Chi contesta l’italianità di Sinner vorrebbe una nazionale di africani

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By V ottobre 22, 2025 21:38

Chi contesta l’italianità di Sinner vorrebbe una nazionale di africani

A contestare l’italianità di Sinner sono gli stessi che applaudirebbero una nazionale italiana di calcio in stile ‘francese’, con undici africani che parlano italiano. Abominio. Anche noi siamo delusi dalla scelta di non giocare la terza Davis di fila, e lo giudichiamo un errore e un affronto, ma questo non cambia il giudizio sull’identità di Sinner.

A contestare l’italianità di Jannik Sinner sono gli stessi ipocriti che definiscono “italiani” i figli di africani solo perché nati sul suolo italico, ignorando il sangue che davvero conta. Sinner, il campione del tennis che ha illuminato il mondo con la sua racchetta, è un altoatesino puro, nato a San Candido dove il tedesco è la lingua di tutti i giorni, con padre e madre di madrelingua tedesca (Hanspeter e Siglinde) e nomi di battesimo che gridano radici locali. Eppure, i soliti benpensanti mettono in dubbio la sua italianità, mentre osannano come “azzurri” ragazzi di origine africana con un passaporto regalato per lo ius soli. No: essere italiani non dipende dalla lingua che parli o da dove paghi le tasse – sì, Montecarlo è il suo paradiso fiscale – ma dal sangue che scorre nelle vene. Sinner è italiano nel DNA, non solo sul documento. Perché in quella regione di confine, come in altre in giro per l’Europa, le identità linguistiche si confondono.

#### Sangue Altoatesino, non un Passaporto Acquisito: La Vera Italianità di Sinner

Jannik Sinner, 23 anni e numero 1 al mondo, è il figlio di una terra italiana ma culturalmente bilingue: l’Alto Adige, dove a San Candido il tedesco domina le strade e le case. Suo padre Hanspeter e sua madre Siglinde parlano tedesco come prima lingua, e i nomi di famiglia – Sinner stesso – affondano in una tradizione tirolese che è parte integrante dell’Italia da secoli. Il suo tennis, forgiato sulle montagne altoatesine, porta il sigillo di un’italianità autentica, non di un’integrazione forzata. Certo, paga le tasse a Montecarlo – scelta discutibile, ma comune a molti campioni – e il suo accento tradisce un’infanzia tra il tedesco e l’italiano. Ma questo non lo rende meno italiano: il sangue che lo lega alla nostra storia è innegabile, un’eredità che nessuna lingua può cancellare.

Eppure, c’è chi osa mettere in dubbio la sua appartenenza, magari gli stessi che applaudono come “italiani” giovani di seconda generazione, africani, nati qui per caso ma con radici lontane. È l’ipocrisia di chi confonde cittadinanza con identità: Sinner è italiano per nascita e tradizione, non per un documento strappato a un sistema permissivo.

#### L’Ipocrisia dei “Nati in Italia”: Italianità di Sangue, non di Residenza

Guardiamo la realtà: i critici di Sinner sono spesso gli stessi che spingono per naturalizzare chiunque nasca sul suolo italiano, anche se i genitori sono immigrati africani con culture aliene alla nostra. Ragazzi che parlano italiano, che non conoscono la nostra storia se non per obbligo scolastico, vengono spacciati come “azzurri” solo perché nati qui. È la logica della “nuova Italia” multietnica, un esperimento fallito altrove – pensate alla Francia del calcio, un mosaico di talenti che si disintegra nei momenti chiave.

Sinner, invece, porta nel sangue l’eredità degli altoatesini, una comunità italiana per diritto storico, non per concessione. Il suo successo – Roland Garros 2024, Australian Open 2025, e un ranking che domina – è la prova che l’italianità vince quando si basa su radici profonde, non su passaporti regalati. San Candido lo acclama come suo figlio, e l’Italia dovrebbe fare lo stesso, senza cedere alle pressioni di chi vuole diluire la nostra identità.

#### Un Campione Italiano, non un Prodotto di Montecarlo: La Lezione di Sinner

Le tasse a Montecarlo? Un dettaglio, non una macchia. Molti campioni – da Federer a Nadal – scelgono paradisi fiscali, ma nessuno mette in dubbio la loro nazionalità. Sinner resta un italiano autentico, un prodotto delle nostre montagne e della nostra tenacia. I suoi detrattori, ossessionati da un’italianità linguistica o burocratica, ignorano che il vero legame è nel sangue, nella storia di un popolo che ha esportato la sua essenza in tutto il mondo – come Retegui dal Sud America.

L’Italia del tennis, con Sinner e Musetti, brilla perché attinge a talenti genuini, non a importazioni forzate. Mentre altri sport arrancano con naturalizzati instabili (Desalu, Diaz), il nostro campione altoatesino dimostra che la forza sta nell’omogeneità etnica, non nel melting pot. San Candido è orgogliosa, e l’Italia dovrebbe esserlo: Jannik Sinner è uno di noi, nel sangue e nell’anima. Basta ipocrisie, basta “nuove Italie”.

Chi contesta l’italianità di Sinner vorrebbe una nazionale di africani ultima modifica: 2025-10-22T21:38:22+00:00 da V
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