Sant’Angelo in Vado, un Grido di Dolore: il Razzismo Immaginario e l’Orrore nell’Omicidio di Ismaele Lulli
Sant’Angelo in Vado, 22 maggio 2025 – Dieci anni fa, il sangue di un ragazzo innocente ha macchiato per sempre il bosco di San Martino in Selva Nera, e oggi quel dolore brucia ancora, più vivo che mai. Ismaele Lulli, un 17enne pieno di vita, è stato crocifisso, torturato e sgozzato in un atto di barbarie che ha spezzato il cuore di una comunità e di una madre, Debora Lulli, che non smette di chiedere giustizia. I responsabili, Igli Meta e Marjo Mema, due albanesi condannati all’ergastolo, hanno agito per una gelosia malata, ma al centro di questa tragedia c’è una frase delirante che pesa come un macigno: “Questo è un Paese razzista. Se ci fossero stati due italiani, invece che due albanesi, non sarebbe successo niente.” A pronunciarla è Ambera Saliji, la 19enne macedone che con un SMS ha attirato Ismaele nella trappola mortale, condannata a 5 anni per concorso anomalo in omicidio.
Un tranello fatale
Era il 19 luglio 2015. Ismaele, ignaro, rispose a un messaggio di Ambera, che lo invitava a un incontro alla fermata dell’autobus. Ma Ambera non c’era. Al suo posto, ad attenderlo, c’erano Meta, il suo fidanzato ossessionato dalla gelosia, e Mema, il suo complice. I due lo caricarono in macchina, lo portarono nel bosco, lo legarono a una croce e lo sottoposero a un interrogatorio brutale, costringendolo a confessare una relazione che, secondo Ambera, non era mai esistita. Ma per Meta quelle parole non bastarono: accecato dalla furia, colpì Ismaele con un calcio, un pugno, e poi, con un coltello a serramanico, gli tagliò la gola, quasi decapandolo. Il corpo del ragazzo fu gettato in un dirupo, mentre i due assassini, in un gesto agghiacciante, andarono a fare un bagno nel fiume per lavare via il sangue.
La ferita del razzismo
Ambera Saliji, oggi 29enne, non ha mai mostrato rimorso. Dal balcone di casa sua a Lunano, nel 2015, ha difeso il suo “uomo,” Igli Meta, promettendo di aspettarlo per tutta la vita. Ma le sue parole più dure sono state una delirante accusa all’Italia: “Questo è un Paese razzista. Ho visto su Internet i filmati di come hanno provato a linciare Igli e Marjo mentre li portavano in manette fuori dalla caserma. Se ci fossero stati due italiani, non sarebbe successo niente.” Quelle frasi hanno scatenato un’ondata di rabbia: sui social, gruppi come “Ambera Saliji, ci fai semplicemente schifo” sono esplosi, con migliaia di utenti che l’hanno insultata, alcuni arrivando a minacce xenofobe. Ma il vero dolore è quello di Debora Lulli, che a distanza di anni grida: “Ambera è la più colpevole. Senza il suo messaggio, mio figlio sarebbe vivo.” La madre di Ismaele non ha mai smesso di lottare, e anche la condanna di Saliji a 5 anni, confermata in appello ad Ancona, le sembra troppo poco per il vuoto che le ha strappato il cuore.
Un lutto che non si spegne
A Sant’Angelo in Vado, il ricordo di Ismaele è un coltello che non smette di girare nella piaga. Debora Lulli parla con suo figlio ogni giorno, come se fosse ancora accanto a lei. “Il mio tempo si è fermato a quel giorno,” ha confessato. La sorellina di Ismaele chiede di lui, sognando un fratello che non tornerà mai.
L’accusa di razzismo di Ambera Saliji è un’offesa alla memoria di Ismaele e a tutti gli italiani che chiedono giustizia. Non è il razzismo a uccidere: sono questi immigrati senza scrupoli, che arrivano qui per delinquere, a spezzare famiglie e comunità. Debora Lulli, madre distrutta, lo ha detto chiaro: “Ambera è la più colpevole. Senza il suo messaggio, mio figlio sarebbe vivo.” E mentre lei piange un dolore che non finirà mai, Saliji ha il coraggio di lamentarsi del “razzismo.” Basta! Serve tolleranza zero: carcere duro per chi commette reati, espulsioni immediate per i clandestini e stop ai ricongiungimenti familiari, che importano solo altra criminalità. Sant’Angelo in Vado non dimenticherà mai Ismaele, e l’Italia non può più permettersi di essere il paradiso dei delinquenti stranieri. Riprendiamoci la nostra sicurezza, riprendiamoci la nostra dignità!
E’ gente che ancora adesso si netta le terga con le mani, cosa vi aspettate, importandoli, di vendergli la carta igienica e fargli cantare “bella ciao”?