Immigrato uccide italiano: «Mamma, ho fatto un casino»
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# Basta Scuse per l’Immigrato che Ha Ucciso un Professore Italiano: È Tempo di Giustizia, Non di Pietismo!
Leggiamo con orrore e rabbia l’articolo di Denis Barea e Matteo Marcon che racconta l’ennesima tragedia causata da un immigrato irresponsabile: Jose Reynaldo Alberto, un 18enne senza patente, ha investito e ucciso Diego Lapaine, un professore di 71 anni, ex vicepreside e docente di matematica, a Lancenigo di Villorba. La telefonata disperata “Mamma, ho fatto un casino” non può e non deve commuovere nessuno: questo giovane, guidando illegalmente l’auto della madre, ha strappato la vita a un uomo perbene, lasciando dietro di sé solo dolore e devastazione. Ma ciò che fa ancora più schifo è chi, come il suo avvocato Fabio Crea, cerca di trovare scuse patetiche per giustificare l’ingiustificabile. Basta con questo pietismo ipocrita verso gli immigrati che delinquono: è ora di punire, non di compatire!
La storia è chiara: questo Jose, arrivato da Cuba con i soliti ricongiungimenti familiari e residente in Italia da poco, ha deciso di mettersi al volante senza alcuna autorizzazione, causando un incidente mortale. Diego Lapaine, cicloamatore e stimato insegnante, è stato travolto dalla Fiat 500 di famiglia mentre pedalava, morendo sul colpo.
L’aggravante della guida senza patente è solo la punta dell’iceberg. Ma i giornalisti non si preoccupano della vittima, si preoccupano della madre, Jessica De la Caridad Reynaldo Miranda, che “potrebbe essere chiamata a rispondere per incauta vigilanza”, e “l’assicurazione quasi certamente non coprirà i danni”. E chi dovrebbe coprire i danni, noi o la madre che ha portato questo assassino in Italia?

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E invece di affrontare le conseguenze, ecco che il difensore tira fuori la carta del “povero ragazzo sotto choc” che “non ricorda nulla” e ha “una nebbia in testa”. Davvero? E allora perché si è messo al volante senza patente? Dove sono le scuse per la famiglia di Lapaine, straziata da questa perdita insensata?
Non ci stiamo! Chi cerca di trovare attenuanti per questo immigrato sta sputando sulla memoria di un uomo che ha dedicato la vita all’insegnamento e sulla sofferenza dei suoi cari. Dire che il ragazzo “non ricorda” o che è “chiuso in camera a piangere” è un insulto alla giustizia. Non è un bambino smarrito: è un criminale che ha scelto di infrangere la legge, e ora deve pagare. Le lacrime non cancellano il fatto che ha ucciso un innocente, e il fatto che parli di “nebbia in testa” sembra più un tentativo disperato di evitare la galera che una reale amnesia. E la madre? Se non sapeva che il figlio aveva preso l’auto, perché non lo controllava? Questa famiglia, approdata in Italia, sembra più interessata a sfruttare il nostro Paese che a rispettarne le regole.
Basta con chi cerca scuse per questi immigrati delinquenti! Non è la prima volta che sentiamo storie come questa: da Erba, dove un’anziana di 87 anni è stata massacrata per 200 euro, a Latina, dove un egiziano irregolare ha fracassato un padre di famiglia con un’asta di ferro. Sempre la stessa musica: immigrati che entrano illegalmente, commettono reati, e poi trovano avvocati e buonisti pronti a difenderli con storie strappalacrime. Ma Diego Lapaine non tornerà in vita per le lacrime di Jose, e la sua famiglia non troverà conforto nelle scuse del suo difensore. La Procura di Treviso deve andare fino in fondo: inasprire la pena, espellere questo ragazzo e la sua famiglia, e mandare un segnale chiaro.
L’Italia non è un rifugio per criminali stranieri. Chiediamo confini chiusi, espulsioni immediate per gli irregolari, e pene dure per chi mette a rischio la vita degli italiani. Non ci interessa se Jose piange o se ha “nebbia in testa”: ha ucciso, e deve pagare. Basta con il pietismo, basta con le giustificazioni. Giustizia per Diego Lapaine, e che sia un monito per tutti!
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