Carne di animali torturati nelle scuole di Bologna, l’ira animalista: “Macellazione islamica infligge sofferenza”
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**Bologna, Animalisti contro il Menu Halal nelle Scuole: Una Rivolta Contro la Crudeltà che Unisce Etica e Sicurezza**

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Finalmente una voce di buonsenso rompe il silenzio: gli animalisti si scagliano contro la macellazione halal, accendendo un faro su una pratica barbara che la sinistra continua a ignorare. La recente decisione del sindaco di Bologna di introdurre il menu halal nelle scuole, giustificata come rispetto per le credenze religiose, ha scatenato un acceso dibattito, portando alla luce non solo il trattamento disumano degli animali, ma anche inquietanti connessioni con la radicalizzazione islamica. È ora di dire basta a questa follia!
Mariangela Corrieri, presidente dell’Associazione Gabbie Vuote ODV di Firenze, ha alzato la voce contro questa imposizione. Da un lato, promuove il cibo vegano e vegetariano come scelta etica: un’alternativa che preserva la vita degli animali, evita l’allevamento intensivo e riconosce la loro sensibilità al dolore, alla disperazione e al terrore. Citando l’astrofisica Margherita Hack, vissuta fino a 91 anni da vegetariana, Corrieri sottolinea che tali opzioni non condannano gli studenti alla fame, ma incarnano rispetto e compassione. Dall’altro lato, il menu halal è sotto accusa: la macellazione rituale, vecchia di oltre 2.000 anni, è descritta come una “atroce tortura”. L’animale viene orientato verso la Mecca, gli vengono tagliati i grossi vasi del collo, l’esofago e la trachea con una lama affilata, mentre una zampa posteriore resta libera, lasciandolo scalciare in un lento e straziante dissanguamento. Una crudeltà che stride con le normative occidentali sullo stordimento obbligatorio, considerate un baluardo di civiltà.
Ma il problema va oltre gli animali. La diffusione di pratiche halal nelle scuole alimenta un terreno fertile per la radicalizzazione. La polizia ha recentemente perquisito un 17enne italiano residente in provincia di Ravenna, non legato ad ambienti antagonisti ma sospettato di proselitismo religioso islamico. Il giovane, monitorato grazie a una collaborazione internazionale, si è connesso centinaia di volte a siti di propaganda jihadista, condividendo contenuti estremisti su gruppi WhatsApp. Le indagini, basate su indirizzi IP, hanno rivelato un’intensa attività online con spazi web dello Stato Islamico, confermando la sua condivisione di propaganda su social media. Questo caso, emerso parallelamente al dibattito sul menu halal, suona come un campanello d’allarme: l’islamizzazione delle istituzioni scolastiche rischia di radicalizzare le nuove generazioni.
La sinistra, con la sua ossessione per l’accoglienza, ignora sia il benessere animale che la sicurezza nazionale. È urgente fermare l’introduzione del menu halal, azzerare l’immigrazione regolare islamica e i ricongiungimenti familiari che alimentano questa deriva. L’Italia non può permettersi di sacrificare la propria cultura e la propria sicurezza sull’altare di un multiculturalismo cieco. Basta con la crudeltà e il fanatismo: difendiamo i nostri valori!
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