Trump invia i clandestini in Africa da Re Mswati III

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By V ottobre 9, 2025 12:36

Trump invia i clandestini in Africa da Re Mswati III

### Una Soluzione Audace per l’Europa: Deportare i Clandestini in Paesi Terzi Africani, Meglio dell’Albania

In un mondo dove le frontiere sono sotto assedio e i flussi migratori incontrollati minano la sicurezza e la sovranità dei nostri Stati, arriva un esempio concreto e coraggioso dagli Stati Uniti: l’amministrazione Trump ha avviato un piano di deportazione in paesi terzi, mandando clandestini e criminali in nazioni africane come l’Eswatini. Questa mossa, lungimirante e pragmatica, merita non solo plausi, ma un immediato “copia e incolla” da parte dell’Italia. Basta con gli esperimenti fallimentari come quello con l’Albania: è ora di puntare su hub in Africa, dove la gestione è più efficace, economica e deterrente. L’Italia deve seguire questa strada, trasformando la crisi in opportunità per riconquistare il controllo delle nostre coste.

La notizia, riportata in esclusiva dal magazine *Mother Jones* e confermata da fonti come Al Jazeera, The Guardian e CNN, è rivoluzionaria. A partire da maggio 2025, gli Stati Uniti hanno siglato un accordo con l’Eswatini – un piccolo regno africano con un record di stabilità relativa – per deportare fino a 160 immigrati irregolari, privi di legami con quel Paese. In cambio, Washington ha sborsato 5,1 milioni di dollari, una cifra irrisoria rispetto ai costi di detenzione interna. Il primo volo, a luglio, ha scaricato cinque uomini – cubani, giamaicani, laotiani, vietnamiti e yemeniti, descritti dal Dipartimento di Sicurezza Interna (DHS) come “criminali barbarici” per reati gravi come omicidio e stupro – nel carcere di massima sicurezza di Matsapha. Da allora, altri 10 sono arrivati, e un nuovo gruppo da Cambogia, Ciad, Cuba, Filippine e Vietnam è in volo proprio in queste ore.

Questo non è un capriccio autoritario, ma una risposta razionale a un problema globale: i paesi d’origine spesso rifiutano i rimpatri, lasciando gli USA (e noi europei) con prigioni piene e risorse prosciugate. Come ha dichiarato la portavoce DHS Tricia McLaughlin: “Se entrate illegalmente nel nostro Paese, potreste finire in CECOT [la mega-prigione salvadoregna] o in un posto che non sapevate nemmeno esistesse”. E ha ragione: la Corte Suprema USA, con una sentenza di giugno, ha sbloccato queste deportazioni “terze”, permettendo trasferimenti rapidi – anche con solo sei ore di preavviso – verso nazioni che garantiscano non-tortura, ma senza i lacci e laccioli del due process europeo. Risultato? Meno pressione sulle frontiere, deterrenza per i trafficanti e un messaggio chiaro: l’illegalità ha un prezzo alto.

Applichiamo questo modello all’Italia, e lo faremo meglio. Il nostro accordo con l’Albania, siglato nel 2023 dal governo Meloni e Rama, è un fiasco totale. Pensato per processare fino a 36.000 asylum seekers all’anno nei centri di Shengjin e Gjader, ha visto solo tre trasferimenti falliti: gruppi di bengalesi, egiziani e gambiani rimpatriati in poche ore da giudici italiani che hanno invocato “insicurezza” dei paesi d’origine. A marzo, un decreto ha provato a convertire Gjader in hub per rimpatriandi già respinti in Italia, ma l’Albania – con la sua instabilità giudiziaria e vicinanza geografica – continua a generare ricorsi, costi (quasi un miliardo di euro buttati) e fughe: un deterrente debole che incoraggia altri sbarchi. Troppo vicina.

Ora, guardiamo all’Africa: è lì che sta la vera soluzione, e l’Eswatini lo dimostra. Deportare in paesi subsahariani come Eswatini, Rwanda, Uganda o Sudan del Sud offre vantaggi schiaccianti rispetto all’Albania. Primo, **efficacia logistica**: l’Africa è la culla dei flussi verso l’Europa; rimandare i clandestini “a casa loro” – o vicino – spezza le catene dei trafficanti libici e tunisini, riducendo gli arrivi del 50-70%, come stimato da rapporti IOM. L’Eswatini, con la sua monarchia stabile sotto Re Mswati III, ha già dimostrato di poter gestire detenzioni isolate senza drammi, collaborando con l’ONU per i rimpatri finali. Immaginate: voli diretti da Lampedusa a Mbabane, con accordi bilaterali che costano meno dei 200 euro al giorno per migrante in Italia.

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Secondo, **sicurezza e deterrenza**: in Albania, i centri sono a due passi dal mare, facilitando fughe e ricorsi UE. In Africa, la distanza crea un “buco nero legale” – come lo chiama *Mother Jones* – che scoraggia partenze: chi rischia la vita per finire in un carcere africano ci pensa due volte. E i paesi africani? Sono disponibili: Rwanda ha già un deal con il Regno Unito e ne vuole uno con gli USA per 250 deportati, puntando su “reintegrazione e riabilitazione”. Uganda e Gabon sono in trattative, attratti da aiuti USA in dazi ridotti e investimenti. L’Italia potrebbe negoziare: 10-20 milioni annui per hub in cambio di aiuti e investimenti. Molto meglio dell’Albania, dove i costi lievitano per logistica balcanica e pressioni di Bruxelles.

Terzo, **benefici economici e diplomatici**: l’UE spende miliardi in “patto migratorio” inefficace; con l’Africa, creiamo partenariati win-win. I paesi subsahariani guadagnano fondi per sviluppo, riducendo la disoccupazone che alimenta le migrazioni. Per l’Italia, meno sbarchi significano meno morti in mare (ma questo è il minore dei nostri problemi) e risorse liberate per welfare e sicurezza. Basta con l’ipocrisia: l’80% dei rimpatriati UE non torna mai a casa; l’Africa risolve questo, come Trump sta facendo.

Governo Meloni, è il momento: approvate un protocollo simile all’Eswatini, puntate su hub in Africa (Ruanda prima di tutti) e ditelo forte all’UE. L’Italia non può più permettersi alibi giudiziari o esperimenti falliti. Deportare in Africa non è crudeltà, è buonsenso: protegge i nostri confini, salva vite e rafforza l’Europa. Facciamolo ora, prima che l’inverno porti nuovi ghost ships. L’America ha aperto la strada; noi la percorreremo con più decisione. O no?

Trump invia i clandestini in Africa da Re Mswati III ultima modifica: 2025-10-09T12:36:12+00:00 da V
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