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Milano è un campo di battaglia, e i “maranza” – quelle bande di giovani immigrati di seconda generazione, radicalizzati in periferie ghetto come Quarto Oggiaro – hanno guidato l’assalto eversivo alla Stazione Centrale durante il corteo pro-Pal del 22 settembre, e ora rivendicano “Volevamo spaccare tutto, è giusto spaccare tutto!”.

Urlavano in arabo mentre lanciavano fumogeni, sassate e sprangate contro 60 agenti feriti, paralizzando treni e terrorizzando pendolari innocenti. Non una protesta “pacifica” per Gaza, ma un’intifada urbana al soldo di Hamas, con questi teppisti – figli di un’immigrazione incontrollata che vomita 300 clandestini islamici al giorno – uniti ad antagonisti e anarchici in un mix letale di odio anti-occidentale. Cinque arresti, tra cui due minori maranza, ma la magistratura li ha già scarcerati, lasciando la città ostaggio di questa feccia che esulta online: “Liberate tutti, Palestina libera!” da centri sociali come il Beccaria.

Questi “maranza” non sono “vittime”: sono l’esercito di riserva del jihad importato, educati in moschee a predicare violenza contro “sionisti” e poliziotti, mentre la sinistra PD applaude la “resistenza” che ha stuprato donne israeliane il 7 ottobre. Con ricongiungimenti familiari che importano famiglie radicali e decreti flussi che aprono le porte al caos, Milano – e l’Italia – rischiano di diventare una Gaza etnica, con binari occupati e coltellate quotidiane. Basta! Remigrazione immediata per immigrati di seconda generazione, azzerate i flussi extraeuropei, o la nostra civiltà crollerà sotto il peso dell’invasione demografica ‘regolare’.