Italiano ucciso a coltellate da clandestino, aveva già picchiato due vigili
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Un’altra vittima di chi non fa il proprio dovere. Una bimba di quattro anni rimane senza il papà perché un clandestino africano non è stato espulso quando doveva esserlo: lo Stato fa schifo.

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Basta con l’immigrazione selvaggia e le toghe complici: Catania piange un padre ucciso da un clandestino!
Catania, 31 maggio 2025 – Un uomo di 30 anni, padre di una bimba di appena 4 mesi, dipendente della rinomata pasticceria Quaranta, è stato brutalmente assassinato a coltellate in pieno giorno, in piazza Mancini Battaglia, nel cuore del borgo marinaro di Ognina. Il suo carnefice? Un parcheggiatore abusivo, un 37enne dello Zimbabwe, clandestino, senza permesso di soggiorno, già noto alle forze dell’ordine per aver aggredito due vigili urbani nel 2019 nello stesso luogo. Un criminale che, nonostante i precedenti e un Dacur (Divieto di accesso alle aree urbane), era ancora libero di girare, minacciare e, ora, uccidere.
Un padre di famiglia massacrato, una città sotto shock
L’uomo, residente a Mascalucia, sposato, con una vita davanti e una figlia da crescere, è stato aggredito in strada, vicino al lungomare, per motivi ancora da chiarire, ma che poco importano di fronte alla tragedia. Colpito ripetutamente con un coltello a braccia, tronco e addome, è morto all’ospedale Cannizzaro, lasciando una famiglia distrutta e una comunità furiosa. L’assassino, dopo il delitto, ha avuto l’arroganza di tentare la fuga, ma è stato bloccato dagli agenti e arrestato per omicidio aggravato. Ma la domanda sorge spontanea: perché questo individuo era ancora in Italia?
Clandestino, violento, intoccabile: la vergogna di un sistema marcio
Il killer non è un “povero disperato” come certa retorica buonista vorrebbe farci credere. È un soggetto pericoloso, con un curriculum criminale che parla chiaro: nel 2019, nello stesso posto, aveva pestato due vigili urbani che cercavano di sanzionarlo, finendo in carcere per lesioni, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Eppure, nonostante i precedenti, il mancato permesso di soggiorno e un provvedimento di espulsione, era ancora qui, libero di seminare terrore. E questo grazie a chi? Alle toghe rosse, ai magistrati che bloccano i rimpatri, che rilasciano i delinquenti, che mettono i bastoni tra le ruote a chi cerca di proteggere i cittadini.
Basta con l’invasione, basta con la giustizia a senso unico
L’omicidio è l’ennesima goccia in un vaso che trabocca da anni. L’immigrazione selvaggia ha trasformato le nostre città in campi di battaglia, dove onesti, lavoratori, padri di famiglia, rischiano la vita per colpa di chi non ha alcun diritto di stare qui. E mentre i cittadini chiedono sicurezza, i soliti giudici, nascosti dietro scrivanie e cavilli legali, continuano a impedire i rimpatri, a scarcerare criminali, a trattare i clandestini come vittime e i cittadini come carne da macello.
Un grido di rabbia: rimpatri subito, tolleranza zero!
Catania piange un suo figlio, un uomo perbene, strappato alla sua bimba di 4 mesi da un sistema che ha fallito su tutta la linea. È ora di dire basta: rimpatri immediati per i clandestini, pene durissime per chi delinque, e un giro di vite contro quei magistrati che, con le loro sentenze scandalose, sono complici di queste tragedie. I cittadini meritano di vivere sicuri, non di morire per strada per colpa di chi non dovrebbe nemmeno mettere piede nel nostro Paese. La rabbia di Catania è la rabbia di un’intera nazione!
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