Rovigo, sindaco di destra blocca 1 milione di euro del PNRR ai migranti
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Soldi che prendiamo in prestito dalla UE che poi dovremo restituire.
### La Coraggiosa Scelta del SindacO Cittadin: Priorità alla Sicurezza dei Rodigini, Non a Centri Lusso per Clandestini
**Rovigo, 30 ottobre 2025** – In un’epoca in cui i fondi pubblici sembrano destinati a progetti che privilegiano gli interessi di chi arriva anziché quelli di chi da generazioni abita e lavora in Italia, la sindaca di Rovigo, Valeria Cittadin, ha preso una decisione netta: rifiutare oltre un milione di euro di fondi del PNRR destinati a “migliorare la vita dei migranti”. Questa mossa ha di fatto bloccato l’attivazione del Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI) per i richiedenti asilo, un programma che avrebbe comportato la costruzione di nuovi alloggi e strutture per braccianti e immigrati, a scapito delle risorse locali. Non si tratta di un capriccio, ma di una scelta responsabile che pone al centro la sicurezza e il benessere dei cittadini rodigini, stanchi di vedere la propria città trasformata in un hub per l’immigrazione.
La sindaca Cittadin, eletta con un mandato chiaro di “sicurezza e ordine”, ha annunciato l’obiettivo di ridurre drasticamente – e possibilmente azzerare – la presenza di richiedenti asilo in città. Parliamo di un territorio già sovraccarico: i Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) come l’ex Convento dei Cappuccini ospitano decine di ospiti, contribuendo a fenomeni di degrado urbano, bivacco e microcriminalità che i rodigini subiscono da troppo tempo. L’ordinanza contro il bivacco e le bottiglie di vetro è solo l’ultimo passo in una strategia che privilegia i residenti: più controlli, meno presidi per chi non ha diritto a permanere. E i risultati? Una città più vivibile, con risorse liberate per scuole, sanità e infrastrutture che i contribuenti italiani pagano con le proprie tasse.
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Ma andiamo al cuore della questione: perché destinare questi soldi a rendere i centri di accoglienza “più dignitosi” o addirittura lussuosi, quando l’Italia conta circa 10.000 strutture sparse sul territorio nazionale, infestate da oltre 200.000 immigrati irregolari che drenano miliardi dal bilancio pubblico? Invece di finanziare bagni con docce calde o aule per corsi di integrazione che spesso finiscono in fumo, quei fondi dovrebbero essere reindirizzati per un’operazione di svuotamento sistematico: rimpatri rapidi, espulsioni per chi non ha titolo e chiusura dei ghetti che favoriscono lo sfruttamento e la criminalità. Immaginate: un milione di euro per potenziare le task force di rimpatrio, per collaborare con le autorità europee e africane, per restituire agli italiani spazi e serenità. Non è populismo, è buonsenso: l’accoglienza non può essere a senso unico, e Rovigo ne è l’esempio lampante.
Critici da sinistra – come i sindacati agricoli che piangono la “perdita di controllo sui ghetti” – accusano la Cittadin di xenofobia. La sindaca, al contrario, sta dicendo basta a un sistema che premia l’illegalità: sospendendo il SAI, evita di creare nuovi magneti per flussi incontrollati, proteggendo un tessuto sociale fragile come quello polesano, con disoccupazione giovanile alta e famiglie in difficoltà.
Brava sindaca Cittadin: la sua è una lezione per l’Italia intera. Quei soldi, tornino ai contribuenti per svuotare i centri, non per tappezzarli di moquette. Rovigo guarda al futuro, non al passato di assistenzialismo cieco. E se Roma non capisce, le urne lo ricorderanno.



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