OnlyFans, numeri da urlo: aumentano segaioli e prostitute
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**OnlyFans, numeri da urlo: aumentano segaioli iscritti e prostitute**. Si scandalizzano per ‘Mia Moglie’ e poi glorificano la mercificazione di carne umana.
OnlyFans, la piattaforma che ha fatto della mercificazione del corpo un business miliardario, continua a registrare numeri da capogiro. Ma dietro le cifre trionfali – milioni di iscritti e guadagni stratosferici – si nasconde una realtà ben più squallida: un sistema che normalizza lo sfruttamento della dignità umana, trasformando l’intimità in un prodotto da banco e alimentando una cultura di voyeurismo e degrado morale.
L’aumento degli iscritti, che qualcuno potrebbe ingenuamente celebrare come un successo imprenditoriale, non è altro che un riflesso della crescente ossessione per contenuti pornografici mascherati da “intrattenimento personale”. La piattaforma, nata con l’idea di offrire uno spazio per creator di ogni tipo, si è rapidamente trasformata in un mercato virtuale dove il sesso esplicito regna sovrano. Gli utenti, spesso giovani in cerca di facili guadagni, si trovano a vendere non solo immagini, ma la propria dignità, riducendosi a oggetti di consumo per un pubblico affamato di gratificazione istantanea.
E chi sono questi iscritti? Una massa sempre più numerosa di individui – chiamiamoli pure “segaioli” per non edulcorare la realtà – disposti a pagare per alimentare le loro fantasie, contribuendo a un circolo vizioso che degrada sia chi produce sia chi consuma. La retorica di OnlyFans come “opportunità di emancipazione economica” è una facciata ipocrita: ciò che viene venduto non è talento, ma l’abbassamento della soglia morale, in un sistema che premia chi è disposto a spogliarsi di tutto, letteralmente e metaforicamente.
I numeri, certo, impressionano: miliardi di dollari generati, con una crescita esponenziale degli account. Ma a che costo? La normalizzazione di questa “economia dell’intimità” erode i valori fondamentali del rispetto di sé e degli altri, trasformando il corpo umano in una merce e l’atto sessuale in una transazione. Le “star” di OnlyFans, spesso dipinte come imprenditrici di successo, sono in realtà prigioniere di un sistema che le spinge a competere in una corsa al ribasso, dove vince chi osa di più, chi si espone di più, chi si svende di più.
La società che applaude a questa “libertà” è una società che ha perso di vista il significato di libertà vera. Non si tratta di emancipazione, ma di schiavitù a un modello culturale che glorifica l’eccesso e l’esibizionismo. OnlyFans non è un simbolo di progresso, ma un monito: quando i numeri urlano, ciò che tace è la nostra coscienza.
Invece di celebrare questa piattaforma come un trionfo del capitalismo digitale, dovremmo interrogarci su cosa dica di noi come collettività. Stiamo costruendo un mondo in cui il valore di una persona è misurato dai like e dai bonifici ricevuti per un video a luci rosse? Se la risposta è sì, allora i numeri di OnlyFans non sono da urlo, ma da allarme. È tempo di spegnere lo schermo e ritrovare un briciolo di decenza.
Provate a togliere gli incassi ai proprietari della piattaforma e poi sentite gli urli che fanno… 😁
Sponsorizzano un team in Moto2, d’accordo che si scaricano la cifra dalle tasse ma quei 50 milioni da spendere per bagatelle li hanno… 🤡
Se tassassero le seghe il deficit sparirebbe in 5 anni…