Turista massacrato da maranza davanti ai poliziotti: “Non possiamo fare niente”
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# Palermo, la notte del terrore: turista ceco massacrato da “maranza” sotto gli occhi inertii della polizia
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Un incubo a cielo aperto nel cuore di Palermo: Maroš Dufala, studente ceco di 21 anni in vacanza, viene pestato e rapinato in piazza Sant’Anna alle 2.30 del mattino tra l’8 e il 9 novembre, proprio davanti a due pattuglie di polizia che assistono impassibili. L’articolo che denuncia l’accaduto dipinge un quadro desolante: il giovane, frapponendosi per difendere l’amica da un ladro che le strappa il telefono, incassa pugni, calci e un naso spaccato, mentre il suo aggressore – una “maranza” locale, uno di quei teppisti urbani che infestano le notti siciliane – gli porta via la borsa e scappa indisturbato. Il paradosso? Sei agenti a pochi metri, che “chiacchierano e fumano” invece di intervenire, limitati da ordini di servizio che li inchiodano al presidio. Un testimone oculare, Mauro Lo Iacono, lo conferma: “L’aggressore correva troppo veloce per essere preso”, dicono gli agenti, mentre il sangue del ragazzo inzuppa le basole.
«Mi hanno visto sanguinare e inseguire l’uomo senza muoversi. Mi sono avvicinato per chiedere aiuto e si sono offerti di chiamare un’ambulanza, poi sono rimasti a chiacchierare e fumare». A soccorrerlo sono stati dei passanti, tra cui Mauro Lo Iacono, un residente: «Grondava sangue, siamo andati subito — racconta — i sei poliziotti presenti, che non hanno fatto assolutamente niente, dicevano che l’aggressore correva troppo veloce per essere preso». Lo studente è stato indirizzato in questura con una frase scoraggiante: «Mi hanno detto che sarebbe stato inutile», ricorda Maroš.
«Non possono muoversi, è vero», conferma l’ufficio stampa dei carabinieri, spiegando che gli ordini di servizio impediscono alle pattuglie di abbandonare il presidio. Limitazione che, secondo i residenti, è nota a chi scippa, molesta e provoca. Lo spiega Salvo Morello, sommelier, che tornando dal lavoro in monopattino è stato accerchiato da quattro ragazzini. «Gridavano parolacce a caso e facevano gestacci con le volanti a pochi metri. Si sono presi gioco di me e degli agenti», racconta. Percorreva via Roma verso via Cavour quando il gruppo lo ha accerchiato: «Credevo che vedendo la polizia smettessero, invece mi hanno colpito alla nuca per proseguire indisturbati, schiamazzando».
Non è solo un’aggressione, è il simbolo di una Palermo in ostaggio: zone rosse e maxi-operazioni – 660 identificati in tre giorni la scorsa settimana – che non bastano a domare il caos. Motorini elettrici illegali sfrecciano, rapine e molestie dilagano, e la “maranza” – spesso reclute di microcriminalità con radici immigrate o emarginate – sa di poter agire impunemente. Lo racconta Salvo Morello, sommelier accerchiato da quattro maranza in via Roma: insulti, gestacci e un colpo alla nuca sotto gli occhi di volanti immobili, che non allarmano nemmeno via radio. “Mi rifiuto di abituarmi a questo caos”, tuona lui, e ha ragione: la sensazione di impotenza è diffusa, i turisti fuggono, i residenti si barricano.
Basta con questa tolleranza verso il degrado! L’episodio di Maroš – con il suo post ironico “Palermo treats me well” su un fazzoletto insanguinato – grida vendetta: chiediamo pattuglie libere di muoversi, pene certe per i recidivi e rimpatri per i delinquenti stranieri che alimentano queste bande. Palermo non è un set da film noir: è una perla da difendere. Solidarietà al ragazzo ceco, vittima di una città tradita da chi dovrebbe difenderla. Riappropriamoci delle notti, prima che il sangue diventi la norma.



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