Budapest, patrioti bloccano il Gay Pride come fermarono i carri sovietivi
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**Patrioti fermano il Gay Pride a Budapest: una resistenza epica contro l’invasione ideologica**
A Budapest, i patrioti hanno eretto un muro umano sul ponte sul Danubio, bloccando il percorso del Gay Pride con la stessa determinazione con cui, decenni fa, fermarono i carri armati sovietici. È il 28 giugno 2025, e questa azione non è solo un gesto simbolico: è una dichiarazione di guerra contro un’ideologia straniera che minaccia di sopraffare l’identità ungherese. Con bandiere nazionali al vento e slogan come “No al carnevale dell’umiliazione”, i manifestanti hanno trasformato il ponte in una linea di difesa, richiamando lo spirito della rivoluzione del 1956.
Il Gay Pride, visto come un’imposizione oscena e aliena, è stato fermato sul nascere, con i suoi organizzatori accusati di voler calpestare i valori cristiani e tradizionali che definiscono l’Ungheria. La polizia, schierata in forze, fatica a contenere la tensione, mentre i patrioti gridano che questa lotta è identica a quella contro l’occupazione sovietica: una volontà di dominio che ignora la sovranità locale. L’evento, bandito dalla Costituzione grazie a Orbán, non sarà tollerato: i difensori della nazione giurano di non cedere, pronti a ogni sacrificio per preservare la loro identità da questo assalto culturale.
Questa manifestazione piena di stranieri, dimostra che l’unico modo di difendere se stessi e la propria terra è uscire dalla Ue. Altrimenti non puoi impedire che alcune migliaia di ‘persone’ entrino nel tuo Paese per manifestare idee contrarie a quelle della stragrande maggioranza del tuo paese. C’è violenza in questa idea che stranieri debbano andare a portare la ‘democrazia’ all’estero.
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