M5S candida l’islamico che offende Gesù e la Madonna: appoggiato dai comunisti
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# Infiltrazione Islamica nei Partiti Italiani: Il Caso Puglia Scuote l’Italia e Rivela una Rete Radicale
L’Italia si sveglia con un brivido di allarme: un candidato palestinese del Movimento 5 Stelle (M5S) in Puglia, Bassem Jarban, è al centro di una bufera che va oltre la semplice polemica elettorale. Non si tratta solo di un episodio isolato, ma di un segnale inquietante di come reti islamiche radicali stiano silenziosamente infiltrandosi nei partiti politici italiani, sfruttando la retorica della “causa palestinese” per diffondere odio e blasfemia. Jarban, medico di base e ex presidente della Comunità palestinese di Puglia e Basilicata, non è un nome qualunque: i suoi post sui social, che mescolano simboli cristiani a propaganda anti-israeliana, e i suoi legami con figure come Mohammad Hannoun – indagato per istigazione a delinquere – dipingono un quadro allarmante di estremismo che minaccia i valori democratici e la coesione sociale del nostro Paese.


Immaginate di aprire Facebook e trovare immagini sacre oltraggiate: Gesù crocifisso con la bandiera palestinese sullo sfondo e una kefiah – il simbolo del jihad – drappeggiata sul suo bacino. O la Vergine Maria, icona di purezza per milioni di cattolici italiani, con la kefiah in testa e in braccio un Bambin Gesù ferito, accompagnata dalla scritta “No Christmas in Betlemme” – “Non c’è Natale a Betlemme”. Queste non sono provocazioni artistiche, ma veri e propri atti di blasfemia che Jarban ha condiviso senza remore sui suoi profili, in un mix tossico di proselitismo islamico e anti-cristianesimo. E non è tutto: Jarban ha ricondiviso iniziative e eventi organizzati da Mohammad Hannoun, il giordano presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia, figura chiave di una rete pro-Hamas che il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha pubblicamente denunciato in Senato solo giovedì scorso.
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Chi è Hannoun? Un architetto 62enne che, dietro la facciata di attivista, è stato sanzionato due volte dal Dipartimento del Tesoro statunitense per finanziamento a Hamas, il gruppo terroristico che ha orchestrato il massacro del 7 ottobre 2023. Durante una manifestazione a Milano il 18 ottobre, Hannoun ha dato il suo “placet” pubblico all’uccisione di “collaborazionisti” palestinesi da parte di miliziani di Hamas, parole che hanno portato la Questura di Milano a depositare una denuncia per istigazione a delinquere presso la Procura. Piantedosi, rispondendo a interrogazioni di Forza Italia e Lega, ha confermato: “Le esternazioni di Hannoun sono monitorate, e se i presupposti ci sono, procederemo con espulsione”. Eppure, questo non basta a tranquillizzare: Hannoun, già colpito da foglio di via da Milano per apologia di violenza contro ebrei, continua a organizzare piazze e a intrecciare alleanze con la sinistra italiana, inclusi eventi frequentati da Jarban e dal suo vice Sulaiman Hijazi, che il 7 ottobre “ringraziava Dio” per l’eccidio.
Il legame tra Jarban e questa rete non è casuale. Il candidato M5S, sostenuto da Rifondazione Comunista in quota al centrosinistra di Antonio Decaro, ha partecipato a eventi con Hijazi e ha amplificato le manifestazioni di Hannoun, inclusa quella del 30 giugno a Genova. “Tutte le strade portano a Hannoun”, titola un’inchiesta de *Il Tempo*, rivelando come un candidato regionale – geograficamente lontano da Milano – finisca per orbitare attorno a un giro di estremisti filo-Hamas. Jarban non si limita a questo: nei suoi post attacca gli ebrei, insulta la senatrice Liliana Segre e persino Matteo Renzi, alleato del centrosinistra. “Morte ai bastardi sionisti”, scriveva in un messaggio, e sul suo manifesto elettorale campeggia “Per lo Stato di Palestina contro tutte le guerre” – un grido che, in bocca a chi condivide contenuti di Albanese (relatrice ONU accusata di antisemitismo), suona come un endorsement all’annientamento di Israele.
La reazione non si è fatta attendere, ma è timida da parte della sinistra. Rossano Sasso, deputato leghista barese, ha tuonato: “È blasfemia! Decaro e il M5S candidano chi offende la fede cristiana e attacca gli ebrei. Vergogna!”. Maurizio Gasparri ha interrogato Piantedosi in Senato: “Perché le sinistre proteggono Hannoun, che fa apologia del terrorismo?”. Matteo Salvini ha chiesto l’espulsione immediata: “Va cacciato dal nostro Paese”. Eppure, dal M5S e dal PD silenzio assordante. Giuseppe Conte, leader grillino, non ha speso una parola, mentre Rifondazione Comunista – che ha piazzato Jarban in lista – difende la “causa palestinese” come se non puzzasse di radicalismo.
Questo caso non è isolato. Ricordate Souzan Fatayer, la “napoletana palestinese” di AVS in Campania, che rimpiangeva Hitler? O le centinaia di espulsioni ordinate da Piantedosi per motivi di sicurezza – 210 solo dall’insediamento del governo – contro predicatori radicali? L’infiltrazione è sistematica: moschee, associazioni “benefiche” e ora liste elettorali diventano canali per importare l’odio islamico in Italia. Hannoun, con i suoi legami a Khaled Meshaal e Ismail Haniyeh, non è un lupo solitario; dirige una rete che usa le piazze italiane per reclutare e finanziare il terrore, e ora si appoggia a partiti come il M5S per legittimarsi.
L’allarme è rosso: se un candidato regionale può oltraggiare i nostri simboli sacri e stringere mani con indagati per terrorismo, cosa succederà nei Palazzi romani? L’Italia non può permettersi di essere complice di questa deriva. Chiediamo al M5S di ritirare Jarban immediatamente, a Piantedosi di accelerare l’espulsione di Hannoun, e a tutti i partiti di un patto anti-estremismo: basta con le alleanze ambigue, l’integrità della Repubblica è in gioco. Il tempo delle illusioni è finito; ora tocca agire, prima che l’ombra del radicalismo copra le nostre istituzioni.



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