Donna uccide uomo con coltellata al cuore, Cassazione annulla condanna: “L’ha provocata”
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“Mancato riconoscimento dell'attenuante delle provocazioni”
Nel 2022, dopo aver cenato in un ristorante, Valentina Boscaro accoltellò al cuore il fidanzato Mattia Caruso, uccidendolo.
La Cassazione ha annullato la seconda sentenza di condanna con rinvio alla Corte d'Assise… pic.twitter.com/HdM3yJm8l5
— Francesca Totolo (@fratotolo2) May 30, 2025
La Cassazione e l’ennesima beffa delle toghe: giustizia a senso unico
Ancora una volta, la Cassazione si distingue per una decisione che lascia sgomenti e indignati. La vicenda di Valentina Boscaro, che nel 2022 accoltellò al cuore il fidanzato Mattia Caruso, uccidendolo dopo una cena in un ristorante, è l’ennesimo esempio di una giustizia che sembra piegare le regole a seconda delle convenienze. La Suprema Corte ha infatti annullato la seconda sentenza di condanna, rinviando il caso alla Corte d’Assise d’Appello di Venezia, con l’incredibile motivazione che mancherebbe il riconoscimento delle attenuanti delle provocazioni. Provocazioni? Quali? Una discussione, un litigio, sarebbero sufficienti a giustificare un omicidio così brutale? Questo è un insulto alla memoria della vittima e al senso di giustizia dei cittadini, che vedono le toghe sempre più lontane dalla realtà.
Un doppio standard che grida vendetta
Immaginiamo per un istante che i ruoli fossero invertiti: se fosse stato un uomo a uccidere una donna con un colpo al cuore, il coro di indignazione sarebbe stato assordante. La parola “femminicidio” avrebbe invaso i titoli dei giornali, le piazze si sarebbero riempite di proteste, e le stesse toghe che oggi invocano “attenuanti” avrebbero chiesto condanne esemplari, senza sconti. Invece, in questo caso, la Cassazione sembra voler cercare a tutti i costi una scappatoia per alleggerire la pena di un’assassina. È questo il messaggio che si vuole mandare? Che un omicidio può essere “attenuato” se la vittima, magari, ha alzato la voce o ha detto qualcosa di sbagliato? È una logica pericolosa, che non solo sminuisce la gravità del gesto, ma alimenta un doppio standard intollerabile, dove la giustizia sembra avere un peso diverso a seconda del genere.
Dagli stupratori clandestini agli omicidi: la Cassazione contro il buonsenso
Non è la prima volta che la Cassazione si rende protagonista di decisioni che fanno infuriare. Recentemente, ha impedito le espulsioni in Albania di stupratori clandestini, dimostrando una preoccupante indulgenza verso chi commette reati gravissimi. E ora, con questa sentenza su Valentina Boscaro, si conferma un orientamento che pare più attento a trovare cavilli legali che a garantire giustizia. La richiesta di pene severe per i reati più gravi, come gli omicidi o gli stupri, sembra essere ignorata in nome di un garantismo che protegge i colpevoli e lascia le vittime senza voce. La Corte, invece di rappresentare un baluardo di equità, si trasforma in un simbolo di un sistema giudiziario che troppo spesso si piega a logiche incomprensibili.
Basta con le toghe che tradiscono la giustizia
È ora di dire basta. I cittadini sono stanchi di vedere la giustizia ridotta a un gioco di tecnicismi, dove le attenuanti diventano un passe-partout per chi commette crimini efferati. La decisione della Cassazione nel caso Boscaro non è solo un errore, è un affronto a chi crede ancora in un sistema giudiziario che dovrebbe punire i colpevoli e proteggere le vittime. Se un omicidio al cuore può essere “attenuato” per vaghe “provocazioni”, allora il concetto stesso di giustizia perde significato. Chiediamo una riforma seria del sistema, toghe che rispondano del loro operato e un ritorno al buonsenso: chi uccide deve pagare, senza sconti e senza scandalose disparità. Mattia Caruso, e tutte le vittime come lui, meritano rispetto, non sentenze che sembrano deriderne la memoria.
Quando chiedi ad un magistrato cosa siano le “attenuanti generiche”, grazie alle quali fanno lo sconto di pena al delinquente, quello ti risponde infastidito che “sono generiche” cioé non ben definite perchè in realtà non sa cosa siano.
E non dimentichiamo che ai concorsi per sostituti procuratore si presentano in 3.000 per 50 posti ma l’esame lo passano in 2 o per lacune grammaticali (non sanno articolare una frase di senso compiuto) o per lacune sulla Giurisprudenza (non hanno studiato)
Poi fanno carriera…