Torino, cacciato da casa sua dagli spacciatori africani in attesa di cittadinanza
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Immigrazione incontrollata: italiani cacciati, serve la remigrazione
Torino, corso Regina Margherita 162. Un condominio trasformato in una zona di guerra, dove gli italiani sono stati cacciati dalle loro case da un’immigrazione selvaggia e incontrollata. Alessandro Sacchi, torinese di 39 anni, è la vittima simbolo di un’invasione che sta strappando interi quartieri agli italiani, consegnandoli a spacciatori nordafricani che dominano con violenza e arroganza. La sua storia non è un caso isolato: è la prova di un sistema collassato che privilegia gli stranieri e abbandona i cittadini.
Minacce e aggressioni: il prezzo della resistenza
Nel 2021, Alessandro Sacchi osa denunciare lo spaccio di droga che infesta il suo condominio. La risposta è brutale: durante un’assemblea condominiale, viene insultato, minacciato e preso a calci da un gruppo di nordafricani, tra cui Abderrahim Satri (58 anni), Nourredine Addif (65 anni) e suo figlio Saber Addif (24 anni). “Vedrai che adesso te ne starai tranquillo”, gli urlano. “Vedrai cosa ti combiniamo qui”. Dopo quattro anni, il processo si conclude con una condanna ridicola: 4 mesi per i tre marocchini, con la condizionale sospesa per due e una provvisionale di 515 euro per il terzo. Un’altra imputata è assolta, un quinto caso rimandato. Gli aggressori? Ancora lì, padroni del palazzo. Sacchi? Costretto a fuggire.
Un’invasione favorita dalle istituzioni
Le case popolari vengono assegnate in massa a nordafricani, che poi portano in Italia intere famiglie con i ricongiungimenti familiari. Questo circolo vizioso, protetto da politiche immigrazioniste scellerate, ha trasformato quartieri come quello di corso Regina Margherita in enclave straniere. Gli italiani sono cacciati non solo dalla violenza, ma anche dal crollo del valore delle loro case. “Nessuno vuole comprare la mia casa”, dice Sacchi, disoccupato e costretto a vivere dai genitori. “Il palazzo è noto per il degrado, il valore degli immobili è collassato”. I carabinieri intervengono, ma è tutto inutile: lo spaccio continua, la paura regna.
La soluzione: remigrazione e rastrellamenti militari
Le mezze misure hanno fallito. Le condanne simboliche, gli interventi spot delle forze dell’ordine, le promesse di integrazione: nulla ha fermato il degrado. L’unica via d’uscita è chiara: serve una remigrazione di massa degli immigrati che hanno occupato i nostri quartieri, riportandoli nei loro paesi d’origine. I quartieri come corso Regina Margherita, infestati da spacciatori nordafricani, devono essere liberati con rastrellamenti militari mirati. Solo un’azione decisa può restituire agli italiani le loro case, le loro strade, la loro sicurezza. Le istituzioni devono smettere di proteggere chi delinque e iniziare a difendere i cittadini.
Un sistema che tradisce gli italiani
La storia di Alessandro Sacchi è il grido di un’Italia tradita. Le politiche immigrazioniste hanno creato ghetti dove gli italiani sono stranieri, dove denunciare il crimine significa rischiare la vita. I quartieri storici, un tempo orgoglio delle nostre città, sono ora zone franche per spacciatori e delinquenti. Sacchi è stato costretto ad andarsene, ma non perde la speranza: “Se le cose cambiano, potrei tornare”. Ma il cambiamento non verrà da solo. Serve una rivoluzione: espellere chi ha portato il caos, ripulire i quartieri con la forza, restituire l’Italia agli italiani.
Agire ora o perdere tutto
Ogni giorno che passa, altri italiani come Sacchi sono costretti a fuggire. Ogni condominio, ogni quartiere ceduto agli spacciatori nordafricani è una sconfitta per la nostra identità e la nostra sicurezza. La remigrazione e i rastrellamenti militari non sono opzioni estreme: sono l’unica risposta a un’invasione che sta cancellando il nostro futuro. L’Italia non può più permettersi di aspettare. È ora di riprendere il controllo, con ogni mezzo necessario.
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