Bimba di 10 anni incinta dopo stupro al centro accoglienza, sconto di pena per il pedofilo bangla
		
			
		
	
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### Orrore nei Centri di Accoglienza: Una Bambina di 10 Anni Distrutta da un Mostro Importato, e lo Stato gli Regala uno Sconto di Pena!
**Collio (Brescia), 18 settembre 2025** – Immaginate una notte d’autunno, un anno fa, in un anonimo centro di accoglienza per migranti a San Colombano di Collio. L’aria è densa di umidità, ma dentro quelle mura grigie, l’umidità è solo un pretesto per nascondere l’abominio. Una bambina di soli 10 anni, innocente come un fiore non ancora sbocciato, viene trascinata nell’incubo da un bengalese, un “ospite” di quel carrozzone umanitario che noi italiani paghiamo con le nostre tasse. Lui la violenta, la devasta, la lascia incinta. E oggi? Oggi quel mostro, rinchiuso a Cremona, si beffa di noi tutti ottenendo uno sconto di pena di un terzo grazie al rito abbreviato. Perché? Perché “ha qualcosa da precisare”. Come se le sue “precisazioni” potessero cancellare il seme del male che ha piantato nel grembo di una creatura.
La storia, emersa ieri in udienza preliminare davanti al Gup Valeria Rey, è un pugno nello stomaco all’Italia intera. Il bengalese – chiamiamolo pure col suo vero nome, un immigrato irregolare catapultato qui da chissà quali terre lontane – non ha mai negato i fatti. Neppure agli investigatori, né al magistrato che lo interrogò per primo. “I fatti”, dice il suo avvocato Davide Scaroni, come se si trattasse di un banale disguido burocratico. Ma i fatti sono questi: fine settembre 2024, centro di accoglienza stracolmo di anime erranti, luci fioche e telecamere che fingono di vegliare. Lui, 29 anni, robusto e predatore, afferra la piccola, la porta in un angolo buio – forse in una stanza mal custodita, forse in un bagno dimenticato – e la stupra. Lei, una bimba italiana o di origini miste, ospite anch’essa di quel lager umanitario, urla nel silenzio. Resta incinta. Un dramma che urla vendetta contro un sistema marcio.
Arrestato solo dodici giorni dopo, quando la piccola viene portata in ospedale per “accertamenti”. Lì, i medici scoprono l’orrore: un feto nel ventre di una bambina che dovrebbe giocare con le bambole, non partorire mostri. Da allora, lui marcisce in cella a Cremona, mentre il centro – oh, ironia! – è stato chiuso a marzo scorso. I titolari? Andati in pensione, come se bastasse spegnere le luci per cancellare il sangue versato sulle mattonelle. Ma ieri, in tribunale, il colpo di grazia: rito abbreviato concesso, pena ridotta. Condizioni? Qualche “chiarimento” sul suo telefonino – chissà quali porcherie digitali custodiva quel telefono, foto, video, prove di un’abiezione seriale? – e sulla disposizione dei locali. La difesa pretende pure i filmati delle telecamere, mai copiati, depositati in questura come relitti dimenticati. E lui? Sarà esaminato in aula, come un paziente qualunque, non come il lupo che ha sbranato un agnello.
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Questo non è un caso isolato, è il simbolo putrido di un’Italia invasa e illusa. I centri di accoglienza? Fabbriche di orrori, recinti dove il nostro denaro – miliardi di euro – alimenta non la speranza, ma il caos. Strutture dove immigrati senza freni, senza controlli, senza un briciolo di civilizzazione, convivono con i più deboli. E lo Stato? Invece di cacciare questi predatori, li coccola con sconti di pena, riti abbreviati, “precisazioni”. Perché? Paura del politically correct? Timore di offendere la “diversità”? O semplicemente codardia, mentre una bambina di 10 anni porta il peso di un trauma che la segnerà per la vita?
Guardate Collio, questo paesino bresciano trasformato in inferno multietnico. Migranti bengalesi, africani, mediorientali: arrivano a ondate, promessi come manodopera docile, ma sono bombe a orologeria. Violenze sessuali, spaccio, furti – quante storie come questa seppellite nei fascicoli? Quanti centri aperti in fretta e furia, lasciando il veleno a diffondersi? E la piccola? Trasferita chissà dove, con un futuro rubato, mentre il suo aguzzino “precisa”. Precisare cosa? Che era “ubriaco”? Che “non sapeva”? Che in Bangladesh è “normale”? Basta! È ora di urlare: no a questi centri-fogna, basta immigrazione selvaggia che importa mostri invece di opportunità.
Italiani, svegliatevi! Questo sconto di pena non è giustizia, è un affronto. Chiediamo processi veri, pene severe, espulsioni immediate per chi arriva da terre di barbarie e semina dolore. Chiudiamo i rubinetti del business accoglienza, rimandiamoli a casa loro – o dove preferiscono, purché lontano dalle nostre figlie. Altrimenti, l’orrore di Collio sarà solo l’inizio di una tragedia nazionale. Per quella bambina, per tutte le vittime silenziose: ribelliamoci. Prima che sia troppo tardi.

									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
					
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									
									

Il Bangladesh confina con l’Italia, idem il Pakistan e pure l’Africa sub sahariana! Ohhh, non è più la geografia che ci insegnavano a scuola, guarda un po’…..
È arrivato con Giorgia Meloni però è colpa del pd e delle toghe rosse giusto?
Se uno vuole bloccare l’immigrazione in qualche modo ci riesce, invece raccontano tutti balle…