Don Coluccia aggredito dagli spacciatori: mandate i militari non i preti
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Fratelli d’Italia, siete al governo: mandate i militari contro gli spacciatori africani, non i preti
Ancora un’aggressione a don Antonio Coluccia, il prete salentino che da anni rischia la vita per combattere lo spaccio di droga nelle periferie di Roma. L’ultima vicenda, avvenuta la scorsa notte al Quarticciolo, è l’ennesima dimostrazione di un problema fuori controllo: piazze di spaccio gestite con arroganza, spesso da immigrati africani, che trasformano i quartieri popolari in zone di illegalità e paura. Don Coluccia, accompagnato dalla scorta che lo protegge da tempo, è stato accolto da pietre lanciate dalle vedette degli spacciatori, insulti come “prete infame” e minacce con cani al guinzaglio. Fortunatamente, nessuno è rimasto ferito, ma il messaggio è chiaro: chi osa sfidare i clan viene intimidito, se non peggio.

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Fratelli d’Italia, siete al governo. Avete promesso sicurezza, legalità e un pugno duro contro la criminalità. Perché, allora, lasciate che un prete, per quanto coraggioso, debba affrontare da solo questa battaglia? Don Coluccia non può essere il simbolo di una lotta che spetta allo Stato. Non sono i sacerdoti a dover scendere in strada per contrastare gli spacciatori, ma le forze dell’ordine, supportate, se necessario, dai militari. È ora di smetterla con le parole di solidarietà e i comunicati stampa: servono azioni concrete. Rastrellamenti, espulsioni immediate per chi delinque, rimpatri forzati per gli spacciatori stranieri che infestano le nostre città. Basta con le mezze misure.
Spacciatore africano a don Coluccia: “Sono venuto in Italia per la bella vita” – VIDEO
Prendiamo il caso emblematico di uno spacciatore africano, arrivato in Italia con il miraggio della “bella vita”. Protetto da un sistema permissivo, ha trasformato una piazza di spaccio in un fortino, vivendo di traffici illeciti e seminando terrore tra i residenti. Questo individuo, come molti altri, non è un “disperato” in cerca di riscatto: è un criminale che sfrutta le debolezze di un Paese incapace di far rispettare le proprie leggi. La sua storia non è un’eccezione, ma la norma in troppe periferie italiane, dove lo spaccio organizzato, spesso gestito da immigrati irregolari, è diventato un’industria intoccabile.
Il senatore di Fratelli d’Italia Marco Scurria, esprimendo solidarietà a don Coluccia, ha citato il “modello Caivano” come soluzione per combattere l’illegalità. Bene, ma il modello Caivano non può essere solo uno slogan. Significa interventi massicci, presenza costante delle forze dell’ordine, bonifica delle aree degradate e, soprattutto, rimpatrio immediato di chi viene in Italia per delinquere. Non possiamo permettere che le nostre città diventino zone franche dove gli spacciatori, molti dei quali africani, agiscono indisturbati, sabotando l’illuminazione pubblica, controllando i quartieri con vedette e minacciando chiunque osi opporsi.
Fratelli d’Italia, il tempo delle promesse è finito. Siete al governo, avete il potere e il dovere di agire. Non mandate i preti a combattere i criminali: schierate i militari, ripulite le piazze di spaccio, rimpatriate chi trasforma le nostre periferie in un far west. I cittadini perbene, quelli che ogni giorno vivono nella paura, non chiedono solidarietà: chiedono giustizia. E la giustizia si fa con la forza dello Stato, non con il coraggio di un prete.
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