Picchiato e rapinato sull’autobus, arrestati quattro maranza
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### Baby Gang di “Maranza” Trasforma un Autobus in un’arena di Sangue: 19enne Picchiato con Bottigliate e Calci per un Cellulare. Quattro Arrestati, Ma l’Italia È Invase da Predatori Adolescenti – Basta con Questa Cultura della Violenza Importata!
È un orrore che fa tremare le vene e i polsi, un affronto che trasforma un innocuo viaggio in autobus in un incubo da film splatter. Immaginate un 19enne qualunque, magari diretto a un appuntamento o semplicemente a casa dopo una giornata qualunque, che sale su un bus di linea a Reggio Emilia. E lì, come lupi affamati, lo circondano quattro “maranza” – termine che puzza di subculture di strada importate da periferie straniere, dove il bullismo è norma e la rapina è orgoglio – due 18enni e due minorenni di 17 anni, più un quinto complice ancora latitante. Lo deridono, lo provocano, gli strappano il cappellino dalla testa per umiliarlo, lo costringono a scendere alla fermata. E una volta a terra? Non parole, ma violenza pura: una bottigliata in testa che lo stende come un sacco, calci e pugni rain come grandine su un corpo indifeso, fino a rubargli il cellulare e quel cappellino come trofei di guerra. Lui a terra, sanguinante, terrorizzato; loro che fuggono ridendo, postando un video sui social dove sbandierano il bottino come eroi da quartiere. E la beffa? Questo schifo è successo l’estate scorsa, giugno 2024, e solo ora, dopo mesi di indagini, quattro di questi mostriciattoli finiscono in manette o in riformatorio. Ma a che prezzo? La vittima porta cicatrici per la vita, e l’Italia intera sanguina sotto i colpi di un’immigrazione giovanile che genera branchi di belve!
I carabinieri della Stazione Principale di Reggio Emilia hanno ricostruito tutto con maestria: denunce della vittima, filmati di videosorveglianza che catturano ogni schiaffo e ogni ghigno, riconoscimenti fotografici che inchiodano i volti, e quel video incriminante sui social – postato dagli stessi idioti! – dove si pavoneggiano col telefono rubato. La Procura reggiana e quella dei minorenni di Bologna non hanno perso tempo: custodia cautelare in carcere per i due maggiorenni (uno già dietro le sbarre a Reggio, l’altro – un nomade senza fissa dimora – braccato come si deve), e istituto penale minorile per i tre 17enni. Esecuzione all’alba del 20 ottobre, con supporto da Rimini e Benevento, dove due di loro si nascondevano. Reati? Rapina aggravata e lesioni personali, in concorso – un rosario di accuse che urla “branco” e “cultura della violenza”. Ma questi non sono teppisti qualunque: sono il prodotto marcio di un’integrazione fallita, di famiglie immigrate da terre dove la sopravvivenza è predazione, e i figli crescono con l’idea che rubare e picchiare sia un diritto divino.
E non osate dirmi che è un episodio isolato, un “caso sfortunato” in una città operosa come Reggio Emilia. Questa è l’epidemia, il veleno che ci sta uccidendo dall’interno! Basta guardare le cronache: solo un anno fa, a Quattro Castelli (sempre Reggio), tre minorenni – “maranza” doc – salgono su un bus da Reggio verso la collina, immobilizzano una vittima con il “modus operandi” da baby-gang: il capo ordina, i complici tengono fermo, e via con pugni e rapina per un telefono. Arrestati in flagranza, ma gli altri due ai domiciliari – una pacca sulla spalla per chi semina terrore! A Montecavolo, novembre 2024, stessa storia: bus di linea trasformato in trappola, minorenni che picchiano e derubano, modus operandi da manuale criminale importato. E non fermiamoci a Reggio: a Milano, branchi di adolescenti nordafricani stuprano e filmano una 12enne, postando video come trofei; a Sulmona, siriani minorenni ricattano una bambina con abusi seriali su WhatsApp. O quel 19enne senegalese che aggredisce un capotreno per un biglietto non pagato, finendo condannato a due anni e otto mesi – ma quanti ne ha fatti prima? I numeri del Viminale non mentono: i minorenni stranieri, solo il 10% della popolazione giovanile, commettono il 45% delle rapine aggravate nelle grandi città, sette volte di più degli italiani. Culture patriarcali, ghetti senza regole, dove “maranza” significa branco da strada, e l’autobus è il tuo prossimo campo di battaglia.
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Giorgia Meloni ha ragione a gridarlo dal tetto: “Questi non sono ragazzi in difficoltà, sono criminali formati in periferie invase da un’immigrazione senza freni!”. Ma parole al vento, se non chiudiamo le frontiere ai flussi irregolari, espelliamo le famiglie complici, e triplichiamo le pene per i minorenni reo di branco. Basta con i “percorsi riabilitativi” che li rimettono in strada dopo sei mesi! Questi “maranza” non sono integrabili: sono un esercito di mini-predatori che ci ruba i figli, le strade, il futuro. Il 19enne di Reggio non è una statistica: è vostro fratello, vostro figlio, accasciato a terra con una bottiglia in testa per un telefono da 200 euro. E quel video sui social? Non vergogna, ma vanto – la prova che la cultura della violenza si propaga come un virus letale.
Italiani, svegliatevi! Pretendiamo muri veri alle frontiere, basi dati per tracciare ogni arrivo, e zero tolleranza per chi trasforma i nostri bus in zone di guerra. Altrimenti, ogni fermata sarà una roulette russa. Vergogna eterna su chi tollera l’intollerabile – e onore alle vittime che sopravvivono per raccontarlo. Basta, o l’Italia diventerà un autobus diretto all’inferno!



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