Carabiniere ucciso, poliziotti manifestano contro toghe per colleghi indagati

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By V giugno 17, 2025 10:50

Carabiniere ucciso, poliziotti manifestano contro toghe per colleghi indagati

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Le Toghe Rosse Colpiscono Ancora: Indagati gli Eroi di Grottaglie
È un’ennesima vergogna nazionale, un oltraggio che si ripete con una puntualità che sa di persecuzione ideologica. A Grottaglie, i due poliziotti della squadra Falchi, che hanno rischiato la vita per fermare i killer del brigadiere capo Carlo Legrottaglie, sono stati messi sotto inchiesta dalla Procura di Taranto per omicidio colposo, con l’accusa di “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi”. Questi agenti, che hanno risposto al fuoco di Michele Mastropietro – un pregiudicato di 59 anni, autore dell’omicidio di Legrottaglie – sono ora costretti a difendersi in tribunale, come se il loro coraggio fosse un crimine. E chi li perseguita? Le toghe rosse, quelle che sembrano sempre pronte a colpire chi indossa una divisa e a proteggere chi viola la legge.

Questa mattina, il sindacato Fsp Polizia di Stato, guidato dal segretario provinciale Rocco Caliandro e dal segretario regionale Daniele Gioia, ha organizzato un sit-in davanti al Commissariato di Grottaglie per esprimere “vicinanza e solidarietà” ai due agenti indagati. Un gesto nobile, che non solo onora il sacrificio di chi protegge la nostra sicurezza, ma denuncia l’ipocrisia di un sistema giudiziario che sembra avere un’agenda politica ben definita. Durante il sit-in, Fsp ha promosso due raccolte fondi per coprire le ingenti spese legali e peritali che i poliziotti dovranno affrontare, un fardello economico e psicologico che non meritano. Parte di questi fondi, come annunciato da Gioia, sarà devoluta alla famiglia di Legrottaglie, a testimonianza di un’unità tra forze dell’ordine che le toghe rosse non potranno mai spezzare.

Ma torniamo ai fatti. Il 12 giugno 2025, Carlo Legrottaglie, 59 anni, padre di due figlie, è stato assassinato a Francavilla Fontana da Mastropietro, un rapinatore seriale con un passato di violenza, durante un inseguimento per una rapina a un distributore. Poche ore dopo, i due agenti di Grottaglie, insieme ai Falchi della Squadra Mobile di Taranto, hanno intercettato Mastropietro e il suo complice Camillo Giannattasio in una masseria. Quando Mastropietro ha aperto il fuoco, sparando almeno dieci colpi, gli agenti hanno risposto, neutralizzandolo e arrestando Giannattasio. Un’operazione che ha salvato vite, proteggendo anche gli agricoltori presenti nella zona. Eppure, invece di un encomio, i poliziotti hanno ricevuto un avviso di garanzia firmato dal pm Francesco Ciardo, un “atto dovuto” che nasconde una verità scomoda: le toghe rosse preferiscono indagare chi combatte il crimine piuttosto che punire chi lo commette.

Le parole di Stefano Paoloni, segretario generale del SAP, sono un grido di rabbia che ogni italiano dovrebbe condividere: “I colleghi hanno fatto il loro dovere per fermare pericolosi assassini armati che non avevano esitato ad uccidere il carabiniere Legrottaglie. Hanno rischiato la loro vita per assicurare alla giustizia due efferati delinquenti e ora rischiano il processo.” Fabio Conestà del MOSAP ha definito l’indagine “un insulto” a chi mette in gioco la propria vita per la collettività. E hanno ragione: questo non è un “atto dovuto”; è una persecuzione mascherata da burocrazia, un colpo basso sferrato da un sistema giudiziario che sembra più interessato a criminalizzare le forze dell’ordine che a proteggere i cittadini.

Le toghe rosse, con la loro ossessione per gli “accertamenti”, bloccano le carriere degli agenti, li costringono a pagarsi avvocati di tasca propria (nonostante i 10mila euro previsti dal nuovo decreto sicurezza) e li espongono al rischio di ritorsioni, dato che i loro nomi compaiono sugli atti giudiziari accanto a quelli dei familiari di Mastropietro, un pregiudicato con legami nella malavita. È una giustizia al contrario, che tratta gli eroi come colpevoli e i criminali come vittime. L’autopsia su Mastropietro, prevista per oggi 17 giugno, chiarirà la dinamica dello scontro, ma non cambierà il fatto che questi agenti hanno agito per fermare un assassino che non aveva esitato a sparare.

Il sit-in di Fsp a Grottaglie non è solo un gesto di solidarietà; è una protesta contro un sistema che umilia chi serve lo Stato. Le raccolte fondi, già avviate a Taranto, sono un tentativo di alleviare il peso economico di un’indagine ingiusta, ma servono anche a ricordare che il popolo sta con i suoi difensori, non con chi li perseguita. È tempo di dire basta alle toghe rosse, a questa magistratura che sembra più interessata a fare politica che giustizia. È tempo di una riforma che protegga davvero le forze dell’ordine, che introduca uno scudo penale per chi usa legittimamente le armi in servizio, come proposto dalla destra dopo la morte di Legrottaglie. Carlo Legrottaglie, i due agenti di Grottaglie, e tutti coloro che indossano una divisa meritano rispetto, non avvisi di garanzia. L’Italia deve scegliere: stare con i suoi eroi o con chi li trascina nel fango.

Carabiniere ucciso, poliziotti manifestano contro toghe per colleghi indagati ultima modifica: 2025-06-17T10:50:49+00:00 da V
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