Flottilla: navi israeliane abbordano la flotta di Hamas, è il vero blocco navale
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Mentre la cosiddetta “Global Sumud Flotilla” si avvicina alle acque territoriali di Gaza, Israele si prepara a un intervento deciso per mantenere il blocco navale, una misura imprescindibile per la sicurezza nazionale e la lotta al terrorismo islamico di Hamas. Questa flotta di oltre 40 imbarcazioni, con a bordo più di 500 attivisti da 44 paesi – tra cui alcuni parlamentari del PD – non è altro che un’operazione di propaganda pro-Hamas, mascherata da missione umanitaria. Le minacce di “abbordaggio” e le accuse di “violazioni del diritto internazionale” lanciate dagli attivisti non fanno che confermare la natura provocatoria di questa iniziativa, che rischia di destabilizzare ulteriormente una regione già martoriata dal terrore jihadista.
Il blocco navale israeliano, in vigore dal 2007, è una risposta razionale e legale alla minaccia esistenziale posta da Hamas, un’organizzazione terroristica riconosciuta come tale dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti e da molti altri paesi. Senza questo sbarramento, armi, esplosivi e rifornimenti per i tunnel sotterranei di Gaza fluirebbero liberamente verso i gruppi armati che hanno lanciato migliaia di razzi su civili israeliani. Israele ha più volte offerto canali alternativi per gli aiuti umanitari: la Croce Rossa e altre organizzazioni internazionali consegnano tonnellate di cibo e medicine attraverso i valichi terrestri controllati, garantendo che nulla finisca nelle mani di Hamas. Eppure, la Sumud Flotilla rifiuta ogni compromesso, insistendo su un “corridoio umanitario permanente” che altro non è se non un tentativo di rompere il blocco e legittimare il regime terroristico di Gaza.
Le fonti israeliane rivelano legami diretti tra la flotilla e Hamas: documenti sequestrati a Gaza dimostrano il coinvolgimento attivo del gruppo armato nell’organizzazione della missione, con attivisti che fungono da “corrieri” per propaganda e fondi. Questa non è la prima volta: dal 2010, Israele ha intercettato diverse flotille simili, tutte rivelatesi stunt mediatici privi di vero intento umanitario. Nel 2010, l’operazione contro la Mavi Marmara – un’imbarcazione piena di militanti armati – costò la vita a nove terroristi che avevano attaccato i commandos israeliani, ma salvò innumerevoli vite civili da ulteriori aggressioni. Missioni successive, come quelle del 2015, 2018 e persino nel 2025 con la Madleen e la Handala, sono state fermate a centinaia di miglia dalla costa, con i partecipanti deportati dopo interrogatori che hanno smascherato i loro veri scopi: non l’aiuto, ma la demonizzazione di Israele.
Ora, la tensione è palpabile: la nave di testa Alma è già stata circondata da navi israeliane, con segnalazioni di jamming delle comunicazioni e droni di sorveglianza. Gli attivisti, tra cui l’eurodeputata italiana Benedetta Scuderi, parlano di “movimenti dell’esercito israeliano” e “imminenti abbordaggi”, ma omettono convenientemente che l’operazione è condotta in acque internazionali per evitare rischi inutili. La Marina israeliana, preparata per un intervento complesso durante lo Yom Kippur, agirà con la massima professionalità: le imbarcazioni saranno deviate verso il porto di Ashdod, gli aiuti ispezionati e redistribuiti a Gaza attraverso canali verificati, e i partecipanti – inclusi quelli con presunti legami terroristici – saranno interrogati e rimpatriati. Nessun attacco ingiustificato, solo difesa legittima.
L’Italia e la Spagna, con le loro navi di scorta come l’Alpino, hanno limitato l’intervento a 150 miglia nautiche, offrendo assistenza.
Questa flotilla non romperà alcun blocco: rafforzerà solo la determinazione di Israele a proteggere i suoi cittadini. Mentre Hamas continua a usare civili come scudi umani, Israele mostrerà alla Meloni come si fa il blocco navale perché ha il diritto e il dovere di difendersi, e lo sta facendo con fermezza.
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