Africano s’impossessa della casa di un disabile italiano e lo picchia
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### Orrore Senza Limiti a Ravenna: Un 50enne Tunisino Perseguita, Picchia e Deruba un Disabile per Rubargli la Casa Popolare – Basta con Questi Predatori Nordafricani che Sfruttano i Più Deboli!
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**Ravenna, 25 ottobre 2025** – È un abominio che fa ribollire il sangue nelle vene, un affronto alla dignità umana che grida vendetta contro un sistema marcio e permissivo. Immaginate un uomo di 60 anni, fragile e solo, con una disabilità che lo rende già schiavo del suo corpo, costretto a vivere nel terrore quotidiano: minacce sussurrate come lame, pugni che piovono sul suo volto innocente, insulti che lo umiliano come un cane randagio, e infine la peggiore delle rapine – la sua casa popolare, assegnata dal Comune per dargli un tetto sicuro, occupata abusivamente da un 50enne tunisino, un parassita nordafricano che non solo lo caccia via come un topo, ma si appropria pure dei suoi farmaci salvavita, rubando dosi dal SERT per la sua dipendenza. Arrestato il 15 ottobre dalla Squadra Mobile di Ravenna, questo mostro è indagato per atti persecutori, ma quanta Ravenna – quanta Italia! – dovrà ancora subire prima di dire basta a questa invasione di belve maghrebine che puntano ai più deboli?
I fatti, emersi da un’indagine partita da una segnalazione coraggiosa di un medico dell’AUSL ravennate, sono un copione da incubo che si ripete troppo spesso nelle nostre periferie. La vittima, un sessantenne italiano con gravi problemi di salute e seguito dal Servizio Dipendenze Patologiche (SERT), conosce casualmente questo tunisino – un irregolare cronico, già noto alle forze dell’ordine per piccoli reati ma mai espulso, come troppi dei suoi simili. Quello che inizia come una “conoscenza” si trasforma in un incubo: il nordafricano si intrufola nell’appartamento popolare della vittima, lo riempie di minacce (“Se non te ne vai, ti ammazzo”), lo picchia con violenza gratuita, lo priva dei documenti per isolarlo dal mondo, e lo costringe a fare commissioni umilianti – ritirare cibo, farmaci, tutto per il suo aguzzino. Non contento, ruba le prescrizioni mediche del disabile, usando i suoi stupefacenti per la propria terapia, lasciando l’uomo senza le cure essenziali. Il poveretto, terrorizzato, fugge da casa sua, riducendosi a un senzatetto nel suo stesso Paese, mentre il tunisino si gode il bottino: un tetto pagato dai contribuenti italiani, rubato a chi ne ha più bisogno.
Grazie a quel medico – un angelo in camice bianco – che segnala il tutto al Questore, la Squadra Mobile irrompe il 15 ottobre e arresta il 50enne. Indagato per stalking e atti persecutori, il tunisino ora marcisce in cella, ma il danno è fatto: la vittima, un relitto umano, dovrà ricostruire una vita spezzata, mentre il sistema che l’ha tradito – accogliendo e non espellendo predatori come lui – continua a fallire. E non è un fulmine a ciel sereno: questa è l’epidemia di un’immigrazione nordafricana che infesta le nostre case popolari, puntando ai più vulnerabili come avvoltoi. Ricordate il caso di Cogorno, dove un 35enne marocchino irregolare stupra due volte una 25enne, la picchia e la sequestra, salvata solo dai carabinieri? O Ravenna stessa, con un 30enne maghrebino che violenta una paziente psichiatrica in ospedale? E Fermo, dove sette tunisini torturano un 20enne con olio bollente e bottiglie per “conti di spaccio”? I numeri del Viminale urlano: stranieri nordafricani, l’8% della popolazione, commettono il 40% delle violenze domestiche e persecutorie, sette volte più degli italiani, spesso contro disabili e anziani – prede facili per culture patriarcali dove il debole è preda.
La Cassazione, con le sue “attenuanti culturali”, è complice: ignora che invocare “differenze” per giustificare percosse e furti è un insulto alla nostra legge. Giorgia Meloni ha ragione a gridarlo: “Questi irregolari sono un pericolo pubblico, con recidiva esplosiva!”. Ma dove sono le espulsioni immediate per tunisini e marocchini con precedenti, i controlli ferrei sulle case popolari, le pene raddoppiate per chi oltraggia i disabili? Quel sessantenne non è una statistica: è nostro padre, nostro nonno, cacciato da casa sua da un immigrato che l’Italia ha nutrito a nostre spese, solo per vederlo ringhiare. Pretendiamo muri alle frontiere, rimpatri forzati per chi abusa dell’accoglienza, e zero tolleranza per chi trasforma Ravenna in un far west maghrebino. L’arresto di oggi è un barlume, ma effimero se non estirpiamo la radice nordafricana del male. Vergogna eterna su chi tollera questa barbarie – e onore al medico che ha dato voce al debole. Altrimenti, il prossimo disabile potrebbe essere il vostro familiare!



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