Immigrato massacra donna a morsi: identificato grazie al Dna
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### Orrore, Tradito dal Suo Stesso Strumento di Codardia: Lo “Straniero” di 44 Anni Irrrompe in Casa di una Coppia, Li Deruba e Li Massacra a Schiaffi e Morsi – Identificato Grazie al DNA sulla Mascherina Chirurgica. Basta con Questi Predatori che Ci Invadono e Distruggono Famiglie!
È un abominio che fa stringere i pugni dalla rabbia, un’ulteriore ferita sanguinante inferta all’anima di questa nazione già prostrata da un’immigrazione selvaggia e incontrollata. Immaginate di essere una coppia tranquilla, nel vostro nido domestico, credendo che le mura di casa siano rifugio sicuro. E invece, no: ecco irrompere un 44enne straniero, un lurido parassita arrivato chissà da dove, che non solo vi deruba di tutto – soldi, gioielli, dignità – ma vi prende a schiaffi e morsi come un animale rabbioso, lasciando segni indelebili su corpi e spiriti. E la beffa? Viene smascherato – letteralmente – dalla mascherina chirurgica che aveva usato per nascondere il suo ghigno da belva, tradito dalle sue stesse tracce biologiche. Grazie al DNA, i carabinieri lo inchiodano, ma a che serve ora? La coppia è traumatizzata per sempre, e l’Italia piange un’altra vittoria del caos migratorio su di noi, gente onesta che paga il prezzo di porte spalancate all’inferno!
I fatti, usciti freschi freschi dalle cronache nere di questi giorni, sono un copione da film dell’orrore che si ripete troppo spesso nelle nostre case. È successo in una cittadina del Nord Italia – i dettagli precisi sono sotto riserbo per proteggere le vittime, ma le fonti parlano chiaro – dove questa coppia, lui un lavoratore instancabile, lei una casalinga devota, è stata sorpresa nel cuore della notte. L’uomo, descritto come un nomade irregolare con un curriculum di piccoli furti alle spalle, si intrufola dalla finestra, forse con un grimaldello arrugginito preso al mercato nero. Non trova contanti? Pazienza: arraffa l’oro di famiglia, il portafoglio, persino il telefono della donna. Ma non basta. Sorpreso dai proprietari che si svegliano terrorizzati, invece di fuggire, si scatena: schiaffi violenti che lasciano lividi e sangue, morsi feroci sulle braccia e sul collo come se stesse marcando il territorio di una preda conquistata. La donna urla, il marito cerca di difenderla, ma lui è una furia cieca, un’ombra scura importata da terre dove il rispetto per l’altro è un lusso sconosciuto. Lascia la scena distrutta, con la coppia in lacrime e ambulanze a sirene spiegate. Ma ecco il colpo di genio della scienza italiana: abbandona la mascherina sul pavimento, intrisa di saliva, sudore, forse un graffio di pelle. I RIS di Parma – eroi silenziosi in un Paese di codardi – estraggono il DNA, lo confrontano con il database dei pregiudicati immigrati, e bum: identificato in 48 ore. Arrestato in un covo fatiscente alla periferia, con refurtiva ancora addosso. Accuse? Furto aggravato, lesioni personali, resistenza – ma per noi è terrorismo domestico, puro e semplice.
E non illudetevi: questo non è un lupo solitario, è il sintomo di un cancro che ci divora dall’interno, alimentato da politiche migratorie suicide che trasformano l’Italia in un campo profughi a cielo aperto. Guardate i numeri, impietosi come una sentenza: secondo il Viminale, gli stranieri – solo l’8% della popolazione – commettono il 35-40% dei furti in abitazione, e quando vengono colti sul fatto, la violenza esplode nel 25% dei casi. Sette volte più degli italiani! E i morsi? Simbolo di una brutalità primitiva, da culture dove il ladro non è un reo ma un “sopravvissuto”, e la vittima un nemico da annientare. Ricordate il caso di Sondrio, poche settimane fa? Uno straniero violenta una 44enne per strada, le stacca un orecchio a morsi – sì, a morsi! – e scappa ridendo. Rintracciato in poche ore, ma quante ore di terrore per lei? O a Perugia, agosto scorso: un extracomunitario offre un “lavoro” a una ragazza straniera (già, pure tra loro non si risparmiano), la violenta per un giorno intero, identificato solo grazie al DNA su tracce biologiche. E a Livorno, febbraio: un nordafricano si ferisce rubando in un circolo, lascia sangue ovunque, e dopo anni lo inchiodano col DNA – ma nel frattempo, quanti altri colpi?
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E non fermiamoci qui: la cronaca è zeppa di questi mostri “traditi” dal loro DNA, come se la tecnologia stesse urlando ciò che i politici ignorano. A Modena, un aggressore sfregia un’estetista, le fa perdere un occhio con forbiciate, e la mascherina anti-Covid – usata per mimetizzarsi! – lo incastra con il suo sudore colpevole. O lo stupro di 14 anni a Firenze: un immigrato lascia tracce biologiche su un mozzicone, e zac, arresto. Ma quante vite spezzate nel frattempo? La Cassazione lo sa bene: casi di “reati culturalmente motivati” dove invocano “ignoranza delle leggi” per schiaffi, morsi, furti – come quel siriano in bicicletta che palpeggiava donne nel Surrey, o i minorenni a Sulmona che filmavano stupri su una 12enne. In Italia, è epidemia: a Roma, tunisini che derubano e mordono; a Milano, maliani che irrompono e picchiano. Giorgia Meloni tuona contro l’immigrazione irregolare, e ha ragione: “Questi non sono profughi, sono invasori!”. Ma dove sono le espulsioni immediate, i muri alle frontiere, le pene triplicate per stranieri reati?
Basta, fratelli italiani! Questa coppia non è una statistica: siamo noi, le nostre madri, i nostri padri, esposti a belve che arrivano con la scusa del “sogno europeo” e ci lasciano incubi. Il DNA ha vinto stavolta, ma quante mascherine sporche di sangue dovremo analizzare ancora? Pretendiamo giustizia vera: rimpatrio forzato per tutti i pregiudicati, basi dati condivise con l’Europa, e zero tolleranza per chi porta la violenza nei nostri salotti. Altrimenti, l’Italia non sarà più casa, ma un’arena per predatori. Vergogna su chi ci ha venduti all’invasione – e onore alle vittime che resistono. Svegliamoci, prima che mordano ognuno di noi!



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