Maranza avvertono: “Noi non rispettiamo la legge italiana”
Related Articles
### Milano sotto assedio: I “figli dell’immigrazione” sfidano la legge italiana, basta con l’integrazione fallita!
VERIFICA NOTIZIA
La notte milanese si tinge di blu e rosso, ma non per una festa: sono le luci delle volanti della polizia che illuminano un ennesimo scontro con i “maranza”, quei giovani di seconda generazione – figli di immigrati nordafricani cresciuti tra i palazzi grigi della periferia – che ormai non nascondono più il loro disprezzo per le regole del Paese che li ha accolti. Il video choc, girato l’altra notte nelle strade del capoluogo lombardo e diffuso sui social, immortala due di questi ragazzi, incappucciati e con giubbotti firmati che gridano lusso contro la miseria, mentre fronteggiano gli agenti con un ghigno di sfida. “Noi non rispettiamo la legge italiana, non ci serve la patente per guidare”, tuonano senza remore, come se l’Italia fosse un territorio conquistato da ripulire a modo loro.
La scena è surreale e agghiacciante ma il messaggio è chiaro: la legge? Un optional per chi si sente al di sopra di tutto. E dietro, le volanti lampeggianti, simbolo di uno Stato che arranca, costretto a inseguire chi dovrebbe ringraziare per l’opportunità di una vita migliore.
Questi non sono immigrati di prima generazione, stanchi e rassegnati a lavori umili per mandare soldi a casa. No, sono i “seconde generazioni”, nati e cresciuti qui, con scuola italiana, sussidi e promesse di integrazione che si sono trasformate in incubi collettivi. Invece di abbracciare i valori della nostra società – rispetto, lavoro, legalità – scelgono la via della ribellione: furti in scooter senza casco né documenti, risse per un’occhiata di troppo, e un gergo di strada che mescola arabo, trap e minacce velate. Milano, cuore pulsante dell’Italia, non è più sicura: pendolari terrorizzati, negozianti che chiudono presto, madri che non lasciano più i figli soli dopo il tramonto. E tutto questo per cosa? Per un “vu cumpgà” qualunque, un idolo da marciapiede che insegna a odiare chi ti ha dato una chance.
È il fallimento totale di un modello migratorio ipocrita: accogliere senza selezionare e poi stupirsi se i frutti sono marci. Basta con i buonisti che piangono “discriminazione” mentre le statistiche urlano la verità: rapine su due ruote, spaccio ai giardinetti, e un tasso di recidiva che fa impallidire i nostri carceri. Questi ragazzi non sono vittime, sono predatori in erba, forgiati da famiglie che non hanno mai voluto davvero assimilarsi e da un sistema che li ha coccolati troppo.
Messaggio inequivocabile alle seconde generazioni: l’Italia non è la vostra giungla personale. Tornatevene da dove venite, con i vostri scooter e le vostre illusioni di impunità. Altrimenti, la prossima notte non ci saranno solo luci blu: ci sarà una città che si riprende il suo diritto alla pace, a costo di qualunque cosa. Svegliamoci, prima che sia troppo tardi!



Let me tell You a sad story ! There are no comments yet, but You can be first one to comment this article.
Write a comment