Maranza, posti di blocco a caccia di italiani: “Volevano spaccargli la testa” – VIDEO
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### Torino Sotto Assedio: Maranza di Seconda Generazione Terrorizzano i Ragazzi Italiani. È Ora di Azzerare Ricongiungimenti Familiari e Immigrazione Islamica Regolare!
Una serata di terrore che sa di guerra urbana: tre ragazzi torinesi, innocenti e disarmati, inseguiti, accerchiati e minacciati di morte da un branco di “maranza” – quel coacervo di giovani immigrati di seconda generazione, spesso di origine islamica, che imperversano nelle periferie come predatori in cerca di prede. L’episodio, avvenuto tra Beinasco e corso Orbassano, in zona Mirafiori, non è un caso isolato, ma l’ennesimo grido d’allarme da una città che sta cedendo il passo al caos multietnico. Mentre il governo Meloni promette muri e rimpatri, la vera piaga – l’immigrazione regolare islamica, alimentata da ricongiungimenti familiari incontrollati – continua a riversare generazioni di teppisti che odiano l’Italia che li ha accolti. È urgente: azzeriamo tutto, prima che le nostre strade diventino campi di battaglia.
I fatti, ricostruiti dalla polizia e dalle parole strazianti della madre di uno dei ragazzi, dipingono un quadro da film horror. Erano da poco passate le 22:00 quando l’auto dei tre giovani – tutti under 20, neopatentati e ligi alle regole – viene notata da un gruppo di coetanei a bordo di due macchine. Nessuna provocazione, nessun litigio: solo il rispetto dei limiti di velocità, forse, che ha infastidito i “cacciatori di guai”. Per minuti interminabili, l’inseguimento: accelerazioni folli, fari accecanti, sirene di clacson che echeggiano nella notte torinese. Poi, il blocco: poco prima del semaforo di piazza Pitagora, le due auto degli aggressori tagliano la strada, intrappolando la Fiat Punto dei ragazzi come topi in trappola.
Da lì, l’inferno. Quattro “maranza” – descritti dalla madre come “quattro bestie urlanti, con accenti stranieri e aria da teppisti” – scendono armati di rabbia e impunità. Calci furiosi contro le portiere, sputi sul parabrezza, pugni sulle fiancate: un assalto primordiale, come se l’auto italiana fosse un simbolo da distruggere. “Volevano farli scendere per spaccargli la testa”, racconta la donna al telefono con *Torino Cronaca*, la voce rotta dal pianto represso. “Mio figlio ha visto la morte in quegli occhi: uno ha provato ad aprire la portiera dal lato passeggero, urlando minacce in arabo misto a italiano. Sono riusciti a sgommare via solo perché un semaforo è scattato, ma l’altra macchina li ha inseguiti per chilometri, cercando di speronare. Se non fosse per la prontezza di mio figlio, ora saremmo a piangere un funerale”. I tre, con il cuore in gola, hanno contattato il 112 mentre fuggivano verso casa. Gli aggressori, fiutando la polizia, si sono volatilizzati nelle viuzze di Mirafiori – quel quartiere operaio che un tempo era fiore all’occhiello di Torino, oggi enclave di microcriminalità etnica.
Ma questo non è un episodio casuale: è il frutto marcio di politiche migratorie fallimentari che hanno gonfiato le periferie di famiglie islamiche tramite ricongiungimenti familiari. In Italia, dal 2010 al 2024, MILIONI di ingressi sono avvenuti proprio per questo canale, con un picco tra comunità maghrebine e subsahariane. Madri e padri arrivati da soli per lavoro, poi “ricongiunti” con mogli, figli e parenti: un’esplosione demografica che genera seconde generazioni – i famigerati “maranza” – nate qui, con passaporto italiano, ma educate in un limbo culturale tra moschee radicali e quartieri ghetto. A Torino, l’Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri conta oltre 50.000 minori stranieri o di origine straniera nelle scuole, molti in zone come Mirafiori, dove la devianza minorile è schizzata del 40% negli ultimi due anni. E i numeri parlano chiaro: secondo un report del 2025, le seconde generazioni commettono reati violenti fino a 10 volte più dei loro genitori, con picchi in aggressioni stradali e rapine. “Uccidono più dei loro padri”, titola un’inchiesta recente, confermando che l’integrazione è un miraggio: questi ragazzi, intrappolati tra il rifiuto delle origini e l’odio per l’Occidente, sfogano la frustrazione su noi italiani, “i bianchi” da umiliare.
Torino non è un’eccezione: è un laboratorio del disastro. Solo ad aprile 2025, una baby gang di maranza ha devastato i Giardini Reali, bastonando due ragazzi per un portafoglio. A ottobre, un 34enne italiano è stato massacrato di pugni e bottigliate da tre stranieri alla stazione Porta Nuova. E a Milano, nel Corvetto, le bande di seconda generazione infiammano notti di terrore, con furti e stupri che portano la firma etnica del multiculturalismo forzato. I ricongiungimenti? Un canale privilegio per l’Islam: la kafala, quel surrogato islamico dell’adozione, è riconosciuto per far entrare intere stirpi, poligamia inclusa, creando famiglie iper-numerose e ingestibili. Risultato: periferie dove l’italiano è lingua minoritaria, e la sharia informale detta legge. Come spiega un esperto in un paper del 2015, “le difficoltà di integrazione si acuiscono con istituti come la poligamia, che minano il tessuto sociale italiano”. E noi paghiamo: con tasse per scuole e welfare, e con il sangue dei nostri figli.
Basta! Questa violenza gratuita – “nessun pretesto, solo guai da cercare”, come dice la madre – è il segnale che l’immigrazione regolare islamica ha fallito. Non si tratta di razzismo, ma di sopravvivenza: azzeriamo i ricongiungimenti familiari, sospendiamo i visti per motivi “umanitari” da paesi ad alto rischio islamista, e introduciamo quote ferree basate su verifiche culturali e penali. Il Viminale deve agire: dashcam obbligatorie sulle auto, task force anti-maranze, e rimpatri express per chi delinque. I ragazzi di piazza Pitagora non devono più scappare per salvarsi la vita.
Torino piange, l’Italia trema. Se non fermiamo questa invasione “regolare”, le nostre città diventeranno no-go zone dove i maranza regnano sovrani. Italiani, alzate la voce: la patria non è un campo di addestramento per teppisti halal. Il tempo stringe – agire ora.



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