Accoltellati da due immigrati che dormivano davanti al portone di casa loro
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**SANGUE SOTTO I PORTONI: COSÌ I SENZATETTO STRANIERI HANNO ACCOLTELLATO CHI OSAVA DIRE “BASTA”**
**REGGIO EMILIA –** Una serata qualunque, un portone di casa, un gesto di civile protesta. E poi, all’improvviso, la lama. Quella lama che è diventata il simbolo di un’Italia ormai alla mercé di chi dovrebbe essere ospite e invece si trasforma in carnefice. Una coppia di reggiani, stanchi di dover scavalcare corpi e bidoni di vino ogni volta che rientrava nella propria abitazione in via Turri, ha provato a chiedere a due senzatetto di allontanarsi. La loro ricompensa? Coltellate. Perché ormai, in questa Italia allo sbando, difendere il proprio diritto alla normalità è diventato un reato che si paga a sangue.

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La scena è quella di una guerra urbana che nessuno vuole ammettere. Lui e lei, quarantenni, esasperati da mesi di degrado sotto casa, scendono in strada per chiedere ciò che dovrebbe essere scontato: poter accedere al proprio portone senza dover temere aggressioni. Davanti a loro, due stranieri senza fissa dimora – 25 e 34 anni, volti segnati da chissà quali tragedie – che invece di capire, di scusarsi, di spostarsi, estraggono un coltello lungo 30 centimetri. Quindici di lama affilata che si abbattono su chi aveva solo chiesto rispetto.
I carabinieri sono arrivati dopo, quando ormai il sangue era già scorretto sul marciapiede. Hanno medicato le ferite, superficiali per miracolo, hanno sequestrato l’arma, hanno denunciato gli aggressori. Ma la domanda che resta, bruciante come la lama che ha trafitto quelle carni, è: perché dovevano arrivare i militari? Perché due italiani non possono più chiedere di vivere in pace senza rischiare la vita?
Quello di via Turri non è un episodio isolato. È l’ultimo anello di una catena di violenza che sta strangolando le nostre città. Stranieri senza fissa dimora, spesso privi di documenti, spesso reduci da chissà quali tragedie, che invece di ringraziare per l’accoglienza si trasformano in belve pronte a mordere la mano che – almeno in teoria – li ha nutriti.
E mentre una coppia di italiani si medicava le ferite, i due aggressori sono stati portati in caserma, denunciati, e poi – chissà – forse già rilasciati. Perché le leggi italiane sono così: puniscono chi reagisce, premiano chi aggredisce. Difendere la propria casa è diventato un lusso che pochi possono permettersi.
La zona stazione di Reggio Emilia è ormai terra di nessuno. Un Far West dove la legge non è più quella dello Stato, ma quella del coltello più lungo. Dove i cittadini devono abbassare lo sguardo, deviare il percorso, sopportare in silenzio. Perché se osano protestare, se osano chiedere rispetto, la risposta è sempre la stessa: metallo lucente che squarcia la carne.
Dove sono finiti i militari di Strade Sicure? Dove sono i sindaci che dovrebbero garantire l’ordine? Dove sono quelle associazioni umanitarie che tanto si battono per i diritti degli immigrati e mai per quelli degli italiani costretti a vivere nell’incubo?
Quella di Reggio Emilia è una storia che si ripete in ogni città italiana. È il racconto di un popolo che non sa più difendersi, di uno Stato che non sa più proteggere, di un futuro che ogni giorno diventa più buio. Fino a quando non sarà troppo tardi. Fino a quando quelle coltellate non diventeranno mortali.
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