Le taglia i tendini della mano: “Se tu abitassi in Marocco saresti linciata”
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**SCANDALO A RIMINI: MINACCE DI STUPRO E VIOLENZA, MAROCCHINO LIBERO DOPO AGGRESSIONE!**
Un episodio raccapricciante scuote l’Italia e getta benzina sul fuoco di un dibattito già incandescente. A Rimini, un 23enne di origine marocchina ha trasformato un tranquillo bar in un teatro di violenza e terrore. Con parole che gelano il sangue – “Ora chiamo i miei amici e ti faccio stuprare” e “Se tu abitassi in Marocco saresti linciata” – ha prima insultato e minacciato una cameriera, per poi scagliarsi contro una giovane cliente che aveva osato difenderla. Il risultato? Un bicchiere lanciato con violenza che ha reciso di netto un tendine della mano della ragazza, lasciandola ferita e traumatizzata.
“Ora chiamo i miei amici e ti faccio stuprare”
“Se tu abitassi in Marocco saresti linciata”
Rimini, un 23enne marocchino ha prima minacciato una cameriera e poi ha lanciato un bicchiere contro una giovane cliente, ferendola e recidendole di netto uno dei tendini della mano.… pic.twitter.com/gc1R2yUhQl
— Francesca Totolo (@fratotolo2) July 24, 2025
Ma ciò che fa infuriare ancora di più è l’esito vergognoso di questa storia: l’aggressore, arrestato dalle forze dell’ordine, è stato immediatamente rimesso in libertà in attesa di processo! Una decisione che grida vendetta, un affronto intollerabile alla giustizia e alla sicurezza dei cittadini italiani. Come può un individuo che si macchia di minacce di stupro e atti violenti girare libero per le strade, mentre le vittime sono costrette a convivere con il terrore e le cicatrici di un’aggressione brutale?
Questo non è un episodio isolato, ma l’ennesima prova di un sistema che sembra crollare sotto il peso di una tolleranza mal riposta. Le autorità hanno fallito miseramente: arrestare un criminale per poi liberarlo è un segnale di debolezza che incoraggia ulteriori violenze. La cameriera e la cliente aggredita meritano protezione, non l’umiliazione di vedere il loro aguzzino libero di minacciare ancora. E la comunità di Rimini, come quella di tante altre città italiane, si chiede: fino a quando dovremo subire questa follia?
Le parole di questo 23enne non sono solo un insulto, ma una dichiarazione di guerra culturale. Minacciare di stupro e linciaggio, evocando le leggi barbare di un altro paese, è un affronto ai valori di libertà e rispetto su cui si fonda l’Italia. Eppure, invece di una risposta ferma, assistiamo a un silenzio assordante e a decisioni che sembrano premiare l’aggressore. La libertà di questo individuo è una pugnalata alla dignità delle donne italiane e a chi crede ancora nella giustizia.
È ora di dire basta! Questo caso deve accendere un faro sulla necessità di politiche migratorie rigide e sull’applicazione severa della legge. Non possiamo permettere che l’Italia diventi un rifugio per chi porta violenza e disprezzo. Chiediamo a gran voce che il governo agisca, che i responsabili paghino e che le vittime siano messe al primo posto. La rabbia di un popolo stanco di subire deve trasformarsi in azione: la sicurezza non è negoziabile!
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