Immigrati devastano centro rimpatri: notte di guerriglia, poliziotti accerchiati
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**BASTA! CPR DI BARI IN FIAMME:
ESERCITO SUBITO E RIMPATRI DI MASSA**
*Bari Palese, 16 agosto 2025 – L’ennesima rivolta dei clandestini nel centro di permanenza. Mentre l’Italia assiste impotente, chiediamo l’intervento dell’esercito e voli militari per i rimpatri immediati*

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**LA NOTTE DELLA VERGOGNA**
CPR di Bari Palese. Decine di migranti irregolari, destinati all’espulsione, hanno devastato la struttura che li ospita, distruggendo quattro moduli abitativi. Quando le forze dell’ordine sono intervenute, sono state accerchiate e prese a sassate. Scene da guerra civile in una notte che segna il punto di non ritorno.
**LE MENZOGNE DI CHI INCITA ALLA RIVOLTA**
“Condizioni inumane” gridano i rivoltosi. La solita scusa usata da chi non accetta di essere rimpatriato. La verità? Questi individui sono ospitati in strutture che costano agli italiani 120 euro al giorno a testa. Soldi pubblici che finiscono in fumo insieme alle nostre pazienza.
**I VERI MANDANTI DELLE SOMMOSSE**
Dietro ogni rivolta ci sono loro: i collettivi no-border, gli attivisti politicizzati, i professionisti del buonismo. Gli stessi che da Milano a Bologna incitano alla ribellione, per poi nascondersi quando scoppia la violenza. “Liberi tutti” è il loro slogan. Tradotto: Italia campo profughi a cielo aperto.
**L’ORA DELLE SCELTE DRAMMATICHE**
Basta chiacchiere. Servono azioni concrete:
– Schieramento immediato dell’esercito in tutti i CPR
– Carcere militare per chi danneggia le strutture pubbliche
– Voli militari giornalieri per i rimpatri forzati
**I NUMERI CHE FANNO RABBIA**
In cinque anni sono stati incendiati 183 centri di accoglienza. Gli agenti feriti nelle sommosse sono 78 solo quest’anno. I danni economici superano i miliardi. Eppure, lo Stato continua a chinare la testa.
**L’APPELLO AL GOVERNO**
Il Ministro dell’Interno convochi d’urgenza il Consiglio Supremo di Difesa. La militarizzazione dei CPR non è più rinviabile. I rimpatri di massa devono partire subito. L’alternativa? Continuare a vedere il nostro Paese bruciare.
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