Il fondatore delle Brigate Rosse vuole arruolare i maranza
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# Allarme Rosso a Milano: la Sinistra Estrema Saldatura con i Maranza, da Curcio alla Rivoluzione Armata
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Milano, la città ferita dagli anni di piombo, trema di nuovo sotto il peso di un passato che non vuole morire. L’articolo di Massimo Sanvito su *Libero Quotidiano*, che denuncia l’ospitalità concessa a Renato Curcio – il fondatore delle Brigate Rosse, mai pentito, con 28 anni di carcere per mandanti di omicidi e sovversione armata – al centro sociale Lambretta, non è solo una cronaca indignata. È un campanello d’allarme, un j’accuse che squarcia il velo su una pericolosa alleanza: la saldatura tra l’estrema sinistra eversiva e gli immigrati di seconda generazione, i cosiddetti “maranza”, quei giovani bande di origine straniera che seminano terrore nelle periferie con rapine, spaccio e violenza gratuita.
Già vista nelle proteste pro-Palestina, dove folle di “attivisti” – spesso maranza radicalizzati – hanno devastato la Stazione Centrale di Milano il 22 settembre scorso, in nome di uno “sciopero generale per Gaza” indetto da sindacati autonomi. Quattro fermati, militanti del Lambretta stesso, rilasciati subito: un impunità che puzza di complicità istituzionale. E ora, eccolo lì, il terrorista rosso per eccellenza, Curcio, 84 anni suonati, invitato come guest star in uno spazio pubblico assegnato direttamente dal Comune di Milano senza bando. Presenta *Neanche un filo d’erba*, un libro co-scritto con Paolo Bellati che non è mera riflessione storica: è un manifesto per la “rivoluzione carceraria”. Curcio, dal suo pulpito antagonista, propone nientemeno che la chiusura delle carceri minorili. Ladri, spacciatori, stupratori: liberi tutti, perché il sistema è “repressivo”. E chi sono i beneficiari di questa “alternativa rivoluzionaria”? Proprio le baby gang, quei branchi di maranza che terrorizzano le nostre strade, figli di immigrati di seconda generazione che l’estrema sinistra vede non come problema da risolvere, ma come avanguardia proletaria da arruolare.
È questa la saldatura che deve allarmarci: non un’alleanza casuale, ma un piano cinico e premeditato. L’estrema sinistra, orfana delle fabbriche e dei cortei operai, ha trovato nei maranza il suo nuovo “esercito”. Giovani disillusi, emarginati dal multiculturalismo fallito, facili da radicalizzare con discorsi su “giustizia sociale” e “resistenza anticapitalista”. Lo abbiamo visto nelle strade di Milano durante le manifestazioni pro-Pal: urla contro “l’Occidente sionista”, vetrine in frantumi, auto date alle fiamme, e dietro la coreografia, i centri sociali come Lambretta a orchestrare il caos. Curcio non è un relitto del passato; è il mentore ideologico che legittima questa deriva. Nel suo libro, critica feroce alle carceri minorili proprio mentre le baby gang – spesso maranza di origine nordafricana o sudamericana – tornano a colpire: omicidi per un grammo di coca, stupri di gruppo, estorsioni. “Superamento delle carceri”, dice lui. Traduzione: impunità per i soldati della rivoluzione armata che verrà.
E il Comune di Milano? Silenzio assordante. Assegna spazi pubblici a questi covi di sovversivi senza un sussulto. Il Lambretta, con le sue “finalità” di “confronto sociale” e “alleanze nuove”, è il laboratorio perfetto: qui si stimola la “memoria storica” (leggi: glorificazione del terrorismo rosso), qui si finanzia la cena sociale il cui ricavato va ai “compagni” che hanno saccheggiato la stazione per Gaza. Curcio come ciliegina su una torta avvelenata, scrive Sanvito con parole che echeggiano il dolore di una città massacrata dalle BR: Aldo Moro rapito e ucciso, Calabresi ammazzato, decine di morti per “la causa”. Milano, che più di tutte ha pagato il prezzo del terrore rosso, non può digerire questo sfregio. Eppure, lo subisce, tra le mura di tutti i cittadini, nel vuoto pneumatico di un’amministrazione che flirta con l’antagonismo per non perdere il voto della “sinistra progressista”.
Basta! Questa non è libertà di espressione, è un’insidia alla democrazia. La sinistra estrema, da Curcio ai centri sociali, sta tessendo una rete: reclutare i maranza come carne da cannone per una “rivoluzione” che profuma di piombo e sangue. Immigrati di seconda generazione, intrappolati in ghetti di rabbia e assistenzialismo, diventano pedine in un gioco eversivo. Le proteste pro-Pal non erano spontanee: erano il banco di prova, il reclutamento di massa. Ora, con Curcio a benedire la liberazione dei baby criminali, il piano si palesa. È ora di reagire: revocare concessioni comunali, indagare sui finanziamenti opachi, educare i giovani immigrati su come tornare a casa propria.
Non lo sarà mai più. Svegliamoci prima che il rosso torni a tingere le nostre strade non di bandiere, ma di terrore.



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