Spedizione punitiva contro ragazzi italiani: calci e pugni nella notte
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**Ferro e Fuoco sull’Amiata: l’assalto degli immigrati di seconda generazione**

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**MONTE AMIATA –** Era la notte di Ferragosto, e tra i boschi dell’Amiata risuonavano voci, chitarre e risate. Poi, all’improvviso, tutto è cambiato. Quella che doveva essere una serata di festa si è trasformata in un incubo di violenza, con un gruppo di giovani aggrediti selvaggiamente da una banda di immigrati di seconda generazione. Non un litigio, non una rissa: una spedizione punitiva.
**L’aggressione nella notte**
Verso le due del mattino, mentre decine di ragazzi dormivano nelle loro tende o chiacchieravano attorno ai falò, una decina di individui ha fatto irruzione nell’area non sorvegliata del raduno. Senza motivo, senza avvertimento, hanno cominciato a colpire alle spalle, a calciare in testa chi era già a terra, a distruggere tutto ciò che trovavano. Una tenda è stata addirittura data alle fiamme, con dentro gli occupanti terrorizzati.
I soccorsi sono arrivati dopo, quando ormai il branco si era dileguato nel buio. Tre ragazzi sono finiti al pronto soccorso, altri hanno riportato traumi e ferite che non dimenticheranno facilmente. Eppure, nessuno ha chiamato i carabinieri in quel momento. Nessuno ha chiesto aiuto. Forse perché ormai, in questa Italia, ci si aspetta che la violenza sia inevitabile.
**Le istituzioni dormono, i criminali festeggiano**
La cosa più agghiacciante? A pochi metri di distanza c’erano una decina di carabinieri e volontari incaricati della sicurezza. Nessuno si è accorto di nulla. O forse, peggio ancora, nessuno ha voluto accorgersene. Il sindaco di Abbadia San Salvatore, Niccolò Volpini, ha parlato di “gravità inaudita”, ma le parole non bastano più.
I primi indizi raccolti dalle forze dell’ordine indicano che gli aggressori sarebbero come sempre extracomunitari, probabilmente giovani nati qui ma cresciuti nel disprezzo per le regole e per chiunque osi vivere in pace. Lo stesso identico copione che si ripete in ogni angolo d’Italia: immigrati di seconda generazione che, invece di integrarsi, diventano peggiori dei loro genitori, più violenti, più arroganti, più convinti di poter fare ciò che vogliono senza conseguenze.
**Non è un caso isolato, è una guerra**
Quello che è successo sull’Amiata non è un episodio fuori dal comune. È l’ultimo atto di una guerra non dichiarata che vede i giovani italiani sempre più spesso vittime di chi dovrebbe essere loro coetaneo, ma che invece è cresciuto con un’idea di società basata sulla sopraffazione.
Sui social network la notizia è esplosa, con migliaia di commenti di rabbia e sconcerto. Ma a cosa serve la rabbia se poi tutto rimane come prima? Se i responsabili verranno identificati, verranno processati, magari condannati, e poi? Torneranno in strada più arrabbiati di prima, pronti a colpire ancora.
**Serve una risposta senza compromessi**
Non possiamo più permettere che le nostre montagne, le nostre città, le nostre feste, diventino territori di conquista per bande violente. Non possiamo più accettare che i nostri figli debbano avere paura di uscire la sera.
È ora di ristabilire l’ordine, con ogni mezzo necessario. Rastrellamenti notturni nelle zone a rischio, revoca della cittadinanza per chi delinque, espulsioni immediate per chiunque alzi le mani su un italiano. E soprattutto, il diritto di difendersi, senza paura di finire nei guai per aver reagito.
Perché questa non è più solo una questione di sicurezza. È una questione di sopravvivenza.
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