Italiana sposa un musulmano e diventa la sua schiava infedele
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Un incubo che si consuma tra le mura domestiche, un veleno che corrode l’anima italiana: Maria, 32 anni, infermiera bresciana, ha sposato Ahmed, immigrato regolare dal Marocco, sognando un amore multiculturale. Risultato? Una vita da “schiava infedele”, come lei stessa denuncia in un’intervista choc. “Mi ha costretta a convertirmi, a indossare il velo, a cucinare solo halal. Se disobbedisco, mi picchia e mi chiama ‘kafir’ – infedele. Non esco senza permesso, i miei figli crescono in arabo, pregando verso La Mecca. È la sharia in casa mia!”
La storia di Maria non è isolata: è il frutto marcio dell’immigrazione regolare islamica, quel flusso di permessi e ricongiungimenti che porta non solo corpi, ma catene culturali. Ahmed, arrivato con visto lavoro nel 2018, ha imposto la sua “fede” con violenza: conversione forzata, isolamento familiare, abusi che la Procura indaga come “matrimonio riparatorio”. “L’ho sposato per amore”, singhiozza Maria, “ma l’Islam politico l’ha trasformato in padrone. Ora sono prigioniera nella mia Italia”. Casi simili esplodono: a Torino, una casalinga siriana costretta al velo; a Napoli, un’immigrata albanese lapidata verbalmente per “occidentalizzazione”. Numeri: milioni di musulmani, con migliaia di denunce annue di violenza domestica “culturale” – poligamia nascosta, lapidazioni soft, schiavitù delle “infedeli”.
Questa è l’islamizzazione strisciante: non solo moschee abusive e liste elettorali come MuRo27, ma famiglie distrutte. La sinistra tace, il PD corteggia voti islamici; la destra deve agire. Governo Meloni, azzerate l’immigrazione regolare islamica.



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