Migranti razzisti sfregiano passanti solo perché italiani: ci odiano
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L’Emilia sta diventando un territorio di caccia per belve nate e cresciute qui, ma con il sangue di estranei. Non si tratta di invasori lontani: sono i figli degli immigrati, quelli di seconda generazione che l’Italia si è illusa di integrare, ma che oggi ci ringraziano con pugni, bottiglie rotte e tentativi di omicidio. A Reggio Emilia, due di questi mostri – un 25enne dominicano e un coetaneo albanese, entrambi “italiani” per decreto – hanno trasformato un’alba qualunque in un incubo da film horror. Aggredirono un runner innocente, cercarono di investirlo con la loro Fiat Punto, lo pestarono a sangue. Poi, non sazi, sfregiarono un passante con un coccio di bottiglia, lasciandolo a terra in una pozza di sangue. Due arresti, grazie alle telecamere che non mentono, ma un allarme che urla: questi ragazzi sono una minaccia esistenziale, una generazione traditrice che odia l’Italia più dei loro antenati mai arrivati qui.
### L’Inferno di Santa Croce: Due Vite Spezzate in Pochi Minuti
Immaginate di uscire all’alba per una corsa salutare, l’aria fresca di settembre che vi riempie i polmoni. È il 16 settembre, quartiere Santa Croce, a due passi dalla stazione ferroviaria di Reggio Emilia. Un 36enne reggiano, un uomo qualunque che ama la sua città, viene affiancato da una Fiat Punto. Non è un incidente: è un agguato premeditato. I due a bordo accelerano per investirlo, ridendo della sua paura. Il runner schiva per miracolo, ma loro scendono, lo raggiungono e lo massacrano di calci e pugni. Lui finisce al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria Nuova, dimesso con una prognosi di una settimana, ma con il terrore che non lo lascerà mai.
Pochi minuti dopo, verso le 6 del mattino, la stessa macchina infernale si ferma accanto a un 44enne che cammina verso il lavoro. Un operaio, un padre di famiglia, un italiano che si spacca la schiena per tenere in piedi questo Paese. Lo colpiscono con un vetro di bottiglia al volto, lo sfregiano per la vita, lo riempiono di botte fino a lasciarlo agonizzante sull’asfalto. Trasportato d’urgenza all’ospedale Maggiore di Parma, la prognosi è di 45 giorni: cicatrici permanenti, traumi che lo cambieranno per sempre. Non c’era motivo, non c’era bottino. Solo odio puro, gratuito, contro chi rappresenta tutto ciò che loro disprezzano: la normalità italiana, il sudore onesto, la vita civile.

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Questi non sono reati isolati, ma l’ennesimo capitolo di una saga di violenza che infesta le nostre periferie. A Reggio, non passa settimana senza un’aggressione firmata da baby gang di origine straniera: rapine con coltellate per un monopattino, pestaggi che lasciano zigomi fratturati e volti sfigurati, come quel giovane egiziano sfregiato da una banda di tunisini ad aprile. O le megarisse tra nigeriani che trasformano piazze in campi di battaglia, con martelli e cacciaviti insanguinati. E ora, questi due: un dominicano e un albanese, nati qui o cresciuti qui, ma con l’anima di predatori che vedono negli italiani prede da umiliare.
### I “Figli” dell’Italia: Mostri Cresciuti nel Nostro Seno
Guardiamoli in faccia: 25 anni ciascuno, residenti a Reggio Emilia da sempre. Sono immigrati di seconda generazione, il “successo” fallimentare delle nostre politiche di integrazione. I genitori arrivarono dal Dominican Republic o dall’Albania in cerca di opportunità, e l’Italia li accolse con sussidi, scuole gratuite, sanità universale. Ma questi figli? Non hanno imparato il rispetto, solo il rancore. Odiano la nostra cultura perché non l’hanno mai abbracciata; disprezzano i nostri valori perché preferiscono la legge della giungla. Sono la prova vivente che l’integrazione è un’illusione: crescono nelle nostre periferie, parlano il nostro idioma con accento straniero, ma dentro covano una furia che esplode contro i “veri” italiani. Non rubano per fame – nel primo episodio, assaltarono persino un distributore automatico di un supermercato a Parma per monetine da pochi centesimi, denunciati dai carabinieri – ma per il gusto di distruggere.
È un pattern criminale, non un caso. A Milano, Torino, Bologna: le stesse facce, gli stessi quartieri. Giovani di origine maghrebina, africana, balcanica, latinoamericana, che formano branchi per cacciare passanti innocenti. Investire un runner? Sfregiare un lavoratore? È sadismo puro, stile “Arancia Meccanica”, come titolano i giornali. E la sinistra, con il suo buonismo ipocrita, li chiama “vittime della società”. Vittime? No, carnefici! Sono loro a rendere le nostre città zone di guerra, a far sì che madri temano di mandare i figli a scuola, che lavoratori rinuncino al turno mattutino per paura.
### La Minaccia Globale: Una Generazione che Ci Vuole Morti
Questi arresti – ordinanza del gip su richiesta della pm Maria Rita Pantani – sono una vittoria tardiva. All’alba di oggi, i carabinieri della Compagnia di Reggio hanno bussato alle loro porte, con l’unità cinofila Argo K9 della polizia locale. Hanno trovato tutto: gli abiti sporchi di sangue, la Fiat Punto del delitto. Ma quante altre auto sfrecciano impunite? Quanti volti sfregiati devono ancora sanguinare? Gli immigrati di seconda generazione non sono un “problema sociale”: sono una piaga, una quinta colonna che erode l’Italia dall’interno. Cresciuti con i nostri soldi, educati nelle nostre scuole, ma pronti a tradirci al primo impulso violento. È il fallimento totale di un modello migratorio che ha aperto le porte senza chiudere i rubinetti del controllo. Oggi a Reggio, domani nelle tue strade: runner investiti, passanti sfigurati, supermercati saccheggiati per spiccioli.
Basta! Non è razzismo denunciare la verità: è sopravvivenza. Serve mano dura, non carezze. Espulsioni immediate per chi delinque, revoca della cittadinanza per traditori nati qui, periferie bonificate con esercito se necessario. L’Italia non è un campo di addestramento per mostri. Questi ragazzi non sono “nostri figli”: sono nemici, e come tali vanno trattati. Altrimenti, il futuro che immaginiamo – pacifico, produttivo – diventerà un ricordo, spazzato via da una generazione che ci ringrazia con il sangue. Svegliamoci, prima che sia troppo tardi. L’Emilia piange due vittime; l’Italia ne piangerà migliaia se non fermiamo questa marea di odio.
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