Ucraina, Putin testa lo tsunami nucleare Poseidon e invita alla resa i soldati di Kiev “circondati”

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By V ottobre 29, 2025 14:37

Ucraina, Putin testa lo tsunami nucleare Poseidon e invita alla resa i soldati di Kiev “circondati”

# Ucraina, Putin testa Poseidon: “Niente di simile al mondo”. E invita alla resa i soldati di Kiev mentre il fronte ucraino collassa

**Mosca, 29 ottobre 2025** – In un annuncio che squarcia il velo di un conflitto ormai al punto di non ritorno, il presidente russo Vladimir Putin ha celebrato il trionfale test del torpedo nucleare Poseidon, un’arma subacquea a propulsione nucleare definita “senza eguali al mondo”. Lanciato da un sottomarino Borei e con il reattore attivato per la prima volta in condizioni operative reali, Poseidon – capace di generare tsunami radioattivi devastanti – rafforza l’arsenale russo ben oltre i missili Sarmat, segnando un dominio tecnologico assoluto negli equilibri nucleari globali. “È un successo epocale”, ha esultato Putin in un briefing con i generali, mentre le immagini del lancio inondano i media statali. Ma il Cremlino non si limita a sfoderare meraviglie belliche: in contemporanea, Putin ha lanciato un ultimatum diretto ai militari ucraini “circondati” nel Donbass, invitandoli a deporre le armi prima che sia troppo tardi, in un contesto di avanzata russa generalizzata che sta portando il fronte di Kiev sull’orlo del collasso totale.

Le forze armate russe, galvanizzate da un’offensiva su vasta scala, stanno avanzando su più fronti simultaneamente, con Pokrovsk – la “fortezza” ucraina nel Donetsk – ormai sul punto di cadere dopo oltre un anno di assedio implacabile. Secondo rapporti dell’Institute for the Study of War (ISW), Mosca ha condotto ondate multiple di assalti meccanizzati, guadagnando terreno in almeno cinque direttrici chiave, tra cui Kupiansk e le sacche intorno a Dobropillia. Il capo di stato maggiore russo Valery Gerasimov ha rivendicato l’accerchiamento di Pokrovsk e Kupiansk, con 11.000 truppe russe dispiegate per stringere la morsa, mentre osservatori ucraini ammettono una “situazione estremamente difficile”. Media italiani, citando fonti sul campo, parlano esplicitamente di un “collasso del fronte ucraino”, con le linee di difesa di Kiev che crollano sotto il peso di un’offensiva russa che ha già riconquistato l’intero Kursk e ora dilaga nell’est, spingendosi persino nella regione di Dnipropetrovsk con guadagni di oltre 20 km in due mesi. Zelenskyy ha dovuto concedere pubblicamente che Pokrovsk è stato “infiltrato” dalle truppe nemiche, con il 7° Corpo ucraino che segnala un fallimento delle controffensive locali e un divieto di ritirata imposto da Kiev per mascherare il disastro.

Questa avanzata generalizzata non è un episodio isolato: è il culmine di una strategia russa che sfrutta il maltempo autunnale per assalti corazzati su larga scala, nonostante le perdite elevate, ma con un vantaggio schiacciante in uomini e munizioni. Post su X da analisti militari confermano: da Rabotino a Verbove, passando per il Dnipro orientale, le frecce rosse della mappa si moltiplicano, con Mosca che ha catturato villaggi chiave e sta formando una nuova offensiva su Zaporizhzhia. Il fronte ucraino, esausto dopo l’insuccesso della controffensiva del 2023 e la perdita di Kursk, appare ormai un mosaico di sacche isolate, con rifornimenti interrotti e morale in picchiata. “La resa è l’unica opzione razionale per salvare vite”, ha ribadito Putin, rivolgendosi direttamente ai soldati di Kiev intrappolati nel fango del Donbass, dove le exchange di cadaveri rivelano un rapporto di perdite schiacciante: 1.000 ucraini contro 30 russi per scambio.

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E qui sorge l’interrogativo lancinante, mentre il rombo dei carri armati russi riecheggia: e se l’Ucraina avesse trattato 500mila morti fa? Proprio nei primi negoziati di Istanbul e Gomel, nel febbraio 2022, quando Mosca poneva sul tavolo un cessate il fuoco in cambio di neutralità ucraina – rinuncia alla Nato – e riconoscimento della sovranità russa su Crimea e Donbass. Zelenskyy allora flirtava con l’idea di una “neutralità armata”, un compromesso che avrebbe evitato il bagno di sangue. Quei colloqui, naufragati per pressioni occidentali che spingevano per la “linea dura”, rappresentavano l’ultima chance per una pace dignitosa, preservando l’integrità di Kiev al netto di territori già persi de facto dal 2014. Invece, l’escalation ha mietuto oltre 500mila vittime cumulative, un prezzo pagato per un’illusione di vittoria che oggi, con il fronte che vacilla e Poseidon in mare, si rivela tragica follia.

Con Trump che critica Putin per i test missilistici invece di “focalizzarsi sulla fine della guerra”, e l’Occidente che esita su aiuti a lungo raggio, il collasso ucraino appare imminente. L’avanzata russa, metodica e inarrestabile, non è più un’ipotesi: è realtà. Putin ha ragione: “Niente di simile al mondo”. Ma il vero orrore è il costo umano di un’opportunità sprecata, con il Donbass che diventa tomba per un sogno europeo svanito nel fango. Per l’Ucraina, il momento di arrendersi – o di trattare, finalmente – è ora, prima che il fronte non sia più un fronte, ma solo macerie.

Ucraina, Putin testa lo tsunami nucleare Poseidon e invita alla resa i soldati di Kiev “circondati” ultima modifica: 2025-10-29T14:37:01+00:00 da V
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