarsi. La polizia sta analizzando telecamere di sicurezza e tracciando possibili spostamenti, ma l’uomo sembra svanito.

Il mistero della collega scomparsa aggiunge angoscia al dramma. La donna, cameriera ai piani, è stata vista per l’ultima volta nel pomeriggio di ieri, poco prima dell’accoltellamento. I colleghi la descrivono come turbata, ma senza segnali evidenti di pericolo. Gli inquirenti non escludono che possa essere coinvolta nella fuga di De Maria, volontariamente o come vittima. Le indagini proseguono a ritmo serrato, ma ogni ora rende più difficile ritrovarla.

Cronaca nera: quando il killer diceva “Il lavoro mi rende libero”

Emanuele De Maria non era un detenuto qualunque. Condannato a 14 anni per un omicidio brutale, motivato da una disputa su una prestazione sessuale, aveva ottenuto i permessi premio grazie alla “buona condotta” e al percorso di reinserimento lavorativo di Bollate. All’Hotel Berna si mostrava cordiale, quasi fiero del suo ruolo di receptionist. “Il lavoro mi rende libero”, ripeteva ai colleghi, una frase che oggi suona come un sinistro avvertimento. Dietro la facciata, però, si celava un uomo capace di violenza estrema, come dimostrano l’omicidio del 2016 e l’attacco di ieri.

Il suo passato solleva domande inquietanti. Come è possibile che un assassino condannato per un crimine così grave fosse libero di lavorare in un hotel di lusso, a contatto con clienti e colleghi? La decisione di concedergli permessi giornalieri si è rivelata un errore tragico, con conseguenze devastanti.
Bollate, il “carcere modello” che produce disastri
Il carcere di Bollate, spesso lodato come esempio di riabilitazione, è di nuovo sotto accusa. Non è la prima volta che detenuti in permesso premio da questa struttura finiscono al centro di gravi episodi. Nel 2014, un condannato per omicidio sparì dopo un permesso. Nel 2017, un altro detenuto, anch’egli omicida, non rientrò dopo una giornata di lavoro esterno. Ora, De Maria, un assassino che ha avuto l’opportunità di colpire ancora, lasciando una scia di sangue e un mistero irrisolto. Questi non sono casi isolati, ma segnali di un sistema che mette a rischio la sicurezza pubblica.

Permessi premio: una scommessa pericolosa

I permessi premio, previsti dall’articolo 30-ter dell’ordinamento penitenziario, mirano a favorire il reinserimento di detenuti che mostrano progressi. Ma per reati gravi come l’omicidio, questa misura diventa una roulette russa. Un rapporto del 1977 indicava che, su 33.775 detenuti in permesso, 940 non rientrarono, di cui 25 erano assassini. Casi più recenti, come quello di Maurizio Minghella, serial killer che uccise mentre era in semilibertà, confermano che il problema persiste. Chi decide se un assassino è “sicuro”? La “buona condotta” in carcere non può giustificare il rischio per la collettività.

Il caso di Milano è la prova di un sistema fallimentare: un uomo con un passato di violenza estrema è stato lasciato libero di lavorare senza adeguati controlli, con risultati catastrofici. Un accoltellamento, un’evasione e una donna scomparsa sono il prezzo di questa leggerezza.

Un appello: stop ai permessi per gli assassini

Basta con i permessi premio per chi ha commesso crimini gravi. La società non può essere un laboratorio per testare il “pentimento” di assassini. Chiediamo al Ministro della Giustizia Nordio e alle autorità penitenziarie di riformare urgentemente il sistema: criteri più severi, controlli rigorosi e l’esclusione totale dei condannati per reati violenti da misure come i permessi premio. La libertà di un criminale non vale la vita di un innocente.

Mentre la polizia dà la caccia a De Maria e cerca la donna scomparsa, Milano vive nell’ansia. Quanti altri drammi dovremo sopportare prima che il sistema cambi? Non possiamo permetterci un altro caso come questo.
Nota dell’autore: Questo articolo si basa sui fatti riportati e su precedenti storici, esprimendo un’opinione ferma contro i permessi premio per reati gravi. La sicurezza dei cittadini deve essere la priorità. Per approfondimenti, consultare le fonti:.

Assassino in permesso premio accoltella collega in hotel, donna sparita ultima modifica: 2025-05-10T19:09:18+00:00 da V
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By V maggio 10, 2025 19:09
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3 Comments

  1. WLMHH8 maggio 10, 22:24

    Permessi premio per assassini, il buonismo ha fatto e fa solo danni.
    Pena di morte, questo ci vuoie per assassini come de maria!

    “Giustizia” ridicola!

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    • lorenzoblu maggio 11, 02:34

      Sto tipo ha accoltellato un egiziano, perciò tutti i tg e i igionalacci danno questa notizia, per me magari ha fatto bene o no?

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      • S.C. maggio 11, 11:21

        Certo se fosse stato il contrario i media tutti zitti. Giornalisti venduti al miglior offerente bello l’ordine dei giornalisti.

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