Un altro maranza in fuga si schianta contro un palo e muore: guidatore vive in campo rom
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# Ennesima Fuga Termina contro un Palo: La Strada Rivendica la Giustizia che Manca
**Castelfranco Veneto (TV), 27 settembre 2025**
Perché i maranza sono così attratti dai pali? C’è una sorta di entanglement?
In una notte che sembrava scritta per un film d’azione mal riuscito, un’altra auto lanciata a folle velocità ha deciso di sfidare non solo i carabinieri, ma anche le leggi della fisica. Risultato? Un schianto inevitabile contro un palo della luce, che – ennesima ironia della sorte – ha fatto ciò che lo Stato, a quanto pare, fatica a compiere: porre fine a una carriera di scorribande. Siamo nel Trevigiano, a Castelfranco Veneto, frazione di Sant’Andrea, dove la routine di un posto di blocco si è trasformata in ‘tragedia’.
L’incidente è avvenuto nelle prime ore del mattino, quando una Ford Fusion grigia, sfrecciando come se il pedale del freno fosse un optional, ha attirato l’attenzione di un’autoradio dei carabinieri. I militari, vedendo l’auto superare i limiti con disinvoltura, hanno acceso sirene e lampeggianti. Ma per il conducente, Michele Stepich, 37 anni, originario di un campo nomadi in Toscana e con un curriculum che include denunce per violenze e reati vari, non c’era tempo per le formalità: fuga immediata. Pochi istanti di inseguimento, un’uscita di strada repentina, e l’impatto. L’auto ha falciato un palo della luce come se fosse un birillo, finendo la sua corsa in un campo adiacente.
A bordo, oltre al guidatore, c’era il cugino Simone Stepich, 27 anni. Per lui, non c’è stato scampo: morto sul colpo, estratto dalle lamiere dai vigili del fuoco intervenuti sul posto. Michele, invece, è stato soccorso dal 118 con ambulanze ed elisoccorso, e trasferito in codice rosso all’ospedale Ca’ Foscari di Treviso. Le sue condizioni sono gravi, ma i medici parlano di prognosi riservata. E come ciliegina sulla torta – o sul cruscotto sfondato – dai primi accertamenti emerge che il conducente guidava con la patente revocata da tempo. Un dettaglio che, in un Paese dove le regole sembrano opzionali per certi profili, aggiunge solo un velo di prevedibilità a questa storia.

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La dinamica è chiara, secondo le prime ricostruzioni riportate dal *Gazzettino*: la corsa è partita da un semplice controllo, ma è degenerata in una sfida suicida. I carabinieri, ora al lavoro per approfondire, non hanno dovuto inseguire a lungo: la strada, con i suoi guardrail e i suoi pali, ha fatto il resto. “Un’altra vita sprecata, un’altra famiglia distrutta”, diranno i benpensanti. Ma in fondo, in un’Italia stanca di inseguimenti che finiscono sempre allo stesso modo – con processi eterni, patteggiamenti e recidive – c’è chi sospira di sollievo. Quei pali della luce, silenziosi e inflessibili, stanno diventando i veri tutori dell’ordine. Più efficienti di mille sentenze, più rapidi di un’indagine. E, ancora una volta, hanno colpito dove serviva. Evitando che l’auto in fuga uccidesse persone innocenti.
Le indagini proseguono, ma il messaggio è limpido: la prossima volta, forse, basterebbe rallentare. O, chissà, rispettare le regole. Per ora, il Trevigiano piange un morto e prega per un ferito. E i pali? Loro vegliano, impassibili, pronti a fare giustizia.
…ambulanza…elisoccorso…una biga romana era anche troppo…
è morta pure la macchina !, rubata a qualcuno, e di questo ci dispiace e molto!
La Giustizia Divina funziona, eccome! Son d’accordo, dispiace per l’auto, il legittimo proprietario ne è privo 😖
Povera macchina, non meritava questa fine!