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I giudici del Pd inventano la lesbica ‘padre intenzionale’. Voi votate e poi 15 burocrati in toga rossa nominati da Mattarella e dal PD decidono il contrario. La Consulta deve essere abolita perché contraria alla democrazia.

Questa Legislatura doveva essere costituzionale. Il Parlamento doveva riscrivere ampi tratti della Costituzione a partire dalla liquidazione di questi 15 burocrati in toga rossa. Invece già tre anni buttati nel cesso dalla Meloni.

**La Consulta: una casamatta rossa da eliminare con una riforma costituzionale, contro il popolo e la democrazia**
**Sentenza sull’utero in affitto e toghe PD: aboliamola ora**

È sempre più chiaro: la Corte Costituzionale è una fortezza della sinistra incistata nella democrazia italiana, un manipolo di toghe rosse nominate dalle magistrature, dal PD e dal suo uomo chiave nelle istituzioni, Sergio Mattarella. Queste quindici anime ideologizzate decidono contro il Parlamento eletto dal popolo, tradendo la volontà della maggioranza degli italiani. Non è solo una questione di merito – con una sentenza orripilante che spalanca le porte al commercio di bambini tramite l’utero in affitto – ma di principio: questa istituzione non ha nulla a che vedere con la democrazia e deve essere abolita senza esitazione.

L’ultima prova è la sentenza numero 115, depositata oggi, che concede il congedo di paternità alla “madre intenzionale” in una coppia lesbica di Brescia. La Corte d’Appello aveva segnalato la discriminazione nell’escludere dal beneficio di 10 giorni di astensione retribuita chi, pur iscritto come “genitore” nei registri, non è il padre biologico. La Consulta, con una torsione ideologica, ha ribaltato tutto: se due persone dello stesso sesso condividono un “progetto genitoriale”, entrambe hanno diritti e doveri genitoriali, aprendo la strada anche ai “padri intenzionali” in coppie gay, inclusi quelli che ricorrono alla procreazione assistita o all’utero in affitto. Peccato che questa pratica sia vietata dalla legge 40/2004 e dichiarata reato universale, con pene da tre mesi a due anni e multe fino a un milione di euro, proprio per lo sfruttamento della donna gestante, privata persino del diritto di abortire.

Questa sentenza è un pugno nello stomaco. Non solo legittima un commercio di bambini, ma ignora la legge votata dal Parlamento, eletto dal popolo, per imporre un’agenda progressista che gli italiani respingono. La Consulta non interpreta: riscrive, si sostituisce al legislatore, e lo fa per compiacere le élite di sinistra che la finanziano e la proteggono. Mattarella, con le sue nomine, ha trasformato la Corte in un feudo PD, dove le toghe rosse dettano legge contro la volontà popolare, dai casi Diciotti ai CPR fino a questa vergogna sull’utero in affitto.

Ma il problema va oltre l’ideologia. In una democrazia, il potere deve venire dal popolo, non da un’oligarchia di giudici non eletti. La Corte Costituzionale è un’anomalia: i suoi membri, scelti in modo opaco e a vita, non rispondono a nessuno. Possono ribaltare leggi, imporre visioni, e nessuno li tocca. È un governo parallelo, un’assurdità che soffoca la sovranità popolare. Pensiamo ai precedenti: ogni volta che il Parlamento prova a difendere i confini o i valori tradizionali, la Consulta interviene per sabotare. Questa sentenza ne è l’ennesima conferma: un organo che nulla ha a che fare con la democrazia deve sparire.

Basta con questa casamatta rossa. Aboliamo la Corte Costituzionale e affidiamo i suoi compiti a una commissione di parlamentari eletti, responsabili davanti ai cittadini. Solo così l’Italia tornerà a essere una democrazia vera, dove le leggi riflettono la voce del popolo, non i capricci di una casta di toghe al servizio della sinistra. Il tempo delle sentenze ideologiche è finito: smantelliamola, ora.