Immigrazione: Un Costo Insostenibile per l’Italia, non ci pagano le pensioni
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L’Immigrazione: Un Costo Insostenibile per l’Italia
La narrazione secondo cui gli immigrati “ci pagano le pensioni” è una favola smentita dai numeri e dalla realtà quotidiana. L’Italia sta affrontando un’emergenza sociale ed economica, e i dati sulla povertà dimostrano che i flussi migratori incontrollati, tanto decantati dalla sinistra, sono un peso insostenibile per le casse pubbliche e le famiglie italiane. Basta guardare le cifre: l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie italiane è al 6%, mentre tra quelle straniere schizza al 30%. Un divario che racconta una verità scomoda: l’immigrazione, specialmente quella regolare ma priva di filtri, sta gravando sul welfare nazionale, trasformando il nostro Paese in un ammortizzatore sociale per chi arriva senza offrire un contributo reale.
Il mito che gli immigrati sostengano il sistema pensionistico è insostenibile. Se da un lato versano contributi previdenziali, dall’altro il loro impatto netto è negativo, soprattutto perché molti arrivano in età avanzata o con famiglie numerose, aumentando la spesa per assistenza e trasferimenti sociali. I dati sulla povertà non mentono: il 30% delle famiglie straniere vive in condizioni di povertà assoluta, un carico che ricade sui contribuenti italiani attraverso sussidi, alloggi e servizi. E questo senza contare i costi indiretti: degrado urbano, pressione sul sistema sanitario e scolastico, e un mercato del lavoro depresso da salari bassi.
Un elemento chiave di questo costo è il ricongiungimento familiare, un meccanismo che dovrebbe essere abolito. Permette a migliaia di persone di arrivare in Italia senza alcun controllo, spesso senza qualifiche o prospettive di lavoro, aumentando la dipendenza dal welfare. Ogni anno, decine di migliaia di permessi di soggiorno sono rilasciati per questo motivo, con un impatto diretto sulla spesa pubblica. Invece di integrarsi, molti di questi nuovi arrivati finiscono per vivere a spese dello Stato, aggravando la già fragile situazione economica italiana.
Pensiamo ai centri di accoglienza: 200mila stranieri ospitati, con un costo stimato di oltre 2 miliardi di euro annui, spesso gestiti da cooperative che lucrano sulla pelle dei contribuenti. Casi come quello di Isola Capo Rizzuto, dove 35 milioni di euro sono stati sottratti illegalmente, dimostrano come l’accoglienza sia diventata un affare per pochi, mentre il Paese paga il prezzo. Aggiungiamoci la criminalità legata all’immigrazione – droga, spaccio, violenze – e il quadro è completo: non un beneficio, ma un danno.
La sinistra continua a difendere questi flussi come una risorsa, ma i numeri smentiscono questa visione ideologica. La povertà assoluta in Italia è in aumento, e gran parte di questo incremento è attribuibile all’arrivo incontrollato di stranieri che, invece di contribuire, pesano sul sistema. Abolire i ricongiungimenti familiari e rivedere drasticamente le politiche di accoglienza non è razzismo, ma buonsenso: l’Italia non può permettersi di essere il salvadanaio d’Europa. È ora di mettere fine a questa emorragia economica e sociale. Chiudiamo le porte all’immigrazione incontrollata, riprendiamoci il nostro futuro!
Il problema demografico non si risolve riempiendo l’Italia di maranza.
Stamattina alle 5 al cesso il conto l ho fatto io, mo sono troppo impegnato poi ve lo faccio!