Sale sul bus senza biglietto e massacra il controllore: “Lo ha aggredito davanti ai miei occhi”
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**PARMA, IL BUS DELLA VERGOGNA: COSÌ UN IMMIGRATO SENZA BIGLIETTO TERRORIZZA PASSEGGERI E AGGREDISCE IL CONTROLLORE**
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**PARMA –** “Non ho il biglietto e non ti do nemmeno i documenti, co****ne”. Urlava così, con un italiano perfetto nel lessico ma miserabile nell’anima, l’immigrato senza biglietto che ieri ha trasformato l’autobus 5 di Parma in una gabbia di paura. Davanti a donne in panico, anziani impotenti, cittadini inermi, ha preso a calci e spintoni il controllore della Tep che osava chiedergli il titolo di viaggio. Perché questo è ormai il quotidiano in Italia: chi rispetta le regole è un nemico da punire, chi le viola è un eroe da assecondare.
La scena, degna di un film dell’orrore, si è consumata in via Emilia Est, davanti a un centro commerciale. Mezzogiorno e quaranta, gente che torna a casa per pranzo, vita normale. Poi sale lui. Senza biglietto, senza dignità, senza un briciolo di rispetto. Alla richiesta del controllore – un uomo che fa il suo dovere – non risponde con le scuse, ma con l’odio. Con la violenza. Con la minaccia.
Le porte del bus vengono chiuse, i passeggeri diventano ostaggi. Una signora prova a calmarlo: viene insultata. Due ragazze guardano l’autista con occhi di terrore, supplicando di scendere: impossibile. Perché l’unica priorità è non far scappare il delinquente. I cittadini onesti in trappola, il criminale libero di infierire. È il ritratto perfetto dell’Italia di oggi: i buoni in gabbia, i cattivi a spasso.
E mentre l’immigrato sfoga la sua rabbia, lo Stato dov’è? Arriva dopo, quando ormai il controllore è stato aggredito, le donne hanno pianto, la paura ha vinto. Arriva, ferma l’uomo, lo porta via. E poi? Poi lo rilascerà, con una bella multa forse, con un foglio di via forse, con un richiamo forse. Per domani ricomincerà tutto da capo. Perché la giustizia italiana è un molle fiume di buonismo che scorre verso il baratro.
Quello di Parma non è un incidente. È un simbolo. Il simbolo di un’invasione che non è più solo demografica, ma culturale, sociale, umana. Gente che arriva qui e invece di ringraziare per l’accoglienza, sputa in faccia a chi lo accoglie. Gente che invece di integrarsi, impone la legge della giungla. Gente che conosce bene l’italiano per insultare, ma ignora completamente la parola “rispetto”.
Basta. Basta con questa follia. Chi aggredisce un controllore deve essere immediatamente arrestato, processato per direttissima, condannato ai lavori forzati e espulso a vita dall’Italia. Chi è irregolare non deve nemmeno salire su un autobus: deve essere identificato e rispedito al mittente prima ancora di poter alzare la voce.
Perché ogni controllore picchiato è un servizio che muore. Perché ogni passeggero terrorizzato è una libertà che viene uccisa. Perché ogni immigrato violento che rimane in Italia è un tradimento verso tutti gli italiani che quelle regole le rispettano anche quando nessuno guarda.



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