Lo stupratore di Sondrio in Italia da 2 anni mangia orecchie e parla solo un dialetto maliano
Related Articles
Sondrio, il 24enne richiedente asilo maliano accusato di aver pestato e violentato una donna di 44 anni, strappandole a morsi un orecchio e lasciandola svenuta in strada
👉 è sbarcato in Italia 2 anni fa
👉 viveva nel centro di accoglienza di Valle di Colorina
👉 nonostante 2… pic.twitter.com/7XR4LKd0Ep— Francesca Totolo (@fratotolo2) October 17, 2025
L’Italia è sotto shock. A Sondrio, un episodio di violenza sconvolgente ha scosso la comunità locale e oltre, riportandoci brutalmente a una realtà che non possiamo più ignorare. Un immigrato, un 24enne richiedente asilo maliano sbarcato in Italia appena due anni fa, è stato arrestato con l’accusa di aver pestato e violentato una donna di 44 anni, strappandole a morsi un orecchio e lasciandola svenuta in strada. Un atto di ferocia inimmaginabile, un crimine che grida vendetta e che ci costringe a guardare in faccia un’emergenza che sta dilagando nelle nostre città.
La tragedia si è consumata in pieno giorno, un dettaglio che rende l’orrore ancora più insopportabile. La donna, aggredita con una brutalità disumana, è stata ritrovata priva di sensi, il volto e il corpo segnati da traumi devastanti, con un orecchio letteralmente strappato a morsi. Questo individuo, che viveva nel centro di accoglienza di Valle di Colorina, ha dimostrato non solo una totale mancanza di rispetto per la vita umana, ma anche un disprezzo assoluto per le leggi e i valori di questa nazione che lo ha accolto. E nonostante due anni in Italia, non parla nemmeno la nostra lingua, comunicando solo in dialetti maliani – un dettaglio che mette in luce l’assoluto fallimento di qualsiasi tentativo di integrazione.
Ma il caso assume contorni ancora più inquietanti. Dopo l’arresto, il maliano è stato trasferito in un carcere fuori provincia e ha scelto di farsi difendere dall’avvocato milanese Elena Scarabelli. E qui sorge una domanda che brucia: come può un richiedente asilo, che dovrebbe vivere di sussidi e assistenza statale, permettersi un avvocato di fiducia? È un interrogativo che getta ombre su un sistema che sembra favorire i criminali a scapito delle vittime. Chi paga per questa difesa? I contribuenti italiani, forse, costretti a finanziare la protezione di chi li aggredisce? È un’umiliazione insopportabile.
Le forze dell’ordine, intervenute con prontezza, hanno bloccato il responsabile, ma questo non basta a cancellare il trauma subito dalla donna e l’insicurezza che serpeggia tra i cittadini. La scena dell’arresto, immortalata dalle immagini, mostra un individuo scortato dai carabinieri, ma non restituisce la disperazione di una vittima lasciata a terra, svenuta, con il sangue che stilla da un orecchio mutilato. È un’immagine che dovrebbe indignare ogni italiano, un monito che non possiamo più ignorare.
È tempo di agire. L’Italia non può più tollerare che i suoi cittadini vivano nel terrore, che le sue donne siano prede di individui che, invece di integrarsi, portano violenza e caos. Chiediamo a gran voce una revisione drastica delle politiche sull’immigrazione, controlli rigorosi e pene severe per chi commette crimini. Non possiamo continuare a sacrificare la sicurezza dei nostri cittadini sull’altare di un’ideologia fallita. Questo episodio a Sondrio non è un’eccezione: è la regola di un’emergenza che minaccia di distruggere la nostra società. Svegliamoci, prima che sia troppo tardi.
Arrivato con questo governo, c’è da ridere e da piangere allo stesso tempo. Governo di vigliacchi e infami.