Guerriglia a Jesolo, maranza bruciano tutto e attaccano la polizia
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Guerriglia a Jesolo, immigrati di seconda generazione bruciano tutto, scontri con polizia
Jesolo. È un caos che dobbiamo alla magistratura! Nella notte di lunedì, immigrati di seconda generazione magrebini, noti come maranza, hanno scatenato l’inferno a piazza Mazzini, dando fuoco a cassonetti, lanciando bottiglie contro la polizia e aggredendo passanti e turisti: ubriachi e fuori controllo! Solo due di loro, due fratelli, di 16 e 20 anni, residenti a Mestre, sono stati arrestati dopo aver resistito violentemente all’arresto, con il maggiore che ha patteggiato un anno con sospensione e confisca di un coltello. Ma la magistratura rossa perseguita Articolo 52 e altre associazioni anti-maranza, mentre questi selvaggi ci ridono in faccia!.
Espellere i maranza: giù le mani dalla nostra Jesolo!
Questi magrebini, protetti dalla cittadinanza, hanno trasformato piazza Mazzini in un campo di battaglia: cassonetti in fiamme, bottiglie contro la polizia, turisti terrorizzati! I carabinieri li hanno inseguiti fino alla Capannina Beach, ma la magistratura rossa li coccola con pene ridicole, mentre Articolo 52 viene soffocata. Il sindaco Christofer De Zotti denuncia: “Non li vogliamo!”. Basta con questa piaga! Serve espulsione immediata per ogni maranza e la fine di questa persecuzione anti-italiana: liberiamo Jesolo da questi predoni!
È scoppiato il finimondo alle tre di notte di martedì vicino Piazza Mazzini a Jesolo. Botte, vetri rotti, resistenza e cassonetti incendiati. La furia di due fratelli italiani di origini tunisine (uno neppure maggiorenne e l’altro 19enne) era incontenibile. Ma la violenza gestita dalle forze dell’ordine ha portato al fermo del più grande, subito convalidato ieri, condannato dal giudice e allontanato da Jesolo con un foglio di via del questore Gaetano Bonaccorso che gli impedirà di rimettere piede nella località turistica per vari anni.
Scappati ai controlli dei carabinieri, i fratelli si sono trovati bloccati da militari e poliziotti qualche metro più avanti e a quel punto entrambi, arrivati da Spinea, hanno perso la testa. Hanno dato fuoco ai cassonetti delle immondizie, rogo domato in breve tempo, poi hanno iniziato a sferrare calci e pugni contro la Subaru del commissariato di Jesolo. Ma non bastava. Facevano resistenza agli agenti e dopo aver spaccato una bottiglia contro il lunotto posteriore della macchina della polizia e averlo mandato in frantumi, si sono scagliati contro tre agenti del reparto prevenzione crimine di Torino e li hanno riempiti di colpi. Botte alla schiena, un ispettore è finito al Pronto soccorso con la spalla lussata per contenere la rabbia dei due. Referti di tre giorni per contusioni anche ad altri due agenti, arrivati nel Veneziano di rinforzo, a supporto delle attività estive per la sicurezza del litorale. Arrestati entrambi gli italo-tunisini di Spinea, sono finiti uno alla giustizia dei minori e poi in comunità e l’altro davanti al giudice di Venezia. Ora, oltre a essere volti noti per spaccio, hanno accumulato precedenti per resistenza. Il 19enne, condannato a un anno e rimesso in libertà devi tenersi lontano da Jesolo. Succede anche questo nel cuore della stagione. Controlli, identificazioni e misure scattano per assicurare la pace sociale e la prevenzione, come la ricerca di lame e coltelli. In questo caso la polizia temporaneamente diretta a Jesolo dal commissario Rocco Santo Mundo, ne ha sequestrato uno a serramanico in legno di 15 centimetri, con lama di 7, che il 19enne si portava nella tasca delle braghe.
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