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Professore sospeso dopo post choc: il tentativo di suicidio e l’ironia della chiamata d’aiuto

Stefano Addeo, professore di tedesco in un istituto di Cicciano (Nola), è stato sospeso dall’insegnamento dopo un post aberrante contro la figlia di Giorgia Meloni, in cui evocava per la bambina la tragica fine di Martina Carbonaro, uccisa ad Afragola. Il gesto, subito rimosso ma non senza conseguenze, ha scatenato un’inchiesta della Procura di Roma e un’indagine disciplinare. Travolto dalla bufera, Addeo ha tentato il suicidio ingerendo un mix di barbiturici, farmaci e alcol, come confessato all’Adnkronos: “È una situazione che non riesco a sostenere”. Ma, in un’ironica contraddizione, prima di agire ha contattato la dirigente scolastica, quasi a voler gridare “salvatemi” mentre flirtava con la morte.

I carabinieri di Marigliano, allertati dalla preside, sono intervenuti tempestivamente, trovandolo in condizioni critiche. Ora Addeo è ricoverato in codice rosso all’ospedale di Nola, ma non in pericolo di vita. Nella lettera di scuse a Meloni, ottenuta dal quotidiano Roma, il professore si dice pentito: “Non c’è giustificazione per le mie parole, inaccettabili. Mai avrei voluto augurare la morte a una bambina”. Chiede perdono, parla di sofferenze personali e della madre anziana, implorando un incontro con la premier. Ma la gravità di quel post resta: parole che un educatore non dovrebbe mai concepire. E quella chiamata alla preside? Più che un addio, sembra un disperato bisogno di attenzione, un copione scritto male da chi ha già perso la scena.