Immigrati bussavano alla porta per stuprare a turno la bambina italiana
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Questo emerge dal processo in corso sullo stupro di gruppo di una bambina a Villa Bellini, da parte dei minori stranieri non accompagnati ospiti del vicino centro accoglienza.
“Immigrati bussavano per il loro turno a stuprare la bambina italiana”: l’emergenza dei minori non accompagnati e il fallimento del sistema accoglienza

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Catania, 4 giugno 2025 – “Ero al telefono, non c’entro niente”. È la patetica difesa di uno dei quattro maggiorenni egiziani sotto processo a Catania per il barbaro stupro di gruppo di una tredicenne, consumato il 30 gennaio 2024 nei bagni pubblici della Villa Bellini. Un crimine che ha squarciato il velo sull’emergenza dei minori stranieri non accompagnati, sempre più spesso protagonisti di violenze e reati, e sul sistema di accoglienza che, lungi dal controllarli, sembra abbandonarli a sé stessi, scaricando il costo – umano ed economico – sugli italiani. Il fidanzatino della vittima, poco più che adolescente, fu costretto ad assistere impotente a un orrore che segnerà per sempre le loro vite.
Un branco senza freni
Sette giovani egiziani, tra cui diversi minori non accompagnati, sono accusati di aver orchestrato un attacco coordinato e brutale. Due di loro, un maggiorenne e un minorenne, sono già stati condannati a 12 anni e 8 mesi e 7 anni e 4 mesi per aver violentato la ragazza. Un terzo minorenne, parte del branco, ha ricevuto una pena. Ora il Tribunale di Catania, presieduto dal giudice Santino Mirabella, deve stabilire le responsabilità dei restanti quattro, tutti accusati di concorso nello stupro di gruppo.
In aula, le loro deposizioni suonano come un insulto: uno sostiene di essere stato “al telefono”, gli altri giurano di aver bussato alla porta dei bagni per “aiutare” la vittima, non per unirsi alla violenza. La Procura, guidata dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dalla pm Anna Trinchillo, non ha dubbi: ciascuno ha avuto un ruolo, trasformando un parco pubblico in una scena di depravazione. Le testimonianze della tredicenne e del suo fidanzatino, corroborate dalle indagini del Ris, inchiodano il branco a un crimine che grida vendetta.
Minori non accompagnati: un’emergenza criminale
Il caso di Villa Bellini non è isolato. I minori stranieri non accompagnati, spesso ospitati in strutture di accoglienza inadeguate, rappresentano un’emergenza fuori controllo. Lungi dall’essere “vittime” bisognose di protezione, molti di loro – come dimostrano le cronache – si rivelano inclini a delinquere, dallo spaccio alla violenza sessuale. A Catania, il branco di Villa Bellini è solo l’ultimo esempio di una deriva che vede giovani immigrati, senza radici né supervisione, seminare terrore nelle città italiane.
Le statistiche parlano chiaro: i reati commessi da minori stranieri sono in aumento, con un’incidenza sproporzionata rispetto alla loro presenza sul territorio. Stupri, rapine, aggressioni: la propensione al crimine di questa categoria è un dato che non può più essere ignorato. Eppure, il sistema continua a trattarli come “bambini da salvare”, mentre le vere vittime – come la tredicenne di Catania – pagano il prezzo della loro ferocia.
Il sistema accoglienza: un costo insostenibile
Il sistema di accoglienza italiano, che ingoia miliardi di euro ogni anno, è un fallimento su tutta la linea. Strutture sovraffollate, controlli inesistenti e operatori spesso impreparati lasciano i minori non accompagnati liberi di agire senza conseguenze. Gli italiani, costretti a finanziare questo carrozzone con le loro tasse, si ritrovano a vivere in città sempre meno sicure, dove parchi come Villa Bellini diventano teatri di orrori inimmaginabili.
Perché dobbiamo mantenere individui che, invece di integrarsi, ci ripagano con violenza? Perché le autorità non rimpatriano immediatamente chi dimostra di essere un pericolo? Il caso di Catania è la prova che il buonismo dell’accoglienza indiscriminata ha un costo umano devastante. La tredicenne violentata e il suo fidanzatino traumatizzato sono le vere vittime di un sistema che privilegia i carnefici.
Il processo e l’attesa di giustizia
Il processo, che riprenderà il 1° luglio 2025 con i testimoni della difesa, è seguito con attenzione da una città stanca di subire. La vittima è assistita dall’avvocata Cecilia Puglisi, il fidanzatino dall’avvocata Eleonora Baratta. La difesa degli imputati, rappresentata dagli avvocati Alfonso Abate, Salvatore Gangi, Salvatore Cipriani, Emiliano Cinquerrui e Marisa Ventura, tenterà di minimizzare le responsabilità dei loro assistiti. Ma le prove, incluse le analisi del Ris, parlano di un crimine premeditato e collettivo.
Basta con il buonismo
L’Italia non può più permettersi di ignorare la realtà. I minori non accompagnati che delinquono devono essere espulsi senza esitazione. Il sistema di accoglienza va smantellato e sostituito con politiche che mettano al primo posto la sicurezza dei cittadini. La tredicenne di Villa Bellini merita giustizia, non solo in tribunale, ma attraverso un cambiamento radicale che impedisca ad altri branchi di trasformare le nostre città in giungle.
Catania, e l’Italia intera, chiedono risposte. Non parole, ma fatti.
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