Foglio di via per il leader islamista Hannoun: “Istigazione a delinquere”
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## Hannoun Fermato a Linate: Il Foglio di Via da Milano È un Segnale, ma l’Italia Deve Espellerlo Subito per Fermare l’Odio Islamico
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Mohammad Hannoun, il presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia (API) e figura chiave di una rete pro-Hamas, è stato fermato all’aeroporto di Linate mentre rientrava dalla Giordania. La Questura di Milano gli ha notificato un nuovo foglio di via obbligatorio, vietandogli l’ingresso nel capoluogo per un anno, con l’accusa pesante di “istigazione a delinquere”. Non è la prima volta: già nel novembre 2024, Hannoun aveva subito un divieto simile per sei mesi, dopo aver applaudito pubblicamente le aggressioni ai tifosi israeliani del Maccabi Tel Aviv ad Amsterdam. Ma questo episodio – legato alle sue frasi incendiarie sui “collaborazionisti” durante un corteo milanese – rivela una minaccia persistente che l’Italia non può più ignorare. Mentre Hannoun continua a seminare divisioni dalle piazze, il rischio è che il radicalismo islamico si radichi ulteriormente nelle nostre città.
Immaginate la scena: un aereo atterra da Amman, e tra i passeggeri c’è l’uomo che, solo pochi giorni fa, ha dato il suo “placet” all’uccisione di presunti “collaborazionisti” palestinesi da parte di Hamas, definendola “legge del taglione”. Hannoun, 62enne architetto giordano residente a Genova, non è un semplice attivista: inserito nella blacklist del Dipartimento del Tesoro USA per finanziamento al terrorismo, ha fondato nel 1994 l’Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese, accusata di deviare aiuti umanitari verso l’ala militare del gruppo che ha scatenato l’orrore del 7 ottobre 2023. Durante il corteo del 18 ottobre a Milano – il 57° dalla strage – le sue parole hanno travalicato ogni limite: “Hanno fatto bene a picchiare i tifosi israeliani perché urlavano ‘morte agli arabi’ e inneggiavano all’esercito israeliano”. Frasi che, secondo la Procura, configurano istigazione all’odio e alla violenza, portando a un deferimento immediato e al foglio di via ex art. 2 del D.Lgs. 159/2011.
Il fermo a Linate non è casuale: è il frutto di un monitoraggio serrato del Ministero dell’Interno, come confermato dal deputato di Fratelli d’Italia Riccardo De Corato, ex vicesindaco di Milano: “Ha fatto bene il Viminale a bloccare Hannoun all’aeroporto. Ora basta: espulsione immediata per chi predica odio sul nostro suolo”. De Corato, vice presidente della Commissione Affari Costituzionali, ha sottolineato come questo provvedimento sia “il primo risultato concreto dell’inchiesta de *Il Tempo*”, che da mesi illumina i legami oscuri di Hannoun con ambienti radicali europei e la sua capacità di influenzare cortei pro-Palestina in Italia. Non solo: durante lo stesso evento, un cittadino egiziano ha esposto un cartello con l’immagine di Yahya Sinwar, ex leader di Hamas, e ora è a sua volta sotto procedura per foglio di via. Un cartello che non è provocazione, ma un endorsement velato al terrorismo, sotto gli occhi di chi come Hannoun amplifica queste derive.
Hannoun, però, non si arrende e minaccia ricorsi: “Siamo al lavoro per annullare il foglio di via – ha dichiarato in un’intervista a Orobik Channel – in Italia vogliono silenziare il movimento pacifico contro il genocidio”. Parla di 58 settimane di piazze “rispettose”, di aiuti umanitari “al 100% legittimi”, ma dimentica i suoi legami con Khaled Meshaal e Ismail Haniyeh, capi di Hamas, e le sanzioni USA che lo dipingono come finanziatore di morte. Ha dieci giorni per appellarsi al TAR, e già sigle di sinistra come il Centro di Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia esprimono “solidarietà”, accusando il provvedimento di essere un attacco alla libertà di parola. Ma per voci critiche come la giornalista Azzurra Barbuto, è ipocrisia pura: “Applaudire l’uccisione di collaborazionisti mentre i media etichettano ‘fascisti’ chi difende l’Italia? È delirio”.
Il Ministro Matteo Piantedosi, interrogato in Senato il 23 ottobre, ha rassicurato: “Hannoun è monitorato, e se i presupposti ci sono, procederemo con l’espulsione”. Un passo avanti, dopo le 210 espulsioni di predicatori radicali ordinate dal governo Meloni. Eppure, questo foglio di via – limitato a Milano – è solo un tampone: Hannoun può spostarsi a Genova, organizzare eventi altrove e continuare a intrecciare fili con la sinistra italiana, come nei cortei frequentati da candidati M5S come Bassem Jarban. Le banche stanno chiudendo i suoi conti sotto pressione americana, e un nuovo corteo milanese oggi si svolgerà senza di lui, ma la sua voce riecheggia via telefono: “Non mollerò mai per una Palestina libera”.
L’allarme è massimo: quante prove servono ancora? Hannoun non è un lupo solitario; dirige una rete che usa le nostre piazze per reclutare, finanziare e legittimare il terrore. L’Italia deve agire con fermezza: espulsione immediata, scioglimento delle sue associazioni e un divieto nazionale di propaganda haineuse. Non è xenofobia, è difesa della democrazia. Se un uomo blacklistato per terrorismo può atterrare impunemente a Linate e minacciare ricorsi, cosa succederà nei prossimi voli? Il tempo delle mezze misure è scaduto: espellete Hannoun, prima che il suo odio contamini altre città. La popolazione italiana merita sicurezza, non complicità con l’estremismo islamico.
Ma l’unico modo di garantirla è azzerare l’immigrazione islamica regolare. Perché è in questo mare che nuotano gli Hannoun. Invece questo governo non fa nulla. Anzi, va a prendersi altri Hannoun a Gaza e in Giordania. Folle.



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