Mentre i nostri aerei giocano nel Baltico, Turchia ed Egitto minacciano i nostri confini
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L’Italia sta commettendo un suicidio strategico. Mentre i nostri Eurofighter sprecano milioni per giocare al gatto e al topo con i jet russi nel Mar Baltico – un teatro che per noi è irrilevante – il “Mare Nostrum” è sotto scacco. Dal 22 al 26 settembre, Turchia ed Egitto, due potenze islamiche con ambizioni espansionistiche, condurranno esercitazioni navali congiunte nel Mediterraneo orientale, pomposamente chiamate “Friendship Sea”. Navi da guerra, sottomarini, F-16 e operazioni coordinate: non è un’esercitazione, è una dichiarazione di guerra silente agli interessi italiani ed europei. E come se non bastasse, i barconi di migranti clandestini – strumenti di un’invasione islamica strisciante – continuano a vomitare migliaia di irregolari sulle nostre coste. Roma guarda altrove, cieca di fronte alla minaccia islamica che si consolida ai nostri confini.
#### Baltico: una Distrazione Insensata
Perché l’Italia spreca risorse preziose per pattugliare i cieli di Estonia, Lettonia e Lituania? Ogni missione NATO nel Baltico costa milioni di euro, impegna i nostri migliori piloti e distoglie l’attenzione da ciò che davvero conta: la nostra sicurezza nazionale. Il Baltico non è casa nostra. Non abbiamo giacimenti, rotte commerciali o interessi vitali laggiù. Eppure, per compiacere un’Alleanza Atlantica che ci usa come pedina, mandiamo i nostri aerei a sfiorare i russi, rischiando incidenti che potrebbero trascinarci in un conflitto lontano dai nostri bisogni. È una follia strategica, un tradimento degli interessi italiani.
#### Turchia ed Egitto: l’Asse Islamico che Minaccia l’Italia
Nel Mediterraneo orientale, il vero pericolo prende forma. Le esercitazioni turco-egiziane non sono un semplice addestramento: sono il sigillo di un’alleanza tra due potenze islamiche che puntano a dominare il nostro mare. La Turchia di Erdogan, con la sua dottrina “Mavi Vatan”, rivendica zone economiche esclusive che soffocano Grecia e Cipro, nostri alleati, e minacciano indirettamente le coste italiane. L’Egitto di al-Sisi, che pure Roma considera un partner, si sta piegando ad Ankara, attratto da promesse di cooperazione economica e militare. Queste manovre – con tanto di “Giorno dei Visitatori Distinti” il 25 settembre – sono un monito: Ankara e Il Cairo vogliono ridisegnare gli equilibri del Mediterraneo, marginalizzando l’Europa cristiana.

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Il Mediterraneo orientale, con i suoi 3.500 miliardi di metri cubi di gas, è vitale per l’Italia, che dipende da gasdotti come il TAP e da accordi con Algeria e Libia per l’energia. Un asse turco-egiziano potrebbe destabilizzare le rotte marittime e i giacimenti, strangolando la nostra economia. Peggio ancora, la Turchia ha già dimostrato di usare l’arma migratoria, spingendo migliaia di profughi verso l’Europa per ricattare Bruxelles. L’Egitto, con il suo controllo sul Canale di Suez, potrebbe unirsi a questo gioco pericoloso. E noi? Siamo troppo occupati a fare i gendarmi in un mare che non ci appartiene.
#### L’Invasione Silenziosa: i Barconi come Arma Islamica
Non c’è minaccia più immediata dei barconi che scaricano centinaia di migliaia di migranti clandestini sulle nostre coste. Dal 2022, oltre 300.000 irregolari sono sbarcati in Italia, molti dei quali musulmani provenienti da Nord Africa e Medio Oriente, spesso organizzati da reti di trafficanti che operano con l’appoggio implicito di potenze come la Turchia. Questi flussi non sono un problema umanitario: sono un’arma geopolitica, un’invasione strisciante che erode la nostra identità culturale e sovraccarica le nostre città. La Libia, dove Turchia ed Egitto si contendono influenza, è il principale punto di partenza. Le esercitazioni navali di “Friendship Sea” potrebbero rafforzare la loro presa sul paese, rendendo ancora più difficile per l’Italia fermare i trafficanti. Intanto, le nostre fregate sono ferme o sottoutilizzate, mentre dovremmo pattugliare ogni miglio delle nostre acque.
#### La Minaccia Islamica: un Progetto di Dominazione
Non giriamoci intorno: l’alleanza turco-egiziana è un tassello di un progetto più ampio. La Turchia di Erdogan sogna un revival neo-ottomano, un’egemonia islamica che si estende dal Mediterraneo al Corno d’Africa. L’Egitto, nonostante le apparenze laiche di al-Sisi, non è immune a questa deriva, spinto da pragmatismo e crisi economica. Insieme, controllano choke point cruciali come Suez e i Dardanelli, e potrebbero usare la loro influenza per destabilizzare l’Europa, magari aprendo nuove rotte migratorie o bloccando le forniture energetiche. Questo asse minaccia di trasformare il Mediterraneo in un lago islamico, con l’Italia – culla della cristianità – come prima vittima.
#### Roma Dorme, il Nemico Avanza
L’Italia sta tradendo se stessa. Ogni euro speso nel Baltico è un euro tolto alla difesa del nostro mare. Ogni pilota mandato a nord è un uomo in meno per proteggere le nostre coste. Ogni giorno perso a compiacere la NATO è un giorno in cui la minaccia islamica – fatta di navi da guerra, gas conteso e barconi – si avvicina. È ora di svegliarsi. Dobbiamo ritirare le nostre forze da missioni inutili e concentrarle nel Mediterraneo. Servono più fregate FREMM, più sottomarini, più droni per sorvegliare le coste. Servono accordi duri con la Libia e sanzioni contro chi usa i migranti come arma. E serve una diplomazia aggressiva per rafforzare l’asse con Grecia, Cipro e Israele, unici baluardi contro l’espansionismo islamico.
Il “Friendship Sea” è un coltello puntato alla gola dell’Italia. Mentre Roma dorme, cullata da obblighi internazionali e retorica europeista, il Mediterraneo rischia di diventare un mare straniero. Se non agiamo ora, la minaccia islamica – con le sue navi, i suoi gasdotti e i suoi barconi – ci travolgerà. È tempo di difendere il nostro mare, la nostra cultura, la nostra sovranità. Basta distrazioni.
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