Africano armato di tenaglie aggredisce i passanti: tanti precedenti ma libero
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**Vergogna a Nardò: un altro immigrato criminale libero di terrorizzare e aggredire donne**

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È un oltraggio, un insulto alla sicurezza e alla dignità dei cittadini onesti. A Nardò, un 35enne originario del Ciad, senza fissa dimora e con un curriculum di reati lungo quanto un elenco telefonico, è stato arrestato il 2 luglio dopo aver seminato il terrore alla stazione di Lecce. Questo delinquente, già noto alle forze dell’ordine, non solo ha violato ripetutamente il divieto di dimora, ma ha avuto la sfrontatezza di minacciare i passanti con una tenaglia e, ciliegina sulla torta, di aggredire fisicamente una donna. E la domanda sorge spontanea: com’è possibile che un individuo del genere fosse ancora libero di girare per le strade, pronto a colpire innocenti?
Il 25 giugno, nei pressi del bar della stazione di Nardò, questo soggetto ha iniziato a disturbare i passanti, come se fosse il padrone della città. Non contento, ha preso di mira una donna, prima insultandola e poi aggredendola fisicamente, costringendola a rifugiarsi in un negozio per salvarsi. Una scena da far ribollire il sangue: una donna terrorizzata, costretta a nascondersi per sfuggire a un energumeno che il nostro sistema giudiziario ha lasciato a piede libero, nonostante i suoi precedenti e la chiara violazione di una misura cautelare. E il giorno dopo? Eccolo di nuovo in azione, trovato con una tenaglia da carpentiere, un’arma pronta all’uso, mentre il personale del 118 cercava di soccorrerlo. Soccorrerlo, capite? Anche chi cerca di aiutarlo diventa un bersaglio.
Questo non è un caso isolato, ma l’ennesima prova di un sistema marcio, che permette a criminali recidivi di continuare a delinquere impunemente. Il 35enne era già stato segnalato per numerosi reati: violazione del divieto di dimora, aggressioni, disturbo della quiete pubblica. Eppure, eccolo lì, libero di terrorizzare Nardò, di minacciare con un’arma, di pestare una donna. La Polizia di Stato, che ringraziamo per l’intervento, ha dovuto richiedere un aggravamento della misura cautelare perché il divieto di dimora, chiaramente, era carta straccia per questo individuo. Solo il 2 luglio, finalmente, l’Autorità Giudiziaria ha disposto la custodia in carcere, e il soggetto è stato portato alla Casa Circondariale di Lecce. Ma perché ci è voluto tanto? Perché una donna ha dovuto subire un’aggressione, perché i cittadini hanno dovuto vivere nella paura, prima che si agisse?
La verità è che siamo ostaggi di un sistema buonista e lassista, che protegge i delinquenti e abbandona le vittime. Questo immigrato, con un passato di reati e un presente di violenza, non avrebbe mai dovuto essere libero. Altrove, in Paesi che prendono sul serio la sicurezza, un soggetto del genere sarebbe stato neutralizzato al primo segnale di pericolo. Negli Stati Uniti, per esempio, non si scherza: chi minaccia la collettività viene fermato senza troppi complimenti. Qui, invece, dobbiamo aspettare che una donna venga aggredita, che i passanti vengano terrorizzati, che una tenaglia venga brandita, prima di vedere un minimo di giustizia.
Basta con questa follia. Basta con le misure cautelari che sono solo parole al vento. Basta con la retorica dell’accoglienza che diventa un lasciapassare per la criminalità. I cittadini di Nardò, le donne che camminano per strada, meritano di vivere senza paura. Non è accettabile che un immigrato con precedenti, già noto per la sua pericolosità, possa girare indisturbato, violando ogni regola e colpendo chi gli capita a tiro. La misura è colma: vogliamo sicurezza, vogliamo giustizia, vogliamo che chi delinque sia messo in condizione di non nuocere. Subito.
**Sveglia, Italia: la sicurezza viene prima dei diritti dei criminali!**
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