Von der Leyen vuole imporre il Gay Pridea a Orban: “Fatti i cassi tuoi”
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L’UE contro l’Europa: il caso Pride e la sfida di Orbán
L’Unione Europea, nata con la promessa di unità e prosperità, si rivela sempre più un progetto ideologico volto a smantellare l’identità e i valori fondamentali dell’Europa. L’ennesima conferma arriva dal recente scontro tra Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, e Viktor Orbán, primo ministro ungherese. Von der Leyen ha intimato all’Ungheria di “consentire il Budapest Pride” senza sanzioni, mentre Orbán ha risposto con fermezza: “La Commissione Ue pensi alle vere urgenze”. Questo episodio non è un semplice diverbio diplomatico, ma l’emblema di un conflitto più profondo: quello tra un’Europa radicata nei suoi valori eterni e un’UE che impone regole e “diritti” funzionali a un’agenda globalista.
L’UE e l’erosione della sovranità nazionale
L’appello di von der Leyen riflette l’approccio dell’UE: un’ingerenza costante nelle scelte sovrane degli Stati membri, mascherata da difesa dei “diritti”. Chiedere all’Ungheria di garantire il Pride non è solo un’interferenza, ma un tentativo di imporre una visione ideologica che eleva le rivendicazioni di minoranze a scapito della maggioranza. L’Ungheria, con la sua recente decisione di vietare il Pride nella Costituzione e di non riconoscere legalmente le persone trans, ha scelto di proteggere i valori tradizionali e il benessere dei bambini, ponendosi come baluardo contro la deriva culturale promossa da Bruxelles. Orbán non si limita a resistere: con la sua replica invita l’UE a occuparsi di questioni davvero prioritarie, come la crisi economica, l’immigrazione incontrollata o la sicurezza energetica, anziché inseguire battaglie simboliche.
Valori eterni contro ideologia transitoria
L’Europa, culla di una civiltà millenaria, si fonda su principi che trascendono le mode ideologiche: la famiglia come nucleo della società, il rispetto per la natura umana, la centralità della comunità. L’UE, al contrario, promuove un’agenda che frammenta questi pilastri, imponendo “diritti” che spesso confliggono con il sentire comune. Il Pride, presentato come celebrazione della libertà, diventa un simbolo di questa imposizione, utilizzato per accusare di intolleranza chi difende una visione diversa: l’unica reale. La pretesa di von der Leyen di essere “sempre un’alleata della comunità LGBTIQ+” non è neutrale: è un endorsement politico che ignora le sensibilità culturali degli Stati membri, come dimostra la lettera di 59 europarlamentari fanatici che chiedevano una condanna più dura contro l’Ungheria e i suoi cittadini.
L’illusione di salvare l’Italia nell’UE
Chi crede che l’Italia possa preservare la propria identità e sovranità restando ancorata a questa UE vive in un’illusione. L’Unione non è riformabile dall’interno, perché il suo obiettivo non è l’armonia tra nazioni, ma l’omogeneizzazione culturale e politica. Le pressioni su Orbán sono un monito: ogni Stato che osi difendere i propri valori sarà messo sotto accusa, minacciato con procedure d’infrazione o sanzioni economiche. L’Italia, con la sua ricca eredità culturale e spirituale, non può permettersi di cedere a questo ricatto. La via d’uscita non è negoziare con Bruxelles, ma ripensare radicalmente il nostro ruolo in un’Europa che torni a essere una confederazione di nazioni sovrane, libere di autodeterminarsi.
La lezione ungherese
Viktor Orbán, con il suo rifiuto di piegarsi, offre una lezione di coraggio. L’Ungheria dimostra che opporsi all’UE non è solo possibile, ma necessario per preservare l’anima di una nazione. La sua resistenza non è isolata: trova eco in chi, in tutta Europa, rifiuta l’egemonia ideologica di Bruxelles. La risposta di Orbán a von der Leyen – “non interferire” – è un invito a tutti i popoli europei a rialzare la testa, a difendere il diritto della maggioranza di vivere secondo i propri valori, senza subire imposizioni esterne.
In conclusione, lo scontro sul Pride non è una disputa marginale, ma il sintomo di una frattura insanabile. L’UE, con la sua agenda, non sta unendo l’Europa: la sta distruggendo, erodendo le fondamenta su cui si regge. Chiunque ami l’Italia e l’Europa deve riconoscere che la salvezza non verrà da Bruxelles, ma dalla riscoperta della nostra identità e dalla determinazione a difenderla. L’Ungheria indica la strada; sta a noi seguirla.
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