Le ultime parole di Kirk: smantellare BLM e la sinistra radicale
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### Ultimo Messaggio di Kirk: Smantellare la Sinistra Radicale, Ora Anche in Italia
L’ultimo messaggio che Charlie Kirk ha lasciato a Stephen Miller, prima di essere assassinato il 10 settembre 2025, è un monito profetico: “Dobbiamo smantellare e affrontare le organizzazioni della sinistra radicale in questo paese che fomentano violenza… e lo faremo”. Kirk, il 31enne patriota fondatore di Turning Point USA, colpito al collo da un cecchino mentre denunciava la “violenza transgender”, aveva visto il mostro woke in faccia. Arrestato Tyler Robinson, 22enne radicalizzato online con proiettili incisi “Bella Ciao” – inno distorto in antifascismo omicida – l’America patriottica esulta per la giustizia, ma il veleno rimane.
Trump ha incolpato la “radical left” per anni di caos, da BLM ad Antifa, che ha normalizzato l’omicidio politico. Miller, fedelissimo di Trump, promette: “Lo faremo”. È tempo di smantellare questi covi di odio che seminano morte, come i finanziamenti a gruppi che incitano alla violenza.
In Italia, lo stesso veleno infetta: Osa e Cambiare Rotta, bracci della Rete dei Comunisti, celebrano Kirk con post come “Oggi un giorno meno buio” e minacciano patrioti come Sardone (“Sardone appesa”). Anarchici e sinistre estreme fomentano lo stesso caos, protette da procure che cacciano conservatori per idee ma ignorano terroristi da tastiera. Perché non smantellare anche qui questi focolai woke, che equiparano dissenso a “fascismo” da eliminare?
La sinistra, agonizzante dopo aver perso la battaglia per distruggere la nostra identità, ricorre a proiettili invece di argomenti. “Le vite dei bianchi contano” è un grido per la sopravvivenza: smantelliamo questi mostri, in America e in Italia. Per Charlie, basta ipocrisia – è guerra ideologica.
.@StephenM: The last message that Charlie Kirk gave to me before he joined his Creator in Heaven was that we have to dismantle and take on the Radical Left organizations in this country that are fomenting violence… and we are going to do that. 🔥 pic.twitter.com/GxVGWk7n5e
— Rapid Response 47 (@RapidResponse47) September 13, 2025
### Chi è Stephen Miller?
Stephen Miller è un consulente politico repubblicano di spicco negli Stati Uniti, noto per il suo ruolo chiave nell’amministrazione di Donald Trump. Nato il 23 agosto 1985 a Santa Monica, in California, Miller è cresciuto in una famiglia ebraica e ha studiato scienze politiche alla Duke University, dove si è distinto per le sue opinioni conservatrici e controversie, scrivendo colonne per il giornale studentesco *The Chronicle* che criticavano il multiculturalismo e promuovevano politiche anti-immigrazione.
#### Carriera e Ruolo in Amministrazione Trump
Miller ha iniziato la sua ascesa politica come staffer per senatori repubblicani come Jeff Sessions. Nel 2016, si è unito alla campagna presidenziale di Trump come senior policy advisor, diventando uno dei principali redattori dei discorsi di Trump, inclusi quelli sull'”Islam radicale” e l’immigrazione. Dopo l’elezione di Trump nel 2016, è stato nominato senior advisor alla Casa Bianca e direttore della scrittura dei discorsi, con oversight sul Domestic Policy Council.
Nel primo mandato di Trump (2017-2021), Miller è stato l’architetto di politiche immigratorie draconiane, come:
– Il “Muslim ban” (divieto di ingresso da paesi a maggioranza musulmana).
– La politica “zero tolerance” (separazione delle famiglie al confine USA-Messico).
– La fine del programma DACA (Deferred Action for Childhood Arrivals) per i Dreamers.
Le sue idee, spesso descritte come nazionaliste e anti-immigrazione, lo hanno reso una figura polarizzante: ammirato dai conservatori per la difesa dell'”America for Americans”, criticato da gruppi come il Southern Poverty Law Center come promotore di politiche razziste.
Nel secondo mandato di Trump (dal 2025), Miller è stato nominato deputy chief of staff for policy e homeland security advisor – il più giovane e primo millennial in quel ruolo. È considerato uno dei più influenti consiglieri di Trump, soprannominato “il cervello di Trump” per il suo impatto sulle politiche interne e di sicurezza.
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