Maxi inchiesta sulla Phica: magistrati e accattoni digitali a caccia di segaioli
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# Un Paese allo Sbando: Da Falcone e Borsellino a Magistrati Ossessionati da “Siti Sessisti”!
Oh, Italia, che fine abbiamo fatto? Un tempo avevamo giganti come Falcone e Borsellino, che con coraggio e determinazione imbastivano maxi processi per smantellare la mafia, mettendo in gioco la loro vita per liberare il Paese dal crimine organizzato. Oggi? Oggi abbiamo legioni di magistrati che si lanciano in maxi inchieste contro… i “siti sessisti”! Sì, avete letto bene: mentre Roma affoga in stupri, rapine e violenze – come i recenti casi di una 60enne aggredita a Tor Tre Teste e una 44enne stuprata su via Prenestina da un immigrato strafatto di crack – le procure si svegliano dal loro torpore solo per inseguire i fantasmi di PHICA e “Mia Moglie”. Roba da ridere, se non fosse tragica. La Procura di Roma, con l’informativa della Polizia Postale in mano, sta per unire il caso del forum PHICA al fascicolo appena aperto sul gruppo Facebook “Mia Moglie”, mentre a Firenze si indaga per… diffamazione. Diffamazione! Altro che Cosa Nostra, il vero pericolo nazionale sono i commenti volgari online. Svegliatevi, stiamo diventando la barzelletta d’Europa!
Facciamo ordine in questo circo. PHICA era una fogna digitale, su questo nessuno discute. Chi diffonde immagini private senza consenso, specie di minori, è un criminale infame che merita galera senza sconti. Punto. Ma, per favore, non mischiamo le carte: scrivere un commento volgare o condividere una foto già pubblica di un’influencer che campa di esibizionismo o di una politica che posta selfie patinati non è la stessa cosa. È libertà di espressione, magari rozza, magari sgradevole, ma è un diritto sacrosanto in una democrazia! Eppure, la parola “sessista” – ormai un’etichetta ridicola, un jolly per zittire chiunque come con il ‘razzista’ – viene usata per trasformare un insulto online in un crimine da maxi inchiesta. Un commento scemo? Sessista! Una battuta cruda? Sessista! Una critica aspra? Sessista, e via con le indagini! È una farsa grottesca, e la Procura di Roma ci si butta a capofitto, come se non ci fossero stupri e rapine da perseguire.
E qui viene il bello, o meglio, l’assurdo. Mentre le strade italiane sono un far west – con violenze quotidiane, come i due stupri di Roma ad opera di un gambiano di 26 anni, confesso e forse serial predator – le procure dormono. Ma guai a toccare PHICA o “Mia Moglie”! Lì si muovono, eccome: i pm capitolini stanno per unire i fascicoli, pronti a scatenare un’offensiva giudiziaria contro… i commenti su Facebook. A Firenze, addirittura, si indaga per diffamazione. Diffamazione! Una volta si combattevano i boss mafiosi, oggi si dà la caccia a chi scrive “me la tromberei” sotto la foto pubblica di una politica. Dove sono finiti i Falcone e i Borsellino di oggi? Sostituiti da magistrati che inseguono “siti sessisti” mentre il Paese affonda nel caos. E i media? Complici di questa pagliacciata, gonfiano il caso PHICA per creare un’emergenza fittizia, ignorando le vittime reali di stupri e rapine perché l’aggressore è un immigrato, e la narrazione politicamente corretta non lo permette. Che ipocrisia schifosa.
Ma il vero allarme è un altro, e fa accapponare la pelle. Questa crociata contro i “siti sessisti” è solo il preludio a qualcosa di peggio: una proposta di legge bipartisan in Senato per obbligare l’accesso a internet tramite SPID o CIE. Avete capito bene: addio anonimato, addio libertà di espressione, il pilastro di ogni democrazia. Se passi per SPID, sei schedato, tracciato, controllato. Un commento volgare su una foto pubblica? Un’opinione scomoda? Ti trovano in un secondo, e sei finito. PHICA e “Mia Moglie” sono il grimaldello per giustificare questo scempio, un colpo di stato digitale che trasforma i cittadini in bestiame sorvegliato. E tutto è già pronto: leggi liberticide, identità digitale, fascicolo sanitario, distruzione dell’agroalimentare, allevamenti di insetti. Manca solo la moneta digitale legata alla tua salute, e il recinto è chiuso. Altro che mafia, il vero nemico ora è chi vuole imbavagliarci mentre il Paese brucia.
E non mancano pervertiti reali che di notte vanno a farsi sodomizzare in strade buie di Milano da transessuali che fingono di essere esperti di informatica spacciando spazzatura ad agenzie stampa di dubbia fama.
Siamo indignati, ma non possiamo fare a meno di riderci sopra, amaramente. Un tempo i magistrati sfidavano la morte per liberarci dalla criminalità. Oggi? Inseguono “siti sessisti” e commenti su Facebook, mentre stupri e rapine restano un fastidio da ignorare. Basta con questa farsa! Condanniamo i veri criminali – quelli del revenge porn, che rubano foto private – ma difendiamo il diritto di dire ciò che vogliamo su immagini pubbliche, anche se volgare. E, soprattutto, opponiamoci a queste leggi tiranniche che vogliono zittire il web. Se non ci ribelliamo ora, l’Italia non sarà più solo allo sbando: sarà una prigione digitale. Falcone e Borsellino si staranno rivoltando nella tomba.
Immagino che i giornali della sinistra digitale da la7 , ongPubblica , lastampa , corSega , fanfake open ilpost wired vice hanno organizzato questa crociata mediatica…i soliti giornal-femminist-calunn-bastardelli da tastiera!