Ragazzina di 15 anni ammazzata dall’ex fidanzato Ahmed di 35 anni
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Morte della 15enne Nora Jlassi, ragazzina fragile scappata più volte da una comunità per tossicodipendenti.
Il corpo della giovane era stato ritrovato in un casolare abbandonato a San Bonifacio: ora è indagato per omicidio colposo l’ex fidanzato, un 35enne marocchino. pic.twitter.com/TvTcj1URSG
— Francesca Totolo (@fratotolo2) October 21, 2025
Una tragedia che spezza il cuore e scuote le coscienze si è consumata nel silenzio di un casolare abbandonato, dove il corpo senza vita di Nora Jlassi, una fragile 15enne tunisina, è stato ritrovato in un lago di desolazione. La giovane, nota per essere scappata più volte da una comunità per tossicodipendenti, è stata strappata alla vita in circostanze agghiaccianti, e ora la Procura di Verona punta il dito contro il suo ex compagno, un 35enne marocchino di nome Ahmed, indagato per omicidio colposo. Secondo le indagini, Ahmed avrebbe dovuto rispondere di un crimine che, nonostante la non volontarietà dichiarata, ha lasciato una ragazzina indifesa a morire in solitudine, con il corpo segnato da giorni di agonia e una febbre che ne ha affievolito le ultime forze. Il casolare, un luogo dimenticato da tutti, è diventato il teatro di un dramma che grida vendetta, con Nora trovata in un tremendo stato di sofferenza, e il sospetto che Ahmed, con un coltello in mano, abbia contribuito alla sua fine durante un litigio esploso per gelosia o droga.
La storia di Nora Jlassi è un grido di dolore che squarcia il velo di ipocrisia su un sistema che ha fallito miseramente. Questa ragazzina, arrivata in Italia con la famiglia e cresciuta in un contesto di vulnerabilità, era già nota alle autorità per il suo consumo regolare di sostanze stupefacenti, un vizio che l’ha portata a fuggire dalla comunità di recupero più volte. L’ex fidanzato, Ahmed, un muratore marocchino residente a Verona, è emerso come figura centrale nella vicenda: i due si frequentavano da mesi, e le indagini rivelano che il 35enne potrebbe averla colpita durante un alterco, lasciandola agonizzante senza prestare soccorso. Le accuse contro di lui includono omicidio colposo e lesioni aggravate, ma il fatto che Nora fosse già debilitata da uno stato febbrile e dalla tossicodipendenza complica il quadro. La comunità di San Bonifacio è sotto shock, e i residenti si chiedono come una giovane vita possa essere stata sacrificata in un angolo dimenticato, mentre le autorità tardano a fare luce su un caso che puzza di abbandono e incuria.
Questo caso non è solo la fine tragica di una ragazza, ma un monito terribile su quanto l’Italia stia perdendo il controllo delle sue periferie e delle vite dei più vulnerabili. Nora, con i suoi 15 anni, era una vittima annunciata: una minorenne fragile, preda di dipendenze e di relazioni pericolose, lasciata sola da un sistema che predica integrazione ma non protegge. Ahmed, ora in carcere in attesa di giudizio, rappresenta l’ennesimo fallimento di una politica che accoglie senza selezionare, permettendo a individui con legami discutibili di gravitare attorno a giovani in difficoltà. La foto di Nora, con i suoi occhi profondi e il sorriso spento, circola sui social, mentre la rabbia monta: la gente chiede giustizia, ma soprattutto risposte. Perché una comunità per tossicodipendenti non ha saputo trattenerla? Perché un uomo di 35 anni poteva frequentare una 15enne senza che scattassero allarmi? La morte di Nora Jlassi non deve essere un altro numero, ma un campanello d’allarme per un’Italia che rischia di seppellire i suoi figli sotto il peso di scelte sbagliate.
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