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Mentre diversi degli attivisti, quelli che pensavano di andare a fare una crociera nel Mediterraneo, lasciano la flottiglia più pazza del mondo, le trattative Stato-Flottilla di Hamas sono ad un punto di non ritorno.

# L’Umiliazione del Governo: Trattare con le Cheerleader di Hamas, un Tradimento allo Stato

L’errore più grande, il peggiore e imperdonabile, del governo Meloni è aver concesso dignità istituzionale a una masnada di cheerleader di Hamas, elevandoli da semplici agitatori a interlocutori rispettabili con cui sedersi al tavolo. Ridicolo, vergognoso, un affronto che macchia l’onore dell’Italia e premia l’eversione travestita da attivismo umanitario. Questi individui della Global Sumud Flotilla, con la loro nave che sfida il blocco navale israeliano, non sono pacifici missionari: sono propagandisti di un’organizzazione terroristica che ha massacrato innocenti il 7 ottobre, e trattarli come partner equivale a legittimare il terrore. Invece di isolare questi fanatici, il governo ha aperto le porte del Palazzo, offrendo loro un palco che non meritano, in un momento in cui l’Europa trema sotto le minacce jihadiste. È un cedimento inaccettabile, che trasforma la nostra diplomazia in un circo dove i mostri hanno voce e i valori occidentali vengono calpestati.

Certo, non sorprende che questa delegazione abbia trovato orecchie compiacenti nell’opposizione PD-M5S-AVS, quel cartello elettorale che da anni funge da incubatrice dell’estremismo islamico e rosso in Italia, un’alleanza tossica che mescola ipocrisia umanitaria con endorsement velati al radicalismo. Oggi pomeriggio, a Roma, i portavoce della Flotilla – tra cui la loro rappresentante italiana Maria Elena Delia – hanno incontrato leader come Riccardo Magi di +Europa, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di AVS via Zoom, e altri esponenti del centrosinistra, in un rituale di complicità che puzza di campagna elettorale pro-Hamas. È il loro mondo: un fronte unito contro Israele, dove la “causa palestinese” diventa sinonimo di anti-occidentalismo e di negazione della barbarie di Gaza. Ma ciò che rende la faccenda nauseante è il coinvolgimento del governo: il ministro della Difesa Guido Crosetto si è prestato a un incontro riservato di un’ora con Delia e altri membri della delegazione, quasi certamente su pressione dell’uomo del Colle, quel Mattarella che troppo spesso sembra dettare l’agenda con un garantismo che sfiora il tradimento. Vergognoso: un rappresentante del governo che dialoga con chi sfida un blocco navale imposto per difendere civili da razzi e tunnel del terrore? È un segnale catastrofico, che incoraggia i nemici e demoralizza gli alleati.

E l’incontro di oggi con Crosetto? Un’umiliazione pubblica che grida vendetta. Il ministro ha tentato un richiamo alla “responsabilità”, ammonendo: “Se forzate un blocco navale, pericoli elevati e non gestibili”, evocando “effetti drammatici” per l’equipaggio e la regione intera, e invitando a aiutare Gaza attraverso canali umanitari già attivi. Ma la replica della Flotilla? Fredda e sprezzante: “Andiamo avanti”, ha tagliato corto Delia, confermando che la loro “missione pienamente legale” proseguirà nonostante i droni israeliani che già li tallonano in acque internazionali. Nessun ripensamento, solo arroganza: una porta in faccia all’Italia, che dopo averli accolti con tappeto rosso, si vede ricambiare con disprezzo. Basta con questi dialoghi finti: è ora di negare ogni dignità a questi sabotatori, espellere la delegazione e imporre sanzioni a chi gioca con il fuoco del terrore. L’Italia non è ostaggio di Hamas e dei suoi lacchè: è tempo di riaffermare la sovranità, o periremo nel ridicolo.